Il declino culturale del Cilento inizia a tavola: altro che Dieta mediterranea
di Marco Contursi*
Può sembrare strano che lo dica proprio io, amante viscerale di questa terra in cui ho trascorso degli anni stupendi, ne ho magnificato le bellezze e e ho vi lasciato uno spicchio di cuore. Ma, una pseudosagra a cui ho partecipato è stata l’occasione per elaborare ed esternare una serie di riflesioni amare su questa terra e su come venga qui inteso il turismo.
Partiamo proprio dalla sagra in questione, il cui nome richiamava le specialità cilentane, con una descrizione sul web dell’evento che parlava di contadini e manufatti locali.
Ebbene mi faccio 100 km e trovo circa 10 stand, con un paio di produttori della Coldiretti, buoni, ma che trovi in tutte le manifestazoni della Coldiretti anche fuori zona, un paio che vendevano formaggi ma senza un cartello che ne dichiarasse la provenienza e uno dei quali magnificava un provolone gigante che di cilentano aveva ben poco, un venditore di taralli pugliesi che non si capiva come era finito lì, più l’immancabile bancarella del torrone irpino e del per o muss.
Nessun intagliatore di legno di ulivo, o di liquori tipici cilentani. Nada de Nada.
E di sagre simili ce ne saranno a decine da ora a settembre, con qualche eccezione di veramente ben organizzata e tipica come quella dei Cicci Maritati di Stio o del Fico Bianco di San Mauro, dove veramente incontri i contadini, la signora di Licusati coi suoi liquori, il tedesco ormai di Palinuro, con le sue marmellate dal sapore antico e verace.
Dalle sagre passiamo alla ristorazione, poche eccellenze, tanti dal sufficiente al buono, tantissimi da dimenticare. Ma con una nota comune: prezzo al chilo del pescato fresco oltre ogni ragionevole spiegazione, dai 55 ai 65 euro al kg. Se pensate che nei ristoranti dell’agro nocerino va dai 35 ai 45 e a Sorrento, eccezion fatta per gli stellati, la media è di circa 50-60 non ti spieghi perchè nel Cilento costi tanto visto il mare pescoso, i tantissimi porti con flotta, piccola o grande, e la scelta limitata che viene proposta.
Cioè, se mi si dice, “oggi il pescatore ha portato solo alici, seppie e saraghi” , non puoi farmeli pagare 65 al kg, più del ristoratore di Sorrento che ha all’ingresso un banco frigo con una esposizione ittica degna di una natura morta di Giuseppe Recco e da cui scelgo IO come comporre la mia grigliata mista.
Ancora ricordo la fregatura fattami da un ristoratore cilentano che mi fece pagare una seppia piccola, due alici, 2 gamberi e mezzo sarago, 54 euro, sostenendo che pesasse quasi un chilo il tutto ma soprattutto che anche alici e seppia costavano 65 al chilo.
Eppoi vi lamentate che i turisti non vengono, che non vanno a mangiare fuori o che ordinano solo un primo e il dolce???
E del capitolo vino vogliamo parlare? E’ normale che in un agriturismo venga proposta solo della falanghina del beneventano e limoncello fatto nell’entroterra napoletano????? Un amico medico, cultore del cibo come pochi, ancora non si rassegna a ciò che ha trovato di recente in una seppur bella struttura delle colline che guardano il mare di Enea e di Parmenide.
Molti propongono etichette non cilentane perchè ritenute costose e quelli che le propongono effettivamente le fanno pagare troppo. Alcuni i produttori di vino locali che hanno parecchio invenduto, perchè quindi non fare delle Joint Venture tra ristoratori e produttori, dove i primi si impegnano a vendere il vino locale e i secondi abbassano un poco i prezzi?
Non è possibile pagare a tavola un Fiano medio cilentano più di un Clelia Romano o di un Marsella. La biodiversità ha sì un costo ma se lo scopo è vendere, bisogna chiaramente avere un rapporto qualità prezzo decente, altrimenti si chiude e la biodiversità va a farsi benedire.
E infine anche una stilettata a chi affitta case, è mai possibile che a luglio ed agosto, in tempi di crisi, si affitti da più parti solo per 15 giorni o un mese? A prezzi piuttosto sostenuti oltretutto. Poi ci si lamenta che i turisti si portano pure le casse d’acqua da casa, o si mettono in 10 in due stanze ma è logico se quelle stanze costano 700 a settimana, in nero oltretutto. Poi ci si mette pure la malapolitica che aveva pensato bene di chiudere l’ospedale di Agropoli, cosa finora scongiurata da un intervento della popolazione capeggiata da alcuni sindaci della zona, Alfieri in primis.
Provo una rabbia incontenibile: Il Cilento ha uno dei mari più belli d’Italia, Paestum e Velia, testimonianze millenarie della culla della cultura, un patrimonio agro-alimentare unico al mondo e non si riesce a valorizzare tutto ciò??? Ma è normale che la statale tra Agropoli e Prignano sia interrotta da mesi per una frana e non si aggiusti per mancanza di fondi costringendo i turisti ad una deviazione per strade tortuose dell’interno.
