Il Mosaico di Ischia e la cucina di Nino Di Costanzo
I tavoli in cucina sono triplicati rispetto a quello dove siamo stati l’ultima volta. Per forza, come perdere questo show cooking non artefatto e live al Mosaico dell’Hotel Manzi? Ecco così che i posti sono passati da due a otto e sono sempre occupati durante la stagione.
Nel caso di Nino Di Costanzo, la rappresentazione è un compimento della ricerca, una pulsione che completa l’idea del piatto ed è per questo che anche lo studio dei contenitori è portata avanti fino in fondo con eguale pignoleria e pazienza. Nel loro perenne ricercarsi, etica ed estetica si fondono, la seconda è in primo luogo una esigenza interiore dello chef, non una esibizione barocca o puro cazzeggio come a volte accade in certe cucine caricaturali.
La dimensione formale serve a esaltare l’espressività della materia, del cibo, attraverso il passaggio studiato del passato e la totale padronanza delle tecniche di culture. Alla fine della fiera la cucina di Nino Di Costanzo è abbondante, diretta, svela il senso contadino dell’Isola, l’affinamento di mestiere dello chef.
Tutto al Mosaico funziona come un orologio. Non sembra di stare al Sud, anzi, non sembra di stare in Italia. Vedere questi giovani dare il massimo nei gesti più semplici, passare uno straccio per pulire il bordo di un tavolo da lavoro, come in quelli complessi quale la rifinitura di una ricetta, è uno spettacolo etico eccezionale, la punta dell’iceberg di un settore che in Italia conserva disciplina, scala gerarchica dei valori, impegno, progettualità, voglia di affermarsi, colloquio, viaggio.
La cucina di Nino Di Costanzo l’abbiamo analizzata un paio di anni fa con una recensione monstre con ben 28 piatti. Rispetto a due anni fa abbiamo trovato una mano ancora più sicura, guizzi di divertimento, ricerca e ovviamente, lampi di maturità che a questi livelli regalano piacere e godimento al cliente.
Già, perché la cosa bella è che questa esperienza coinvolge gli appassionati, i profesisonisti, i gourmet allo stesso livello. Anche i palati conservatori di tradizione napoletana ci si ritrovano facilmenmte grazie alla precisione dei sapori dei pesci e delle carni, alla perfetta esecuzione dei risotti, all’uso spettacolare e mai gigione delle paste.
Un piccolo trucco usato è quello di non portare subito a tavola il pane se non la focaccia per provare uno dei 19 oli extravergini, che ruotano in continuazione, di altrettante regioni (solo la piccola Val d’Aosta è esclusa).
La passeggiata napoletana è una divertente scomposizione dei sapori tradizionali che si ritrovano poi ricomposti del palato. Gli appassionati si divertono, i tradizionalisti tirano un respiro di sollievo.
Il mare di Nino è pulito, lineare, coinvolgente, saporito. La materia viene rispettata nelle cotture e non ci sono stranezze.
Stesso discorso per il coniglio, rivisitato in tutte le sue sfaccettture. Un piatto che conquista facilmente.
Credo che questo sia l’unico risotto sotto il Po che piaccia anche a Maffi:-)
La pasta in bianco è una serie di piccole bombe a mano: l’olio, il formaggio, il pesce, la carne, il pomodoro esplodono in bocca.
Nelle paste c’è Napoli. Punto
I sapori della tradizione partenopea si ritrovano nella batteria dei secondi. Strepitosa la genovese, mi piace il ruolo primario assegnato alle patate in questo menu, ecco se proprio manca qualcosa devo dire gli ortaggi. In questo senso è una cucina opulenta.
In conclusione, la cucina di Nino è fantasmagorica, un vero e proprio circo enogastrononico in cui lo spettacolo, la rappresentazione, l’abilità e la vita vissuta si fondono in maniera perfetta. Una esperienza unica, che isolana appunto, che lascia appagati, stupiti, contenti.
Da ripetere in continuazione.
Buona e arricchita la carta dei vini. La sommelier Serena Ni, cinese trapiantata in Italia, è competente e appassionata. Un professionalità che pesa favorevolemente nella sensazione di piacere che segna questa esperienza gastronomica.
Piazza Bagni 4
Casamicciola, Ischia
Tel. 081.994722
www.termemanzihotel.com
9 Commenti
I commenti sono chiusi.
Si, e’ chiaro: il risotto di Nino, insieme a quello di Guida al Pellicano dell’Argentario ha valenza da Nord Italia. Prima di arrivare a Paestum e’ormI una tappa obbligata. Quest’anno ho trovato Di Costanzo ancora piu’ maturo. Direi che ha trovato l’assoluta quadratura del cerchio. Adorabile in cucina e fuori. Per me pronto per tre cappelli e tre stelle. Non faccio nomi, perche’ le confidenze telefoniche devono restare tali, ma certi architetti passati recentemente dal Mosaico e rimasti, mi dicono, parzialmente delusi, andassero a scopare il mare.
Condivido appieno il giudizio ed anche io sono rimasto molto impressionato dalla qualità della cucina di Di Costanzo e la parte formale e scenica non i ha distrurbato, proprio perchè c’era una base sostanzaile potente. Volevo segnalare la pasticceria, ottima e di livello con il bravo Antonino Maresca .
Sono stato a Luglio ed anche io ho notato una maturità acquisita ed una maggiore concentrazione di sapori.
La scenografia della cucina e del servizio è formidabile e ci ha regalato una serata splendida.
Dove sta …questa galleria d’arte? ;-))
ricerca, metodo e lavoro, lavoro e lavoro. ad avercene di calvinisti così, in questa terra bizantina.
addirittura si ammirano i calvinisti???
Io conosco solo l’hotel e le colazioni non sono da sottovalutare…
Cara Paola, scherzo ma nemmeno tanto dicendo che vivere l’esperienza del Manzi hotel solo con, fantastica peraltro, la colazione e’ come se lei andasse in camera, non me ne voglia, faccio un esempio banale, con George Clooney: un drink, due pomiciate e poi esce e se ne va. Un filo di puro masochismo?
Una delle migliori cucine del sud, e d’Italia. Ambiente lussuoso ma accogliente, disponibilità massima, qualità degli ingredienti notevole e grande maestria di Nino nell’esecuzione dei piatti.
Da tornarci. Subito.