Il Sagrantino di Antonelli: 12 Annate di Chiusa di Pannone
di Antonio Di Spirito
L’Azienda Antonelli San Marco si trova a Montefalco in località San Marco (ci sono documenti medievali a testimonianza che “San Marco de Corticellis” è corte agricola longobarda, in una delle aree più vocate alla coltivazione della vite e dell’olivo) e possiede 190 ettari in un corpo unico, dei quali 60 sono destinati a vigneto, 13 ad uliveto, una quota riservata all’allevamento allo stato brado di suini ed il resto a cereali e bosco.
Già proprietà del Vescovo di Spoleto per oltre 6 secoli, fu acquistata nel 1883 da Francesco Antonelli, un avvocato di Spoleto e subito ammodernata. Nei documenti aziendali del 1889, con i quali si pianificava e progettava l’avvio dell’azienda agricola, si parla di densità di impianto dei nuovi vigneti con 5.000 piante per ettaro. Parallelamente all’ammodernamento, la nuova proprietà pose molta premura nell’evitare una vita di stenti, anzi assicurando ai coloni una vita dignitosa ed agiata. E queste premure hanno certamente assicurato dedizione alla tenuta da parte dei coloni e qualità alla produzione agricola.
Dal 1979 l’azienda imbottiglia il vino prodotto. Dal 1986 è Filippo Antonelli, laureato in Scienze Agrarie, a condurre l’azienda.
Già da molti anni è stato adottato il protocollo per le coltivazioni biologiche anche in vigna; dal 2012 l’Azienda è certificata Biologica e da tre anni ha costruito una nuovissima cantina.
Un’azienda di tali dimensioni e di lunga tradizione nel territorio può raccontarsi, con uno dei suoi vini più rappresentativi, il Montefalco Sagrantino, in una verticale che va indietro di oltre 20 anni.
Due le zone adibite alla produzione del Sagrantino Monefalco DOC:
Il vigneto da cui si produce il Molino dell’Attone si trova a 400 metri d’altitudine ed è esposto ad Est; è un terreno formatosi in era miocenica di origine marina; ha composizione marnoso arenario con molto galestro.
L’altro vigneto, quello storico dell’azienda, da cui si produce un cru importante, è il Chiusa di Pannone: vigna estesa 3 ettari e settanta, impiantata nel 1995 con una densità di 5.000 ceppi per ettaro, con filari posti a 2,5 metri; le marze furono prelevate in azienda dopo un’attenta selezione massale e furono impiantate alla distanza di 80 centimetri. Inizialmente allevate a cordone speronato, sono state convertite nel tempo a Guiot. Il terreno, posto a 400 metri di altitudine, è esposto a sud; ha origini pleistocenico-alluvionale, ricco di argilla e ciottoli calcarei.
La prima annata di Sagrantino è stata la 2003, ma alcune annate (2013, 2014 e 2017) non sono state prodotte per qualità insufficiente.
La verticale qui sotto descritta prevede 12 annate selezionate a partire proprio dal 2003, per chiudere con la 2019, l’annata attualmente in commercio.
Mettere a confronto queste annate è stato veramente coraggioso da parte di Filippo Antonelli! Il periodo è piuttosto lungo e merita una contestualizzazione.
La 2003 è stata la prima annata di questo vino; le viti avevano solo otto anni: molto pochi per un sagrantino!
Proprio in quel periodo, il primo decennio del 2000, vigeva la moda dei vini “palestrati”, che si ottenevano con estrazioni importanti, venivano utilizzate barrique nuove e per lunghe maturazioni. E di queste pratiche fu “vittima” anche il sagrantino; come se ne avesse bisogno!
In questo ventennio sono cambiate molte, troppe cose; prima in cantina, poi in vigna e, per il sagrantino, è tutt’ora in atto una ulteriore evoluzione in fase di vinificazione, per “pettinare” il tannino imponente del vitigno.
L’innalzamento termico registrato progressivamente in questi ultimi anni ha determinato in maniera importante uno stravolgimento nei tempi di maturazione, anzi, di tutti i parametri vendemmiali.
Partendo da queste premesse, dopo la degustazione si possono azzardare tante considerazioni e trarre delle impressioni, soprattutto, di tendenza.
Passiamo ai vini degustati:
Chiusa di Pannone 2003
Annata non facile dal punto di vista atmosferico; in cantina arrivarono uve abbastanza sane. Dopo la pigiatura, la massa seguì una lunga macerazioni e la maturazione avvenne in barrique nuove. Il colore è cupo e, solo sull’unghia, si intuisce essere rubino. Profuma di ciliegia sotto spirito, more e fichi secchi. Al palato è un vino ancora molto tannico, fresco e concentrato; sapidità e speziatura ne allungano le tipiche caratteristiche gustative.
