Il mondo del vino al femminile: le figure italiane coinvolte nel settore 17| Lara Loreti
I numeri parlano chiaro: le donne rappresentano la maggioranza degli addetti e dei manager nell’ambito marketing e comunicazione (80%), commerciale (51%) e turismo (76%).
Quali sono le figure femminili impegnate nei diversi rami del settore vitivinicolo?
Dopo il successo della serie di interviste alle critiche di vino e parallelamente a quella dedicata alle donne produttrici, scopriamo impostazione, visione e prospettive con le dirette interessate.
Oggi lo chiediamo a Lara Loreti
Lara Loreti coordina la sezione Wine&Spirits de Il Gusto, l’hub enogastronomico del Gruppo Gedi, sin dalla nascita nel 2021, dopo anni da cronista in giro per l’Italia che l’hanno portata ad approdare alla Stampa. Sommelier, giudice internazionale in concorsi enogastronomici, senior contributor de Le Guide di Repubblica, tiene lezioni negli atenei sul settore e racconta storie di vino, persone, emozioni.
Quando e come ti sei avvicinata al settore vino?
Tutto è iniziato in famiglia. I miei nonni apprezzavano il vino, in particolar modo il Trebbiano e il Cerasuolo d’Abruzzo: un bicchiere a tavola, a volte anche allungato con l’aranciata o con la gazzosa, era ben gradito. Ma la passione per il vino è esplosa durante la mia prima esperienza giornalistica in Versilia, quando ho iniziato a girare per ristoranti. Ogni occasione era buona e utile per esplorare nuove etichette, provenienti da diverse zone di produzione d’Italia e del mondo. Ogni sorso era un viaggio, e così dagli assaggi agli articoli al diploma da sommelier il passo è stato breve quanto lungo. Lungo perché la passione non è mai sfumata e ogni “tavola” è buona per studiare e scoprire nuove cose.
Come hai impostato il tuo percorso formativo ed esperienziale?
Sono sempre stata convinta, sin dai tempi in cui ero una studentessa adolescente, che studiare e approfondire gli argomenti sia l’unico modo per assaporarli fino in fondo e quindi poi poterne anche scrivere. Mi è venuto dunque spontaneo associare all’esperienza pratica delle degustazioni quella teorica, a cui si aggiungono le visite in cantina, i viaggi nei territori iconici del vino, i certificati internazionali di formazione, l’esperienza da giudice del Concorso Mondiale di Bruxelles, che mi ha aperto nuove frontiere nella conoscenza tecnica del settore, ma anche e soprattutto nelle relazioni professionali e confronto internazionale. Tutto questo però non sarebbe possibile se non avessi un background di giornalista con esperienza in tanti settori, a partire dalla cronaca.
Qual è il tuo modello di ispirazione in termini umani, geografici, attitudinali?
Non ci avevo mai pensato… ma in effetti il mio modello di ispirazione è una figura professionale cosmopolita che fa esperienza viaggiando e confrontandosi con colleghi, esperti e altre figure professionali del settore. Dal punto di vista umano, credo che la condicio sine qua non per crescere e relazionarsi agli altri sia l’umiltà intrecciata alla consapevolezza. Senza prescindere da gentilezza, flessibilità, tenacia. Nel nostro Paese ammiro molto Donatella Cinelli Colombini per la sua lungimiranza e la propensione ad anticipare i trend, sempre unite a un’altissima dose di preparazione e alla capacità di guardarsi intorno con occhio critico, Marilisa Allegrini per l’intraprendenza imprenditoriale, il carisma profondo e lo sguardo sempre proiettato al futuro. E in generale le oltre mille Donne del Vino, che dal 1988 ad oggi hanno fatto tanto per le professioni legate al comparto, sempre attente anche al sociale, settore chiave del nostro futuro.
Il ruolo della donna è adeguatamente riconosciuto nel nostro settore a tuo parere?
La cultura del nostro Paese è ancora fortemente intrisa di patriarcato e conseguente sessismo: è talmente evidente e innegabile che viene da pensare che chi lo contesta lo faccia per motivi di opportunità e diplomazia. Accade nel mondo del vino, come in tutti i settori, chi più e chi meno. Detto questo, credo che l’unico modo per superare queste barriere sia andare dritte per la propria strada, continuando a fare il proprio lavoro con passione e determinazione. Contemporaneamente, però, promuovere la formazione e la cultura della parità nelle scuole e nelle famiglie è essenziale. Tanto è già stato fatto, tanto c’è ancora da fare.
Quali sono i punti di forza e di debolezza del sistema Italia nella tua professione?
L’Italia è un Paese meraviglioso, nel campo vitivinicolo, la ricchezza e la biodiversità del nostro patrimonio agronomico e paesaggistico sono unici al mondo e in grado di suscitare emozioni potentissime. Una ricchezza che però non deve e non può prescindere dalla creatività e dal genio italiano, che rappresentano una peculiarità nella nostra nazione che molti ci invidiano. E che non può e non deve andare perduta a vantaggio di modelli standardizzati perché rappresenta un tratto costitutivo del nostro patrimonio umano. Il punto su cui si può lavorare di più e meglio è la capacità e la voglia di fare squadra, di migliorare la formazione manageriale, di privilegiare il merito. E di portare avanti una promozione positiva, derogando a quel “facciamoci del male”, a cui a volte si ha la tentazione di cedere.
Come pensi la tua professione evolverà nei prossimi 20 anni? Avrà un ruolo l’AI?
La mia professione di giornalista professionista sta evolvendo ed è già molto evoluta negli ultimi anni, con l’integrazione fra i mezzi di comunicazione tradizionali (giornali, radio e tv) con internet e social. Basti guardare al lavoro dell’hub Il Gusto del Gruppo Gedi (dove lavoro da quando è nato, ormai 4 anni fa), che mette insieme due settori che prima erano distinti o comunque non così bene integrati: quello del giornalismo di informazione quotidiana e real time, e quello degli esperti di enogastronomia. Credo che nel futuro i confini saranno sempre meno sottili, con una verticalizzazione delle professioni. L’AI, di cui mi sono spesso occupata nelle sue applicazioni nel mondo del vino, a mio parere avrà una funzione importante: è un valido alleato nel lavoro giornalistico se usato a ragion veduta, e ha un potenziale enorme come supporto con mille applicazioni possibili. È chiaro che le condizioni inderogabili affinché possa ben funzionare siano la verifica delle notizie e il rispetto dell’etica. Credo anche, però, che un ruolo preponderante lo avranno gli eventi live, occasione per recuperare le community, il senso di appartenenza e il contatto reale di cui la società virtuale e virtualizzata odierna ha sempre più bisogno.
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Lara è una grande professionista che con passione porta avanti le sue battaglie etiche e umane nel settore enogastronomico con lo sguardo profondo e sensibile delle donne.Complimenti e auguri per un futuro radioso.Lia