Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 4 | Diana Cataldo


Diana Cataldo

Diana Cataldo

di Chiara Giorleo

I numeri parlano chiaro: le donne rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nell’ambito marketing e comunicazione (80%), commerciale (51%) e turismo (76%).
Quali sono le figure femminili impegnate nei diversi rami del settore vitivinicolo?
Dopo il successo della serie di interviste alle critiche di vino e parallelamente a quella dedicata alle donne produttrici, scopriamo impostazione, visione e prospettive con le dirette interessate.

 

Oggi lo chiediamo a Diana Cataldo

Diana è un’imprenditrice nel settore della comunicazione ed esperta di comunicazione istituzionale, marketing, ufficio stampa e pubbliche relazioni per soggetti pubblici e privati, con particolare competenza nel settore agroalimentare, enogastronomico, vitivinicolo e turistico. Fondatrice di Miriade & Partners, con Massimo Iannaccone, Serena Valeriani e lo staff di Miriade cura numerosi uffici stampa e attività di comunicazione per clienti privati, aziende, enti pubblici, organizzazioni, oltre a manifestazioni, fiere ed eventi dislocati sul territorio nazionale ed internazionale. Promuove inoltre eventi dedicati al vino e all’agroalimentare d’eccellenza con particolare riferimento alla Campania del vino (Campania Stories).

 

Quando e come ti sei avvicinata al settore vino?

“È stato tutto molto casuale. Certo, l’essere irpina, profondamente legata alla mia terra, mi ha agevolato in questo percorso di avvicinamento al mondo del vino. Alcuni incontri, rapporti di amicizia molto stretti, esperienze di lavoro agli inizi della mia carriera: sono questi gli elementi che mi hanno avvicinata al mondo del vino, per me strettamente legato alla scoperta di un territorio e di chi lo abita, dai produttori fino ai consumatori, con gli occhi di una giovane giornalista ventenne, curiosa e all’epoca ancora capace di dormire poche ore a notte…”.

 

Come hai impostato il tuo percorso formativo ed esperienziale?

“Mostrando curiosità per tutto quanto si muove nel mondo del vino e dell’agroalimentare in generale, con particolare riferimento alle strategie di comunicazione e di marketing e all’organizzazione degli eventi, che vent’anni fa in Italia erano davvero pochi. È in riferimento a questi aspetti che ho alimentato anche le opportunità formative che mi hanno consentito di conoscere il mondo del vino, in particolare quello del Sud Italia. Dopo la prima parte della formazione – perché in realtà di formarsi non si può davvero smettere mai – è nata Miriade & Partners con cui ho avuto modo di incontrare e conoscere giornalisti, wine blogger, enologi, titolari di cantine, firme prestigiosissime del settore. Un’esperienza sul campo che mi ha dato la possibilità di conoscere diffusamente questo comparto. Una conoscenza che è stata ed è una lunga esperienza di vita”.

 

Qual è il tuo modello di ispirazione in termini umani, geografici, attitudinali?

Ho come modelli due donne, diverse ma complementari: una è Monica Larner, firma di primissimo piano in ambito internazionale, Italian reviewer di Wine Advocate. Una straordinaria degustatrice per cui nutro una stima infinita, prima di tutto per il suo approccio nei confronti delle tante persone che vengono inevitabilmente coinvolte dal suo lavoro. Ho avuto l’onore di degustare con lei, andare in sommergibile, ammirare gli allevatori di cozze, fare il bagno a mare… Una persona davvero rara. Passare del tempo con lei è davvero un privilegio. La seconda donna che è per me fonte di ispirazione è Stevie Kim, managing director di Vinitaly International. In termini di comunicazione il suo approccio rappresenta un modello. Ha saputo imprimere rigore e scientificità in un settore che spesso predilige la caciara. Personalmente credo che le pubbliche relazioni debbano invece avere tutt’altro stile. Quello di Stevie Kim, va senza dire, è pazzesco.

 

Credi che l’approccio alla tua professione possa cambiare tra uomo e donna?

Credo ci sia come in ogni settore un retaggio che fa spesso faticare le donne più del dovuto per dimostrare di essere in grado di ricoprire ogni ruolo. Ma, una volta superato questo scoglio, la donna può spesso – perché le generalizzazioni non hanno senso né in un verso né nell’altro – rappresentare un valore aggiunto in termini di produttività e flessibilità. Ogni donna sa cosa vuol dire fare mille cose insieme, su questo ci sono pochi dubbi.

 

Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema Italia nella tua professione?

L’Italia è assolutamente unica e lavorare con la stampa internazionale ti fa rendere conto ancora di più del vantaggio competitivo che questo Paese ha. La ricchezza dei sapori e dei saperi, la bellezza di ogni territorio – nascosta o rivelata – rendono l’Italia unica. Non credo esista Paese al mondo che presenti il valore della diversità e della tipicità declinato in maniera così varia come in Italia. Il punto limite è rappresentato da una certa staticità che pure si registra rispetto ai cambiamenti di linguaggio, di lessico, di approccio. L’Italia è un Paese ricchissimo che merita, a mio avviso, un ruolo di leadership nel campo della promozione e della valorizzazione delle tipicità. La qualità che esprimiamo
è indiscutibile.

 

Come pensi la tua professione evolverà nei prossimi 20 anni?

Non è facile dirlo. Anche negli ultimi dieci anni questo mestiere è cambiato moltissimo. Di sicuro ho un auspicio, ovvero che si possa recuperare sul terreno dell’autenticità, l’unica strada perché si possano tutelare i prodotti e perché si possa vivere la promozione come un capitolo vero, e non come un artificio che segua le mode e tralasci il valore di certe produzioni.

Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 1 | Francesca Auricchio

Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 2 | Sara Piovano

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Un commento

  1. Una donna che non ha avuto bisogno della legge sulle pari opportunità per emergere e che fa onore al sud ed alla Campania in particolare unitamente ad un’altra grande che risponde al nome di Barbara Guerra che con le strade della mozzarella diede vita ad un “movimento “intorno a questo prodotto speciale fino ad allora relegato a livello regionale FRANCESCO

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