Il peggiore Ferragosto della mia vita: volevano le patatine congelate, cotolette e risotti. Lettera a Giovanna Voria
Questo sfogo di Giovanna Voria, titolare dell’agriturismo Corbella nel Cilento, è un vero trattato antropologico che ci spinge ad alcune riflessioni.
di Giovanna Voria
Un Ferragosto così non mi era mai capitato in 20 anni. Altri amici mi hanno raccontato di aver vissuto la mia stessa esperienza . Già trovare personale qualificato è un’avventura. I frigoriferi potevano andare in tilt qualche giorno prima o magari dopo. Invece no: succede il 14 sera quando nessuno ti risponde perché sono chiusi per ferie. Allora dopo tante telefonate qualcuno risponde e vai a comprare un nuovo frigo alle 22. Cucini con i prodotti del territorio e delle eccellenze, l’attenzione all’ambiente e tutto il credo per il quale hai combattuto per anni. Dentro una cucina a 50 gradi perché i 6 fuochi sono sempre accesi per poter fare anche decine di paste al sugo a bambini che non mangiano che quello, e si intasa tutta la cucina. Poi arrivano persone che nonostante gli hai detto in anticipo quale è il menu ti chiedono tagliatelle ai funghi, spaghetti alle vongole, risotto ai carciofi, grappa, cocacola; e i bambini pennette, cotolette e patatine congelate che tu non hai per scelta e ti dicono che allora non hai niente. Tu che per 20 anni hai scelto di seguire uno stile di cucina della salute, coltivi e conservi i tuoi prodotti per offrirli agli ospiti, con il mangiare lento e la convivialità del Cilento, ti scoraggi e pensi che hai sbagliato tutto. Questa è gente che deve andare al ristorante, non da me. Forse la colpa è anche dei troppi agriturismi che fanno ormai da ristorante, ma troppa gente pretende cose che qui per scelta non sono state volute. Penso che il covid ha fatto parecchi danni mentali, la gente è senza educazione nè rispetto per il nostro lavoro che è fatto di giorni di festa e di cibo che può piacere o non piacere, ma che comunque per preparare ci metti impegno. Una marea di falsi intolleranti, falsi allergici, celiaci, vegani, vegetariani, bambini ecc ti rallentano il lavoro e da parte del cliente non c’è comprensione.
A cosa è servito salvare tante eccellenze se non c’è chi le mangia e non le capisce ma poi sono tutti buoni a riempirsi la bocca di grani antichi, erbe spontanee e dieta mediterranea?
Sei delusa al punto che pensi di smettere, che non hai più pazienza di essere offesa ma a fine giornata trovi la recensione dello stesso giorno di un ragazzo speciale e allora ti passa la rabbia e la delusione. I miei ospiti, quelli che mi conoscono da sempre, sono il mio motore. Grazie di esistere!
Cara Giovanna,
Hai avuto l’ingenuità, o il coraggio se preferisci, di aprire a Ferragosto alla clientela spicciola dimenticando che proprio in questo giorno, la povera umanità che tutto desidera perchè sembra a portata di mano dalla tv e dal web ma quasi nulla può avere, esprime il peggio di se. Una giornata in cui la gara a chi sputa più lontano i semini dell’anguria è una delle attività più nobili che ci si possa aspettare, con la piccola borghesia che si illude di essere uguale ai veri ricchi che si rifugiano altrove ma che non per questo sono meno ignoranti e cafoni dei poveri che li imitano.
Vedi, il tema è molto semplice: noi baby boomers siamo la cerniera fra passato e presente: prima di noi nel mangiare qualcosa ci si preoccupava di capire chi l’aveva prodotta e da dove veniva. Dopo di noi tutto ciò che non è imbustato, ben colorato con coloranti e ben conservato con conservanti, non regala fiducia nel senso comune.
Quando sento che qualcuno non mangia fegato e cervello, reni e cuore di una bestia ancora mi chiedo come sia possibile rinunciare al sapore in cambio di un anonimo filetto. Come quando sento chiedere fragole in inverno e mandarini in estate.
La Televisione e poi Internet hanno banalizzato progressivamente il messaggio in un popolo che ha letto sempre meno di tutti gli altri, vedi persone di una certa età fare i coglioni e le mosse sui reel cercando l’idiozia più pura che gli consentirà di raggiungere un milione di visualizzazioni e di colmare così il proprio vuoto spirituale e culturale premiando l’ego, i famosi cinque minuti di celebrità a cui noi tutti aspiriamo nella società moderna di massa.
