Il pic nic di Ferragosto
di Carmen Autuori
La spiaggia è sicuramente luogo di relax e di svago ma anche di convivialità. Cosa c’è di meglio che concludere il Ferragosto, al tramonto, con un delizioso picnic, a patto che si rispetti l’ambiente e si seguano alcune elementari regole del vivere civile se non vogliamo trasformarci, tout court, in “Patrizia, la reginetta di Baia Domizia”, diventata ormai un must per indicare signore (ma anche signori) dai comportamenti, diciamo così, sopra le righe.
In merito al pasto è meglio evitare tutto ciò che sia vistoso: allestimenti da campo, barbecue, tinozze con cocomeri galleggianti, sono da evitare come la peste. Anche in spiaggia allestire bene la tavola è una forma di rispetto verso sé stessi e verso gli altri: un pareo che funga da tovaglia, in tinta con il resto delle stoviglie che si preferiranno in materiale plastico duro, tipo plexiglass che potranno essere utilizzati in varie occasioni. Se non si può fare a meno dell’usa e getta ci si orienti, almeno, verso piatti, bicchieri e tovaglioli di carta biodegradabile, tralasciando quelli di plastica che, oltre ad essere poco eleganti alla vista, inquinano oltremodo l’ambiente. Per rendere più comodo il momento del pasto si potranno utilizzare anche delle pedane in legno su cui appoggiare vivande e stoviglie, magari completate da cuscini.
Nella nostra cultura gastronomica non c’è picnic senza la classica ed inossidabile frittata di maccheroni che però è preferibile porzionare a casa e servire avvolta da un grazioso tovagliolo. Anche la più tradizionale delle paste al forno può essere preparata in monoporzione rendendone più facile sia il trasporto che il consumo.
Stesso discorso per le altre vivande che ben si prestano ad essere consumate in spiaggia: un cous cous alle verdure, la pasta fredda, un’insalata di riso, degli sformatini di verdura preparati in stampi monodose, la mozzarella in carrozza, la nostrana fresella che può essere farcita nei modi più svariati, così come una salutare insalata di pomodori fatta a regola d’arte (ovvero con tutti gli odori) servita in piccole coppette, appagheranno sia il palato che la vista.
Certo, non c’è Ferragosto senza anguria; il problema della fetta che cola potrà essere risolto se la polpa verrà tagliata a casa, magari in piccole sfere con l’apposito attrezzo, e trasportata in un contenitore da tenere nella borsa frigo fino al momento del consumo.
Non mancheranno bibite fresche e, a tal proposito, la borsa frigo elemento seppur indispensabile, non è mai un oggetto esteticamente gradevole, per cui potrebbe essere camuffata all’interno di un grazioso cestino in vimini, stesso discorso vale per i sacchetti in cui raccogliere i rifiuti.
Il dress code è un aspetto che di solito è trascurato sulla spiaggia. Sarebbe opportuno indossare un copricostume al momento di mangiare: una maglietta per gli uomini ed un pareo per le donne può andare più che bene. Il momento del pasto è quello in cui ci si “ricompone”, sia che si pranzi sotto l’ombrellone, sia che ci si rechi al bar dello stabilimento.
Un ultimo suggerimento: per i bambini valgono le stesse regole degli adulti. Se sono bimbi che fanno i capricci, soprattutto quando a pranzare insieme sono più famiglie, meglio farli mangiare tra loro per evitare che il pranzo si trasformi in una rincorsa sulla spiaggia tra grida e pianti. Mamme agitate che inseguono i pargoli con improbabili piatti di pasta asciutta tra le mani non sono uno spettacolo propriamente rilassante, né tantomeno elegante.