Il Fiano di Avellino che fa sognare: Ciro Picariello dal 2010 al 2004 in una serata
di Teresa Mincione
“Faccio vino come mi piace, come lo sento”. Parole semplici e sincere quelle di Ciro Picariello nel corso della seconda storica verticale al Degusta di Avellino. Sette le annate in degustazione, messe a disposizione dal patròn irpino. Le star della serata sono state le annate dalla 2004 alla 2010 del suo, ormai cult, Fiano di Avellino. La moglie Rita, ed i figli Emma e Bruno l’altra metà del cuore pulsante dell’azienda. Ciro, vigneròn irpino dalle mani d’oro, proprio come il colore del suo Fiano che ha conquistato il tempo e l’eccellenza. Forte personalità e grande territorialità, i tratti comuni del suo bianco tutto campano. Il terroir di Summonte e Montefredane preso come punto di partenza. Undici ettari (7 di proprietà ( 4 a Summonte e 3 a Montefredane) + 4 in affitto) allevati a guyot con una densità d’impianto pari a 3.000 ceppi per ettaro. Diversa la composizione chimico – fisica dei terreni coltivati a vigneto.
A Summonte (dove i vigneti sono stati impiantati nel 1996 a 650 metri, con una esposizione ad est, seppur con i filari orientati a nord per rispettare la morfologia del terreno) il terreno è di natura vulcanica, dai tratti sciolti nei primi 20 centimetri. Più in profondità si riscontrano interessanti tracce di calcio e potassio. A Montefredane (impianto delle vigne nel 2002 a 550 metri con esposizione a sud est dove prezioso è l’ausilio del sole), il terreno è di medio impasto, con presenze di quarzo e ferro. Nelle vigne di Altavilla (epoca impianto 2004 a 450 metri ed esposizione sud-est), il suolo è vulcanico, sciolto e sabbioso, con buona percentuale di azoto. Certo, i suoli sono diversi, ma comuni alcuni elementi: la ricchezza di scheletro, l’essere interamente ricoperti dalle ceneri eruttive del Vesuvio e le elevate escursioni termiche dovute alla presenza del massiccio del Termineo. Seppur non in possesso di certificazione biologica, l’azienda di Ciro Picariello sceglie di non utilizzare prodotti chimici. Solo rame e zolfo e concime organico gli strumenti per i trattamenti di rito in vigna. Dal 2006, i due siti di Montefredane e Summonte, hanno vinificazioni separate, vigneto per vigneto. Il sogno di casa Picariello è trasformarli in due cru.
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La verticale
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Fiano di Avellino 2010 – Docg
“Un’ottima annata”. Forse una delle più belle per l’espressione del vitigno (né troppo calda, né piovosa, con grandi escursioni termiche tal da non stressare i vigneti). Paglierino chiaro e lucente. Un vino di cinque anni che mostra in plenum le caratteristiche del Fiano. L’olfatto colloquia inizialmente con sentori delicati di margherita, mela, erba fresca. Il secondo attacco parla attraverso una leggera nota fumè, arricchita di piccoli refoli di torba. La traccia minerale si posa su di un corpo sinuoso che lascia la bocca pulita e pronta al riassaggio. Un vino ricco di energia, equilibrato tra le note pseudo caloriche e la freschezza. Di corpo. Un’elegante scia salina chiude l’assaggio. Di classe. Vendemmiato in Ottobre. Vinificazione e maturazione (10 mesi, di cui 6 sur lie) in acciaio. Nessuna filtrazione. Prima di essere immesso sul mercato trascorre sei mesi in bottiglia .
Fiano di Avellino 2009 – Docg
Annata complicata. Nei vigneti di Summonte arriva la prima grandinata, in un momento in cui l’uva non era del tutto pronta. Paglierino luminoso. Espressività e tipicità le coordinate primarie di questo calice. Un deciso salto rispetto alla 2010, leggermente più evoluto. Al palato fanno ingresso note di frutta più dolce, cipria, pesca gialla. Sentori vulcanico- minerali si abbinano a tenui sentori di rosmarino che ritornano piacevolemente anche al gusto. L’acidità è sorprendente. Bella sapidità e freschezza. Di corpo. Persistente. Buona la chiusura che lascia la bocca pulita e piacevole. Vendemmiato in Ottobre. Vinificazione e maturazione (un anno sui lieviti) in acciaio. Nessuna filtrazione. Prima di essere immesso sul mercato trascorre sei mesi in bottiglia.
Fiano di Avellino 2008 – Docg
La prima annata ad avere l’assemblaggio del 50% tra le due vigne (Summonte e Montefredane). Più fresca della 2009. Note balsamiche taglienti e decise. Alla cieca non si direbbe che è più vecchio dei calici precedenti. Un Fiano ricco di sfumature e ricchezze. All’olfatto un frutto vivo e dritto. Toni fumè che ricordano la 2010. Un vino che cambia con il tempo e la temperatura. Al gusto è sapido, mordente, dalla lunghezza interessante. Ritorna al gusto il fumè. Ad un assaggio tardivo, caramella d’orzo, noce. Non concede alcun passo ad aromaticità fuori territorio o a dolcezze piacione. Un gran bell’esemplare dell’areale di Summonte. Di corpo. Grande soddisfazione gustolfattiva. Finale lungo e soddisfacente accompagnato da refoli minerali. Uno dei calici più interessanti e ben riusciti.