Il mio Cilento, quello della quiete, dove la fretta è bandita, delle strade libere, delle pecore col pastore, dei sapori veramente locali, dove sta finendo? Mi restano le splendide freselle di un forno antico di Pattano, i liquori di un amico che raccoglie di persona le erbe, l’olio di un cocciuto che coglie a mano una ad una le olive e le pietre che hanno calpestato Zenone e Parmenide mentre discutevano sulla Aletheia, la verità ultima che anche io cerco ogni volta che con passo lieve, calpesto questa terra cilentana cercando di carpirne e trattenere per me, solo per me, la sua più intima essenza. INTELLIGENTI PAUCA, INTELLIGENTES PAUCI!!!!!!
*Fiduciario Slow Food
61 Commenti
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Parmenide non abita più qui, e da un pezzo:-(
Marco sono perfettamente d’accordo con te ed anche a me dispiace molto dirlo!!! Purtroppo, soprattutto negli ultimi anni, sembrano davvero impazziti, prezzi alle stelle e come controprestazione….molto poco. Io frequento il Cilento, in particolare la zona tra Agnone ed Acciaroli da circa 25 anni e devo dire che di vera cucina cilentana ne ho mangiata molto poca. I ristoranti, mediamente, sono cari e non offrono una qualità e varietà commisurata al prezzo. Ad essere sincero quando ho voglia di mangiare bene vado in pescheria verso le 18.00, chiedo cos’ha portato il peschereccio, lo compro, poi vado da Tonino ad Agnone e compro una buona bottiglia di vino cilentano (è l’unico nella zona ad essere sufficientemente fornito e ad avere prezzi ragionevoli), torno a casa e cucino io!!! (confesso però che mi porto sempre gli spaghetti Vicidomini da casa, almeno qualcosa da Castel San Giorgio devo portarmelo!!!)
Ah…dimenticavo…le Sagre…..EVITATELE!!!!
Pescato Cilentano e pacchero Vicidomini: SLURP !!!
Caro Marco, come sempre puntuale e meravigliosamente ironico.
Però sai cosa penso ? CREDIAMOCI ancora !!! E’ importante
Dino Palmieri
Sono d’accordo con l’articolo.Il Cilento terra meravigliosa,non è ospitale.Lo frequento da quarant’anni e mi sono sempre scontrata con una mentalità che poco ha a che fare con l’accoglienza al turista.Il ragionamento che ti fanno se tu protesti per una mancanza di attenzione,o per prezzi esosi è il seguente:Se non ti sta bene così non tornare,verrà un altro al posto tuo.
I tempi sono cambiati purtroppo, oggi sono riuscito a prenotare la prima fila in un importante lido balneare di una delle perle del Cilento, in passato sarebbe stato impossibile, è il momento che si diano una svegliata.
Caro Dino,ci vuole la tua mentalità che coniuga tradizione con imprenditoria moderna.Ma è sempre più dura,ma ti pare che io mi faccio 100 km e trovo i taralli pugliesi e il torrone di Avellino?
Caro Marco la tua e’ sicuramente un’analisi attenta al fenomeno cilentano che, ahimè, purtroppo mi trova pienamente d’accordo. Molte sono le cause ma di sicuro anche la cattiva gestione ambientale e mancato sviluppo economico sul territorio hanno reso possibile tale declino. Troppa ingordigia individuale e’ stata adottata nel tempo ed ora si raccolgono innumevoli disastri. Un paesaggio come pochi e una costa favolosa potrebbero favorire una crescita straordinaria attraverso la valorizzazione della propria cultura, delle tradizioni, dell’artigianato e naturalmente dei sapori e valori enogastronomici. Ma come sappiamo entrambi…non basta avere solo degli ottimi ingredienti, bisogna che qualcuno con buona competenza sappia assemblarli!…e speriamo che capiti presto, e comunque io ci torno sempre volentieri!
Carissimo Marco, leggere il tuo articolo è stato come fare de visu una delle nostre tante chiacchierate, per cui sai benissimo che la penso come te.
In tale materia sei un maestro, fine conoscitore (e molto buon senso) che tanto avrebbe da insegnare ai produttori locali, per valorizzare quei luoghi.
Tuttavia, concorderai che nonostante le storture da te denunciate, il cilento resta ancora un’ oasi di vivibilità, non solo culinaria, se paragonata alle nostre terre.
Spero che nelle prossime settimane possa condividere con te i sapori e l’aria di qualcuno di tali luoghi.
Cari saluti.
Da Cilentano devo purtroppo convenire che in gran parte sono da condividere le negative impressioni di Marco Contursi,ma per onestà intellettuale si dovrebbe parlare anche dei pur pochi casi in cui il Cilento funziona bene,accoglie con intelligenza e cortesia il turista ,pratica prezzi ragionevoli,usa prodotti propi o del territorio e sopratutto non limita la sua attività a qualche mese estivo,ma cerca di tenere viva la propria attività l’intero arco di un anno .Abituiamoci a parlare in positivo e forse qualche cosa ,non solo nel Cilento ,ma anche in questa nazione in piena depressione cambierà .FM.