Chiusa di Pannone 2004
Anche la 2004 è stata un’annata piuttosto tribolata dal punto di vista atmosferico. Cupo ed impenetrabile all’aspetto, emana profumi di cardamomo e frutti neri; al sorso arriva un tannino appena polveroso; roteando il bicchiere, si concede fruttato; è asciutto, ma sapido e speziato. Una buona freschezza lo rende scorrevole.
Chiusa di Pannone 2006
Olfattiva composita con profumi di rosa, ciliegia, more, note balsamiche ed un’idea di lauro. Sorso fruttato ed asciutto; i tannini sono un po’ polverosi, ma è fresco e sapido; buona la freschezza e, in chiusura, si apprezza una piacevole speziatura.
Chiusa di Pannone 2007
L’annata calda si avverte già al naso: si apprezza la ciliegia, la cioccolata ed una nota leggera di foglia di noce; l’impatto al palato è molto fruttato, ma i tannini sono ancora importanti e potenti; comunque ha buona freschezza tanto da far apprezzare sia i sapori fruttati, che le spezie. E’ scorrevole ed ha un buon equilibrio.
Chiusa di Pannone 2008
Siamo di fronte ad un “vinone”: tutte le componenti hanno valori elevati, ma in perfetto equilibrio. Inizialmente pigro e poco espressivo, poi si apre su profumi di frutta rossa e nera e qualche refolo balsamico; il sorso è compatto e masticabile su note di frutta nera matura; il tannino è levigato ed astringente, ma la freschezza rende la beva scorrevole, fa apprezzare sapori e spezie.
Chiusa di Pannone 2009
E’ il vino più aristocratico, ha profumi di ciliegia, cardamomo ed alloro; al palato porta un tannino un po’ polveroso e sapori di cacao; poi sopravviene una decisa freschezza che lo rende scorrevole e saporito. Speziatura in chiusura e grande equilibrio.
Chiusa di Pannone 2010
Con questo vino troviamo il primo stacco dai precedenti; al naso i profumi di ciliegia, more e frutta sono molto netti ed accompagnati, ma appena percettibili, da erbe aromatiche e note balsamiche. Il sorso è saporito ed asciutto, i tannini sono potenti, ma dolci; è sapido e leggermente speziato. Molto equilibrato.
Chiusa di Pannone 2012
Quest’annata non è fra le migliori assaggiate. All’olfattiva si concede con profumi di frutta rossa e nera, accompagnati da note di cacao e balsamiche; il tannino è levigato, ma la struttura è meno poderosa; ha buoni sapori e gioca di più su note gliceriche; sapido e speziato in chiusura.
Chiusa di Pannone 2015
Annata favolosa e probabilmente il migliore della serata! I profumi di viola, frutta rossa e nera vanno a braccetto di erbe aromatiche e qualche refolo balsamico. L’impatto tannico è imponente, ma non astringente, anzi si apprezzano molto i sapori fruttati. E’ appena asciutto, ma la freschezza ravviva la beva e fa apprezzare la speziatura fine. Armonico.
Chiusa di Pannone 2016
Inizialmente pigro con note dissonanti al naso; poi risolve tutti i problemi, si distende e si concede con tanta frutta rossa e qualche nota balsamica. Al palato porta un tannino levigato; il sorso è inizialmente molto asciutto, poi l’acidità sorbisce il suo effetto e diventa sapido e saporito. In chiusura si apprezzano leggera note speziate. Ottimo equilibrio.
Chiusa di Pannone 2018
Conserva i profumi fruttati e vinosi di un vino giovanissimo, completati da ebre aromatiche e qualche nota balsamica; l’impatto tannico è deciso, ma levigato; è fresco ed ha buoni sapori fruttati e qualche nota di cioccolato; è sapido e poco speziato.
Chiusa di Pannone 2019
Eccoci all’ultima annata messa in commercio. Il colore è cupo ma vivido; profuma di viola, ciliegie e more; ma anche china, erbe aromatiche e note balsamico. Il tannino è asciutto, ma levigato; la freschezza arriva immediata ed apre ad un’ampia scala di sapori; è sapido e speziato. Armonico.
Nella seconda parte della degustazione abbiamo riscontrato tannini meno marcati; aspetto più evidente nelle ultime tre annate, nonostante le prime annate in assaggio avessero oltre quindici anni in più di bottiglia. Sicuramene le ultime annate hanno un corpo più snello ed hanno acquisito una beva più scorrevole e piacevole. Frutto sicuramente di una gestione più oculata del legno e di estrazioni più leggere.
Quando il gioco si fa duro(in questo caso il vino più tannico che ci sia)ci si rivolge sempre a chi ha almeno un po’ Di Spirito e il nostro Big Antony, senza bisogno di entrare a gamba tesa ma semplicemente passeggiando con la sua innegabile e flemmatica classe, passeggia tra questi rossi corposi deliziandoci con le sue infallibili degustazioni.Ad maiora semper da FRANCESCO