Fiano di Avellino 2007– Docg
Annata calda. Ben 90 giorni senza pioggia con 30 gradi durante le ore diurne. La tonalità cromatica tende al giallo oro, di concentrazione. Al naso fanno ingresso le note di evoluzione. Erbe officinali, menta, rosmarino precedono la nota fumè. Pietra focaia, mandorla e castagna. E’ difficile credere che questo vino non sia passato in legno. Balsamico. Al gusto è pieno e possente. Sapido ma mai sgradevole anche per il giusto supporto dell’alcol. Eccellente la freschezza. Elegante, dalla grande acidità. Di corpo. Nessun segno di stanchezza. Lungo, dalla piacevole mineralità in chiusura. Un anno solare in acciaio.
Fiano di Avellino 2006 – Docg
Raccolta anticipata (in ottobre) causa piogge. Un vino di grandissima classe! Emozionante! Colore giallo oro dai piccoli riflessi. L’impatto olfattivo è un tripudio di emozioni. Fiori bianchi, giglio, frutta polposa mai marmellatosa. Macchia mediterranea, incenso. Rosmarino e biancospino si uniscono alla mandorla nuda. Leggera la nota vegetale. Al gusto è caldo e seducente. Una mineralità tutta di territorio, smussata e resa soave dal tempo. Sul finale fanno capolino sentori di nocciola leggermente tostata, mela e delicato fumè. Fine, fresco. Una struttura da far invidia. Un grande vino! Chapeau Ciro! Matura in acciaio un anno poi affina in vetro.
Fiano di Avellino 2005 – Docg
Giallo paglierino carico. Al naso la traccia minerale e di idrocarburi è marcata. Al confronto con gli altri calici si presenta più tondo con una nota in meno di acidità. Intenso. Bel corpo. Chiusura sapida e abbastanza lungo.
Fiano di Avellino 2004 – Docg
Annata fresca. Anno di battesimo dell’azienda. La prima vinificazione. The history, direbbero altrove! L’ uva è stata raccolta il 28 Ottobre con i pochi strumenti a disposizione in quell’anno. Il colore giallo paglierino intenso offre spunti di riflessione. Perfetto ed integro. Vivo. La sinuosità che ha nel bicchiere lo rende accattivante. Al naso offre note minerali decise e ben integrate, piacevoli. Undici anni, pienamente in forma. Bocca di presenza, acidità da vendere. Lungo e persistente. Nonostante un Ciro Picariello neofita (per questa annata), un calice che dimostra quanto sia eccellente la sua materia prima e la capacità a trasformarla in vino. All’assaggio è pieno e suadente. Equilibrato e di corpo. Chiede di essere riassaggiato, ascoltato. Stepitoso! Like!
Ciro 906 del 2012: una selezione di Fiano di Avellino Docg le cui uve crescono in un particolare cru sito a Summonte. La vinificazione sui propri lieviti è svolta interamente in acciaio per diversi mesi per poi affinare in bottiglia. Nessuna filtrazione è fatta prima dell’imbottigliamento. Semplicemente speciale!
A distanza di cinque anni dall’ultima verticale di Ciro Picariello (la prima, con le annate 2004-2008), il suo Fiano non ha smesso di stupire per le forti emozioni gustolfattive e di confermare la sua natura di bianco che ama il tempo. La decisione di uscire dopo un anno dalla vendemmia, è stata a dir poco geniale. Grande certezza: la preziosità del tempo è l’alleata vincente di questo vino. Attraverso il suo scandire acquisisce classe, fascino e grande evoluzione. Un Fiano di Avellino, quello di Ciro Picariello che fa solo acciaio, non pensato per durare così a lungo, eppure .. tutti i calici esprimono una forte identità e legame con il territorio, al naso quanto al gusto, nonostante gli anni. Si stenta a credere che non esiste alcun passaggio in legno. Nessuna morbidezza all’appello. Mineralità, sapidità, grande freschezza e personalità i tratti somatici. Tutti esplosivi contro lo scorrere del tempo. Di eleganza e seduzione parlano le annate come la 2004 e la 2006. Sintesi felice la 2008. Fa strike con la 2010.
Che dire? Ciro Picariello si è guadagnato prestigio e fiducia a colpi di qualità. Il suo Fiano di Avellino, oggi, inquadra una precisa territorialità e uno stile inconfondibile. Questa verticale come cartina al tornasole di una incontrovertibile realtà: la naturale propensione all’evoluzione virtuosa di questo importante vitigno, testimone della indiscussa eccellenza che i vini bianchi irpini sanno esprimere sia da giovani rampanti che dopo anni di affinamento in bottiglia.
Ciro Picariello
Località Acqua della Festa
Via Marroni
www.ciropicariello.com
[email protected]