Il futuro della pizza non è in una cabina telefonica a gettoni
Francesco Martucci non lascia mai nemmeno un giorno la sua pizzeria: vuole ammaccare tutte le pizze, una ad una, per tutti i suoi clienti. E’ rispetto per chi fa una fila di due ore prima di riuscire ad entrare nella prima pizzeria italiana per 50TopPizza.
Gabriele Bonci ha trasformato i suoi fornitori in alleati creando una brigata agricola in cui tutti sono uguali a patto che in quello che producono non ci sia chimica e che tutto sia naturale, sano e tracciato.
Simone Padoan non si muove dalla sua pizzeria e ha rifiutato decine di offerte per andare a Milano, anche solo vendendo il suo nome,
Martucci,Bonci, Padoan nei diversi aspetti, vengono da una lunghissima gavetta, riflettono il vero sentire del mondo pizza e marcano il futuro. Un futuro in cui l’uomo è al centro in ogni caso: sia il cliente che viene trattato e rispettato con un servizio adeguato e con prodotti che regalano benessere, sia il pizzaiolo che conosce quello che fa, lo sa spiegare e lo applica.
Più servizi in pizzeria ma anche tanta più verità sui prodotti che devono essere tracciabili e perfetti, compatibili con l’ambiente, biologici se non biodinamici. Restando per questo un prodotto popolare alla portata di tutti.
Ecco in che direzione sta andando la pizza contemporanea di cui il canotto è solo uno stile, perché il comune denominatore è la qualità delle farine, la leggerezza degli impasti, la salubrità delle materie prime che vengono poi abbinate all’impasto.
La cosa incredibile è che ci sono persone che respingono questa tendenza in nome di un passatismo incomprensibile, che arriva addirittura a dire che inserire il sommelier dentro un pizzeria è da fighetti, come se la conoscenza del vino debba essere solo peculiarità delle elite e non di tutti. Per fare un paragone, è come sostenere il telefono a gettone sia più autentico dei cellulari e che bisogna restare dentro le cabine telefoniche!
![Francesco Martucci](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2019/04/Martucci-Francesco.jpg)
Francesco Martucci
Naturalmente il cambiamento porta a degli eccessi, come la spesa folle in addetti stampa a cui si chiede di avere la stella Michelin e di essere protagonista nelle trasmissioni tv. L’unico errore che non devono fare i pizzaioli è ripetere la deriva di una parte dei cuochi che alla fine hanno finito per cucinare per se stessi, per gli sponsor e per i congressi gastronomici lasciando le sale vuote.
![](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2019/07/Seu-Pizza-Illuminati-1.jpg)
Pier Daniele Seu
Ecco perché il futuro sembra apparentemente in risposte antiche, come stare sempre al proprio posto e cercare prodotti autentici invece dei marchi. Sono le risposte di Bonci, Padoan e di Martucci, ma anche di altri pizzaioli giovani che stanno iniziando questo percorso di verità come Pier Daniele Seu.
![](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2018/05/Padoan.jpg)
Simone Padoan
Certo le scorciatoie fanno sempre gola, ma alla fine si rivelano vicoli ciechi perchè se ci si affida al circo mediatico si devono poi fare i conti con il continuo bisogno di novità di cui questo mondo si nutre ed è così che assistiamo a declini rapidi quanto le ascese.
Fare “pizza contemporanea” vuol dire rispettare la tradizione ma farla bene, offrire più servizi ai clienti, oppure sperimentare nuovi impasti e nuovi abbinamenti. Significa leggere questo prodotto vecchio come il mondo in chiave moderna perché non deve più sfamare bensì nutrire. Conservando la gioia di una semplicità che richiede impegno e dedizione.