InvecchiatIGP | Teran 2002 Beniamino Zidarich: dalla roccia un rosso impensabile
![Teran 2002 Beniamino Zidarch](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2022/09/Teran-2002-Beniamino-Zidarch-e1662359382871.jpg)
Teran 2002 Beniamino Zidarch
di Carlo Macchi
Ci sono bottiglie che segnano momenti particolari e questa magnum di Terrano di Beniamino Zidarich ne incarna uno preciso.
Siamo all’inizio del nuovo millennio e Benjamin, persona di una dolcezza e disponibilità uniche, aveva da poco fatto il grande passo, quello di lasciare il posto fisso in fabbrica per dedicarsi definitivamente alla sua, allora microscopica, cantina sul Carso.
![Zidarich Beniamino](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2022/09/Zidarich-Beniamino.jpg)
Zidarich Beniamino
Una volta presa la decisione però le cose si erano mosse in fretta e ricordo ancora lo stupore con cui mi affacciai sul “buco”, che sarebbe diventato la sua attuale cantina. Bisogna sottolineare una cosa: in Carso la terra è un dono celeste e, se va bene scavando ne hai 50 centimetri: poi è tutta roccia e quel buco quasi quadrato non era scavato solo nella roccia ma nel coraggio di un ragazzo che aveva scelto la sua strada e vi aveva messo tutto se stesso, anche e soprattutto dal punto di vista finanziario.
Si dice che la fortuna sia cieca ma la sfiga ci veda benissimo e quindi ecco arrivare una vendemmia come la 2002: fredda, piovosa, difficilissima, specie per un vitigno/vino particolare come il Terrano.
I miei amici triestini mi hanno sempre detto che il Terrano in passato era un vino che doveva essere bevuto in quattro persone: due ti tenevano fermo e uno ti infilava il vino in gola. In effetti quest’uva è della famiglia dei Refosco e da questa varietà, complice anche la roccia carsica, ha sviluppato l’acidità, in certi casi quasi insostenibile. Ma se l’acidità era (ed è) il suo “pregio” la mancanza o quasi di tannini era il suo cruccio e da molti questo vino è sempre stato considerato, nella migliore delle ipotesi, un rosso da bersi giovane.
![Teran 2002 Beniamino Zidarch](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2022/09/2-Teran-2002-Beniamino-Zidarch.jpg)
Teran 2002 Beniamino Zidarch
Quindi ricapitoliamo: un Terrano (vino da bersi giovane) di un’annata difficilissima per i rossi.
Mentre mi giro la bottiglia tra le mani noto due cose: la retroetichetta è quella di una bottiglia bordolese (probabilmente anche l’etichetta, ma allora Beniamino di magnum ne faceva pochissime e questa è stato un regalo) e il vino arriva a malapena a 11.5°. A questo punto non posso non stapparla, anche perché davanti a me ho nientepopòdimenoche Burton Anderson, anche lui incuriosito da questo vino e dalla sua storia.
Anche se avevo e ho grande fiducia nei vini di Beniamino mi aspettavo, nella migliore delle ipotesi, un rosso piuttosto stanco che, attaccato alla sua acidità, stesse tramontando con onore. Invece…
![Teran 2002 Beniamino Zidarch](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2022/09/3-Teran-2002-Beniamino-Zidarch.jpg)
Teran 2002 Beniamino Zidarch
Un bel rubino, brillante anche se non intenso, mi ha fatto capire subito che il vino non accettava impunemente i 20 anni e la vendemmia sfigata.
Addirittura contrattacca al naso con, accanto a note di terra, funghi e erbe officinali, chiare note di lampone e ciliegia. Naso ancora integro e complesso quindi, ma è in bocca che il vino sorprende tutti, non solo grazie a un’acidità modulata e stimolante ma anche appoggiandosi a una tannicità spargola e suadente che rende il sorso equilibrato e molto lungo. Lo beviamo e lo ribeviamo con piacere accanto a un menù che, partendo dai crostini e arrivando al cinghiale in umido, più toscano non si può
A distanza di venti anni non posso che dire “Grazie Beniamino!”