Il Giovane Bacco, unicum nella Villa Augustea a Somma Vesuviana
di Marina Alaimo
In occasione della XX giornata FAI ho scelto di visitare gli scavi della Villa Augustea di Somma Vesuviana. Ingenuamente speravo di poter scendere fisicamente nella Villa ed ammirare da vicino i particolari venuti alla luce. La mia curiosità era stata accesa dalla presenza nel sito di origine romana, di una cantina dalle notevoli dimensioni, concepita quindi per produrre vino in ingenti quantità, destinate ad essere consumate sia in loco che trasportate a Roma. Non è stato possibile per motivi di sicurezza scendere negli scavi, essendo questo in effetti un cantiere, ma è stato concesso di ammirarli dalle impalcature soprastanti. Altro elemento che mi incuriosiva particolarmente era rappresentato dal ritrovamento di una statua di Bacco unica nel suo genere, in quanto la divinità è rappresentata da giovane, e non da vecchio e con la barba come era uso comune, e per di più con un cucciolo di pantera sostenuto da un braccio.
La Villa si trova a Somma Vesuviana nei pressi di Starza della Regina e , per la maestosità dei resti portati alla luce, si pensa fosse appartenuta all’imperatore Augusto, che, come diceva Tacito, morì apud Nolam. La presenza della Villa fu identificata nel 1930 e si pensò subito di essere in presenza di una sontuosa Villa romana distrutta dall’eruzione del 79 d.C. I lavori di scavo intrapresi durarono due anni e furono poi interrotti in quanto richiedevano un ingente impegno economico. Per fortuna nel 2002 un gruppo di archeologi dell’Università di Tokio, certamente più sensibile al valore di un sito romano di questa portata, ha intrapreso un progetto di ricerca e di scavo. Ma le assurdità relative allo scavo della splendida Villa Augustea non finiscono qui. Per accelerare i tempi impossibili della burocrazia italiana e quindi procedere con i lavori di recupero dell’opera, i giapponesi hanno dovuto addirittura acquistare il terreno.
Dal 2002 ad oggi, la squadra di archeologi giapponesi capitanata dal professor Masanori Aoyagi, titolare della cattedra di archeologia dell’università di Tokio, ha portato alla luce circa duemila metri quadrati. Dallo studio degli scavi si ritiene che l’intero complesso sia di dimensioni molto più grandi e che gli ambienti portati alla luce rappresentino solo una parte della cella vinaria della quale era dotato. Oggi è possibile ammirare i resti di un complesso monumentale dotato di un colonnato con quattro volte sostenuto da tre gruppi di pilastri quadrigemini e chiuso da una parete a esedra con ricco portale centrale. I raffinati affreschi che decorano l’ambiente riconducono decisamente al culto di bacco, vi sono rappresentate numerose Nereidi, il flauto di Pan ed altre figure che riportano alla viticoltura. Il suolo è dotato di numerosi dolia della capacità di 1600 litri ciascuno, dislocati su più piani posti l’uno sotto l’altro per rendere possibili i travasi di vino e nel piano più alto vi sono delle grosse cisterne molto probabilmente destinate alla produzione del mosto. In più riprese è stata poi ritrovata la statua di Dioniso, unica nel suo genere e pertanto preziosissima. Alcune parti furono rinvenute nel 1935, il busto e la testa nel 2003 ed infine la pantera ed un braccio nel 2008.
Secondo l’archeologo Antonio De Simone, che ha affiancato i lavori di restauro e reintegro insieme alla squadra giapponese, la statua risale al periodo che va dagli ultimi anni del I sec. a. C. ai primi anni del I sec. d.C. Inoltre il De Simone avanza l’ipotesi che il Dioniso sia una bella copia di un originale scolpito dal famoso scultore greco Prassitele, attivo tra il 375 e il 330 a.C., noto per essere stato il primo a raffigurare un nudo femminile, la Venere di Cridia. Gli studi degli ambienti hanno condotto gli archeologi ad un’altra scoperta straordinaria, ovvero che la Villa è stata sepolta dall’eruzione del 472 d.C., quindi circa quattro secoli dopo quella più famosa del 79 d.C., che distrusse Pompei ed Ercolano. Ritornando alla statua di Dioniso, un unicum di raffinata bellezza, per la pregiata fattura è stata esposta, insieme all’altra statua ritrovata, una Peploflora, all’Expò mondiale di Osaka nel 2005 ed in numerosi musei nel 2010. Inoltre il Dioniso, per la sua originalità e splendore, ha partecipato nel 2008 alla mostra “Il Gusto del Bello” a Mantova insieme ad altri 120 pezzi di arte greco romana provenienti da tutta l’area mediterranea. Attualmente le due statue sono esposte nella Stanza Somma al Museo Storico Archeologico di Nola.
Il video girato nella Villa Augustea dalla trasmissione RAI Super Quark.
4 Commenti
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lei è stata fortunata…purtroppo per colpa dei soliti noti chi aveva deciso di visitare i monumenti napoletani ha dovuto desistere
Complimenti Marina, sarebbe il caso si organizzare una visita con i colleghi AIS. A presto Giovanni Starace
Colto l’occasione di invitarVi Tutti gli interessati alla visita di un vigneto tradizionale di Catalanesca e alla degustazione di questo vino nei pressi della magnifica Villa.
Vi aspetto
Marco Vincenzo Nocerino
3292237530
Grazie per avere apprezzato. Io spero di avere la fortuna di scendere negli scavi e poter ammirare tutto ciò da vicino.