Coronavirus e vino. Parla Antonio Rallo presidente doc Sicilia
di Adele Elisabetta Granieri
Qual è la situazione delle vostre aziende?
La situazione attuale è estremamente diversificata: ci sono aziende che vivono esclusivamente di HoReCa e chi invece vende quasi tutto in Off-trade e GDO, di conseguenza, risultati agli antipodi tra chi perde anche il 90% del fatturato e chi riesce anche a riscontrare una performance positiva rispetto all’anno scorso. C’è da dire che la filiera del vino siciliano nel complesso sta risentendo della crisi. Nei prossimi mesi valuteremo le perdite effettive di consumi dovute alla chiusura delle attività ristorative, tenendo conto che la filiera del vino italiano in questo periodo attesta le proprie perdite di fatturato a circa 300-350 milioni di euro al mese.
Quanto conta il canale HoReCa per le vendite dei vostri vini?
Sicuramente un buon 35% dei nostri vini. Quota che concorre a generare molto più del 35% del fatturato complessivo.
Quanto conta l’export per il vostro comparto vitivinicolo?
Siamo una filiera che vende tantissimo all’estero – l’export si attesta mediamente intorno al 56%.
Come si stanno comportando i mercati esteri nei confronti dei vostri prodotti?
La GDO estera sta continuando a comprare i nostri vini. Considerando che le tempistiche di riapertura del settore HoReCa saranno diverse da nazione a nazione, contiamo che proprio l’export faccia da volano per la ripartenza.
Quali sono le strategie che state mettendo in atto a sostegno delle aziende?
Stiamo lavorando assieme all’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana per rimodulare le misure OCM vino e Psr. Abbiamo chiesto la proroga della scadenza dei bandi per l’utilizzo del Piano Nazionale di Sostegno per far fronte agli investimenti per rinnovare i nostri vigneti e le nostre cantine, tenendo conto della chiusura dei cantieri del settore edile e dei ritardi nelle consegne dei macchinari, delle barbatelle da piantare, solo per fare qualche esempio. C’è chi ha dovuto posticipare l’impianto dei nuovi vigneti all’anno prossimo, considerando che qui in Sicilia da maggio in poi le condizioni climatiche non consentono la sopravvivenza di un vigneto appena piantato.
Rese ridotte, distillazione… quali misure prenderete per fronteggiare la crisi?
Tenendo conto del calo dei consumi che abbiamo attualmente e che avremo per tutto il mese di maggio, e considerando che la ripresa sarà graduale, il Consorzio ha convocato più consigli di amministrazione per verificare i diversi fabbisogni dell’intera filiera e cercare le proposte più idonee da formulare all’amministrazione regionale e alle associazioni a cui la Doc Sicilia partecipa.
Siamo consci che la distillazione sia una delle misure più valide per ridurre il volume di vino immesso sul mercato e pensiamo che possa essere utile anche per migliorare la qualità dei vini siciliani destinati al commercio nei prossimi mesi. La distillazione non potrà limitarsi solo ai vini da tavola, che rappresentano una realtà marginale per la filiera siciliana, ma dovrà essere messa in atto – ad un prezzo ovviamente differenziato – anche per i vini Igt e Doc: questo permetterà ai viticoltori di raggiungere un reddito minimo per poter sopravvivere. Per quanto riguarda le rese ridotte, ci sembra che la proposta di Federdoc e di Coldiretti centri molto bene la situazione, anche se in Sicilia non è di facile attuazione considerando che la filiera è caratterizzata da numerose cantine sociali. Riteniamo che la cosiddetta “vendemmia verde” sia una soluzione mirata e concreta, che consideriamo di attuare solo per alcune varietà a bacca bianca, che risentiranno particolarmente del calo dei consumi nel periodo estivo. Per i vini rossi, analizzando il trend eccezionalmente positivo degli anni precedenti, riteniamo che l’equilibrio tra domanda e offerta possa essere raggiunto anche quest’anno.