Il Gattopardo a New York e una serata indimenticabile con i vini del Vesuvio
Il Gattopardo a New York
13-15 W. 54th St.
Tel. 212-246-0412
Sempre aperto
Prezzo: da 55 a 80 dollari
Gianfranco Sorrentino è una istituzione a New York, dove è approdato nel 1984 dopo un passaggio a Londra. Prima manager del famoso ristorante Bice (oggi chiuso), poi l’esperienza del MoMa con la direzione del Food Operation, una novità assoluta. Prima di allora nel museo si servivano pizzette o dolci. Lui creò un menu napoletano che andò alla grandeper oltre dieci anni annoverando tra i clienti tutto il jet set newyorkese. Poi l’apertura di un ristorante di fronte al MoMa, Il Gattopardo e, nel 2011, The Leopard at des Artists dopo aver rilevato il fitto del Cafe des Artistes nell’Upper West Side. In questa avvetura c’è il sodalizio trentennale con Vito Gnazzo, chef originario di Felitto, il piccolo paese cilentano famoso per i fusilli. Entrambi pensano ai luoghi di origine, ma sono ben contenti di stare a New York.
Tecnica e mestiere che abbiamo potuto constatare di persona con il menu organizzato per la cena del Consorzio dei Vini del Veusvio. Quattro piatti, quattro calci di rigore. E ci vuole mestiere e intelligenza per comportarsi così, spesso in queste occasioni il cuoco vorrebbe essere protagonista ma il miglior modo per esserlo è cucinare bene invece di lanciarsi in dubbie creatività che lasciano il tempo che trovano. Assistiamo ad una fenomeno strano, stranissimo: la maggior parte dei giovani ha buttato nel secchio della spazzatura la tradizione italiana e, benché nella stragrande maggioranza dei casi i loro ristoranti siao vuoti, insisto nel proporre piati che non hanno alcun significato, spesso piegati a totale beneficio di una estetica senza sapore, una estetica che deve stupire ma non appagare, una estetica che non fa sorridere per la gioia.
Invece la serata è andata alla grande con parmigiana di melanzane, spaghetti al pomodorino del piennolo dop ben cotti per tutti e 70 i commensali, un baccalà in cassuola da manua, babà e granota di caffè. Una piccola antologia della cucina del Gattopardo che quella sera aveva tutte le sale occupate, circa duecento coperti. Perché in Usa conta fare numeri al ristorante e fatturare ai tavoli e non con le marchette i produttori.
Che dire? Un posto da non perdere, dove la linea napoletana dei piatti è ben decisa, c’è un orgoglio anche nell’esibirla, orgoglio che viene dalla sicurezza del consenso raccolto da queste ricette.
Alé!