Il nuovo volto del Frascati
di Marina Betto
Il Frascati è cambiato, grazie alla grande dedizione che i viticoltori del Consorzio Vini Frascati stanno profondendo nella produzione, dove tradizione, passione, attenzione al biologico sta dando i primi grandi frutti. La produzione spinta solo verso la quantità che ha caratterizzato la denominazione dagli anni Settanta del secolo scorso è stata accantonata dai più che dai primi anni Duemila hanno cominciato a voltare pagina.
I risultati si vedono e le aziende che hanno avuto questo nuovo approccio produttivo sono sempre più consapevoli che la rinascita del Frascati sia ormai in atto con una crescita qualitativa che ha pochi eguali in Italia. Il territorio vulcanico dove sorgono le vigne è molto disomogeneo, qui a differenza del Vesuvio o dell’Etna le esplosioni hanno creato uno strato di tufo rosso e grigio dove c’è stata ricaduta di cenere, mentre basalto dove è eruttata lava. Ristagni idrici e altre grandi esplosioni hanno generato il lago di Nemi e quello di Bracciano e diversi pantani, nei centomila anni successivi la vegetazione si è appropriata del terreno rendendo questi luoghi salubri, motivo per cui le ville patrizie degli antichi romani erano sorte su queste colline. Vi dimorarono Plinio, Catone, Cicerone e il vino Albanum, di queste parti, era nominato accanto al Falerno. La multi varietà di uve coltivate un tempo rappresentava la norma perché assicurava una lunga produzione e diminuiva i rischi dovuti all’andamento climatico. A Frascati viene coltivata la Malvasia senza distinzione tra Candia e quella del Lazio, Trebbiano Toscano ma sono andate perdute almeno altre tre varietà di Malvasia e Trebbiano diversi. La Malvasia di Candia germoglia tardivamente e non teme quindi le gelate primaverili assicurando una produzione costante, dona profumo, sapidità e finale amarognolo al vino. La Malvasia del Lazio è poco produttiva, i vini che ne derivano sono corposi dai sentori fruttati e freschi e con bassa acidità. Il Trebbiano Toscano ha un grappolo voluminoso ma spargolo, poco zuccherino da un vino dal nervo acido.
Il Bombino Bianco è molto resistente alle avversità climatiche, ricco in acidità regala note di frutta tropicale. Il Bellone è un vitigno autoctono simile al Bombino Bianco. Queste le uve utilizzate per il Frascati coltivate a tendone, usato per produrre di più. La grossa quantità spezzò la filiera recidendo il contatto stretto che il contadino aveva con la terra. E’ così che il territorio della denominazione che ora comprende i comuni di Frascati, Grottaferrata e Monteporzio Catone, il VII Municipio di Roma e una parte del comune di Monte Compatri si trasforma in una macchina da uva a discapito della qualità. Da una ventina di anni il sistema di allevamento a tendone è stato lentamente abbandonato, attualmente il reimpianto è a buon punto tanto che la Malvasia del Lazio può essere messa in purezza ed esprimere la sua diversità e le sue caratteristiche peculiari che derivano dalle diverse colline di provenienza.
Villa Simone è la prima azienda ad avere un’intera produzione in acciaio dove le masse di uva sono separate e cernite il più possibile. Il suo Frascati DOC è un blend libero molto potente e morbido mentre il Vigneto Filonardi Frascati Superiore DOCG Riserva 2018 è uno dei pochi Crù di Frascati, un vino floreale, fresco, aromatico e speziato, con vena dolce e agrumata, strutturato e sapido; capacissimo di invecchiare, viene messo in commercio l’anno successivo alla vendemmia. Dai vigneti posti a 400m. sulle colline di Monteporzio tra le più alte della denominazione nasce il Villa dei Preti Frascati Superiore DOCG, base acida e olfatto spinto, mineralità fine e molto persistente, ammandorlato.
Il Frascati DOC 2020 Villa Simone è un blend e con le sue uve si toccano 4 comuni, assemblando i vigneti più alti a quelli più in basso di Vermicino. E’ un vino fruttato e pieno, minerale, lungo e piacevole, dove si riconosce la salvia, i fiori di acacia. Altra storia è quella del Cannellino di Frascati DOCG un vino andato quasi perduto e tenuto in vita da pochissimi produttori come spiega Lorenzo Costantini enologo e propietario di Villa Simone “Un tempo le vigne vecchie e poco produttive venivano vendemmiate per ultime a novembre quando gli acini erano ormai appassiti. Si ritrovava così nel mosto un’alta concentrazione di zuccheri residui.”