La battaglia del cibo è stata persa dalla cultura del mondo rurale, ha stravinto l’industria con le sue regole senza regole, le sue morti, l’assassinio del sapore vero delle cose, quella che ha imposto la trasformazione di caseifici in sale di ospedale, che ha reputato la replicabilità e la velocità nella produzione come gli unici valori validi nella valutazione di un cibo.
Si tratta dunque di capire che il vero cibo, come la cultura, non è per tutti. E regolarsi di conseguenza.
Tu non hai sbagliato nulla, sei stata una pioniera del bello e del buono. Hai contribuito con il tuo esempio, insieme ad altri, all’affermarsi di un mercato alternativo che la grande industria cerca di combattere e di sopprimere: se esistono i ceci di Cicerale è grazie a te, altrimenti mangeremmo quelli ogm di importazioni, tutti uguali, nelle dimensioni e nel colore.
Non hai sbagliato nulla come non ha sbagliato chi, nel campo del food ma non solo, ha fatto come te: investendo sul capitale umano e dando valore aggiunto alle produzioni.
Ti sei solo trovata nella situazione di chi suona Mozart ai frequentatori ubriachi e drogati della movida, rincoglioniti dalle pasticche e dall’alcol e dalla musica tam tam ad alto volume. Insomma, ti sei trovata in un fuori contesto.
Un mio amico che fa qualità in Costiera tiene rigorosamente chiuso da anni a Ferragosto. Fai così anche tu. E’ come bannare gente molesta su Facebook: nessuna regola ti impone di sopportare l’ignoranza e la gente che si suicida mangiando i prodotti cancerogeni conservati nella plastica.
Anzi, facendo un discorso politico, hai potuto misurare l’enorme distanza che hai percorso sul terreno della qualità rispetto agli analfabeti del cibo. Perchè tu non avveleni nessuno. Vent’anni fa una Coca Cola o un piatto di patatine fritte congelate magari lo avresti pure dato per quieto vivere. Oggi no.
Il Cilento e le zone rurali dell’Italia, quelle lontane dai flussi turistici, si salveranno solo se ributteranno nelle loro città-ghetto questi animali metropolitani privi di ogni rapporto con quello che si ingozzano. Privi di educazione perché l’ignoranza, e l’arroganza con l’aggressività, sono i primi segnali della mancanza di cultura e di uno stato di malessere interno vissuto dalle persone. Questa è Gomorra.
Queste bestie avviate verso l’estinzione non possono redimersi, sono semplicemente perse. Il loro contributo alla storia dell’umanità è solo ingolfare il sistema fognario.
Il cibo è cultura, il cibo è lavoro, il cibo è studio. Non serve il consenso di chi non lo capisce, ma di quel tuo ragazzo cliente che con un semplice commento ti ha risollevato dal tuo peggiore Ferragosto della nostra vita.
Tuo Luciano
15 Commenti
I commenti sono chiusi.
Che dire: non ti curar di loro ma … continua per la tua strada. ???
Una marea di falsi intolleranti, allergici, celiaci, vegani, vegetariani, bambini ecc ti rallentano il lavoro …. complimenti belle idee medievali
Medievali antichi e perché no anche vecchi ma con la saggezza di chi ha vissuto in prima persona e sa come quest’umanità sopra descritta dove e quando andrà a sbattere FM
Giovanna non scherzare! Il tuo lavoro è stato, è e sarà preziosissimo e come dice Luciano, il ferragosto lascia perdere, riposati. Io sono anni che a Ferragosto mi godo casa, i miei genitori (92 e 86 anni) che da Milano ancora scendono a Laureana perché devono tornare a respirare Cilento almeno per un mese.
Siamo circondati dall’ignoranza è vero, ma i fiori di campo resisteranno a tutto.
Un abbraccio
Antonio
Giovanna ti capisco ed hai perfettamente ragione. Ma tu devi continuare la tua battaglia dall’alto della tua esperienza e del grande contributo che hai dato e continui a dare come Ambasciatore della Dieta Mediterranea. Tu fai parte di un altro mondo, di un altro modo di intendere il cibo, le buone maniere, l’educazione ed il rispetto. Se gli altri non capiscono tutto questo allora è tutta colpa loro. Tu sei nel giusto e non devi e non puoi cambiare per accontentare una pseudo clientela che si dimostra sempre più arrogante, scostumata ed incivile. Tutti noi ti stiamo vicino e ti diamo sempre tutto il nostro sostegno. Vai avanti così!