Oggi le uve vengono poste in piccole cassette, vendemmiate intere, la resa del mosto è del 50%. La fermentazione in barrique raggiunti i 14° alcool si ferma spontaneamente, poi invecchierà per almeno un anno. Nel Cannellino Di Frascati DOCG 2016 Villa Simone si sente l’uva di Corinto mescolata a sentori di anice e di albicocca secca, un vino da abbinare ai formaggi o come da tradizione alla pasticceria secca.
Altra azienda che si fa portavoce di questa nuova ondata di cambiamento è L’Olivella situata tra Monteporzio Catone e Frascati. Fondata nel 1986 da un viticoltore pugliese Umberto Notarnicola e Bruno Violo piemontese; entrambi innamorati della campagna laziale hanno saputo valorizzare non solo il vino ma anche la terrazza naturale dove sorge l’azienda con affaccio sulla capitale dove complice la maestria dello chef Claudio Carfagna al tramonto per l’aperitivo si può godere di un panorama incantevole, buon cibo e un calice di Frascati, baciati dal ponentino. Il clima di questo territorio è mediterraneo ma le temperature di settembre e ottobre così importanti per la maturazione dell’uva non sono eccessive. Il profumo del vino Frascati si deve soprattutto a questa lenta maturazione dell’uva favorita dal clima.
Della linea Classica il Racemo Bio Bianco DOCG 2020 Frascati Superiore è un blend di Malvasia Puntinata 50%, Malvasia di Candia 20%, Bellone 20% e Grechetto 10%. Vendemmiato tardivamente, ha profumo delicato ma persistente, fruttato. In bocca è cremoso, ben bilanciato il rapporto tra acidità e morbidezza. Vuole essere accompagnato al pesce e alle verdure. Il Bombino della linea Design dell’Olivella è vendemmiato tardivamente; dal sentore fruttato ha un buon equilibrio tra sapidità e morbidezza.
Il piatto del territorio “ Tonnarelli Anita” del ristorante Cacciani all’Antica Pergola a Frascati, con tartufo, peperone e fiori di zucca ci porta dentro l’estate con ingredienti ricchi di profumo mentre i “Finferli al pomodoro” saporiti e piccantini sono una passeggiata nel bosco; una cucina quella di Cacciani tradizionale e nello stesso tempo creativa che festeggerà nel 2022 i 100 anni di storia.
Questi piatti sono stati accompagnati da sorsi del Frascati di Villa Simone, L’Olivella ed Evangelisti Casal Montani un’azienda storica quest’ultima, costituita da 30 ettari di cui 18 destinati alla vigna con Malvasia Puntinata, Trebbiano, Bombino e Bellone.
Il Casale Montani del “300 sorge su una antichissima e rara cisterna romana ancora funzionante dove l’intendenza delle Belle Arti si è occupata del restauro di un mosaico di epoca romana il cui motivo decorativo è riportato in etichetta, oltre al ritrovamento nelle grotte ipogee dell’ingresso di un Tempio Mitraico. La storia è propria di questi luoghi e quasi non ci si stupisce più di essere circondati da tante testimonianze di essa.
Vigna Casal Montani Frascati Superiore DOCG 2020 Evangelisti è un Frascati dal timbro nervoso con una verve innata che lo vivacizza, il blend che lo costituisce lo rende un vino riconoscibile ma ha bisogno di tempo per esprimere tutta la sua complessità che per ora dona sensazioni agrumate e di erbe aromatiche, rosmarino e salvia in evidenza con gusto sapido e spina fresca. Un vino nel complesso molto fine.
Uno TreTre 2020 è una Malvasia in purezza. Siamo in presenza di un monovitigno grasso, morbido, mielato al naso che riporta sentori anche di macchia mediterranea, salvia e mandorla. Mentre il Passito Antho Lazio Bianco 2020 propone un bouquet di gelsomini, albicocche secche e miele, refoli di idrocarburi e bella freschezza e mineralità da gustare con i patè di fegato, i formaggi e naturalmente i dolci secchi.
www.casalmontani.it