Sono anni che non apriamo il 15 agosto per tanti episodi che ci sono capitati , produciamo vino doc e olio evo dop bio, facciamo tante cose e tutto quello che ha detto la sig. ra Giovanna è vero, è mortificante. Noi, pur potendo per spazi e organizzazione non abbiamo riaperto dopo la chiusura covid, non per incertezza né per diffidenza semplicemente per amore del lavoro che abbiamo scelto di fare.
Purtroppo in Italia ogni giorno e’Ferragosto e la pandemia ha tirato e sta tirando fuori il peggio atavico di tutti noi.
Carissima Giovanna mi dispiace dirtelo ma hai peccato d’ingenuita’ o sei troppo buona, ci sono 3 giorni in cui e’ d’OBBLIGO abbassare la saracinesca: PASQUETTA, FERRAGOSTO e CAPODANNO
Signora Giovanna, non ho mai mangiato nel suo agriturismo, ma ho avuto la fortuna di assaggiare eccellenti prodotti in vari agriturismi del Cilento, di cui i proprietari, proprio come fa lei, portano avanti con orgoglio e sacrificio la realizzazione di prodotti di qualità. Non si senta nè delusa, nè offesa, si senta invece privilegiata, entusiasta ed orgogliosa del suo nobile lavoro. Infine, grazie per farci vivere qualche ora di vita slow, lontano da caos e cibi sofisticati.
Signora Giovanna io nn ho avuto il piacere di conoscere la sua cucina e il suo agriturismo, ma condivido il suo pensiero e il suo modo di interpretare la buona cucina, il cibo cultura dei popoli. Purtroppo la maggiore parte delle persone si sono appiattire mentalmente e culturalmente e qst ha portato all’ignoranza madre dell:arroganza e della maleducazione. Lei Giovanna continui nella sua Professionalità, nel donare a chi ancora lo apprezza la diversità e la grande varietà dei ns prodotti. Sperando di venirla a trovare le auguro un buon lavoro che sia Arte.
Mio dio… quanta presunzione.
“Vedi, il tema è molto semplice: noi baby boomers siamo la cerniera fra passato e presente: prima di noi nel mangiare qualcosa ci si preoccupava di capire chi l’aveva prodotta e da dove veniva. Dopo di noi tutto ciò che non è imbustato, ben colorato con coloranti e ben conservato con conservanti, non regala fiducia nel senso comune.”
Cioé lei stesso sostiene di appartenere alla generazione che ha distrutto il panorama culinario e se ne vanta? No perché da dove pensa che abbiano imparato da quelli che vengono dopo voi geni? :) così, tanto per sindacare sulla logica ballerina, ma anche sulla storia di voi e di quelli prima che si “preoccupavano di da dove venivano le cose”, che credo che sia il più disperato urlo di aiuto di generazioni che sono passate da fare la fame in una campagna senza lavoro a mangiare cibi prodotti in massa perché non avevano soldi, o se li avevano li spendevano in auto e televisori, non certo in cibo, per il quale non avevano né hanno mai avuto alcuna cultura finché le generazioni successive non hanno scelto di recuperarla.
L’analisi è corretta. Anzi, sarebbe corretta se non fosse per un verbo che ha aggiunto: non me ne vanto. E’ un dato di fatto che sono nato in quella fase storica compresa fra i ’50 e fine ’60. Quindi, quelli di noi che sono rimasti con la memoria del passato hanno rifiutato l’imbarbarimento gastronomico, altri lo hanno vissuto all’epoca come un progresso. Non è questione di colpa generazionale, le responsabilità sono sempre individuali. Questa visione attraversa tutte le generazioni e la battaglia è ancora aperta. In tanti giovani c’è consapevolezza, in tanti altri nessuna e stappano allegramente bibite gasate mangiando al Mc Donald’s. Lo scontro non è generazionale,ma tra visioni diverse che attraversano tutte le generazioni.
Fermo restando che sposo in pieno il pensiero della signora Giovanna, vorrei soffermarmi sul fatto che non tutti siamo uguali e che un agriturismo ha modo di selezionare la clientela. Non mi sono piaciuti invece i toni sprezzanti del signor Luciano che spara a zero su tutto e tutti dall’alto della sua cattedra di presunta autorevolezza.
Non sono toni sprezzanti, sono toni amari per il dilagare della cafonaggine a tutti i livelli e per la mancanza di rispetto reciproco che non c’è più.