Il Cilento, storicamente terra di agricoltura e pastorizia, niente ha a che vedere con la costa saracena e colonizzata. Il menù di mare a caro prezzo e i fitti “a quindicina” sono parte di questa seconda realtà, non della prima.
Scavi di Paestum chiusi la domenica se non vengono stanziati i fondi per lo straordinario dei custodi…..ma ci rendiamo conto?????Mi piacerebbe però sentire anche i ristoratori e i produttori di vino cilentani.
analisi puntuale. bravo marco.
Grande il Marco Contursi, però mi sa che i Cilentani adesso stiano stampando i manifesti “WANTED MARCO CONTURSI…………….” che affigeranno da Battipaglia fino a Sapri.Per l articolo sono completamente d accordo ,anche se ci vado da vent anni e ci andro pure quest anno ,ma una costa del genere,con un entroterra meraviglioso per nn parlare del lato storico della zona come si fa a nn essere gestito in maniera da attrarre e soddisfare turisti in maniera egregia?
Mio caro,
è la stessa, identica sensazione che provo da quando fin da piccolo villeggiavo a Palinuro.
Ahimè, credo che il Cilento si sia volontariamente tagliato fuori dalle logiche dell’eccellenza e che sono sicuri che i turisti si accontentino solo del mare “incontaminato”.
Ma il turismo è un’altra cosa…un’altra cosa…e sono anni che in quelle zone non lo si riesce a spiegare…purtroppo!
Oro sprecato…non possiamo far altro che sperare che i produttori comprendano l’importanza delle loro eccellenze!
Io amo il Cilento più di tantissimi che vi abitano,nel mio piccolo ho scritto e scriverò contro la chiusura Dell ospedale di Agropoli offrendomi di cucinare una bella pasta al San Marzano per i coraggiosi che presidiano l ospedale.Io sono sempre dalla parte di chi costruisce.W il Cilento,il Cilento del Fare.
Scusate ma non capisco: siete d’accordo con l’articolo e dite di frequentare il posto da decenni e di volerci anche tornare? E mica è colpa degli affittuari o dei ristoranti se dando poco e chiedendo tanto trovano sempre clienti.
Black Angus:i posti sono così belli,i sapori quando autentici, così unici,che ci ritorni pure se sai che potrai farti male.Te lo dice uno che sente un colpo al petto ogni volta che supera Agropoli.E qui il cibo e i paesaggi non c entrano.Ma non è un buon motivo per approfittarsi di chi viene.
Black Angus ma per vero turismo nn siamo certamente chi come me che con la casetta sulla spiaggia si porta QUASI tutto da casa e se vuole mangiare un po di pesce (personalmente vado sul porto di SanMarco e aspetto la sera che rientrano le cianciole) se lo compra e se lo spadella a casa,per turismo io intendevo chi viene e nn si vuole(o nn lo sa fare)neanche un caffe che la mattina dovrebbe fare dell escursioni scavi in primis ma anche nell entroterra(con fattorie didattiche) o in mare con centinaie di belle spiagette isolate e/o con il pescaturismo e la sera deve trovare valide alternative .
Se vi fa tanto schifo la mia terra forse è giunta l’ora che cambiate zona…
Assunta, questo atteggiamento non solo allontana chi potrebbe venire, e ti assicuro che le alternative non mancano, ma farà partire i giovani che non hanno altra prospettiva che lavorare nel turismo o in agricoltura nella nostra terra
Caro Marco hai messo proprio il dito nella piaga. Quello che tu affermi qui sono molti anni che lo vado ripetendo in giro. Come sai non sono cilentano ma vivo nel Cilento da 42 anni e, quindi, amo questa terra come se ne fossi figlio. L’ho sempre difesa a spada tratta attirandomi spesse volte gli strali e le ironie di molte persone, anche di quelle ignoranti che al nord confondono il Cilento col Salento. Nel mio piccolo, e lo spazio del blog che Luciano mi ha consentito fino adesso di utilizzare ne è una prova, ho cercato sempre di stimolare e di migliorare le cose, promuovendo e valorizzando le sue infinite risorse paesaggistiche ed enogastronomiche. Ma spesso, purtroppo, mi vado a scontrare con una certa mentalità, per cui gattopardianamente tutto deve restare allo stato quo ante. Anch’io soffro per questa situazione di disagio e di stallo, perchè sono convinto che il Cilento con le sue molteplici potenzialità non abbia nulla da invidiare a tanti altri territori dell’Italia più famosi e rinomati. Ma, nonostante tutto, io sono ottimista e, quindi, penso che non bisogna arrendersi mai, anzi tutto questo deve essere uno sprone ad andare sempre avanti e non fare mancare il proprio contributo, sperando che le cose cambino presto e in meglio. Una nota di speranza, infatti, è rappresentata da tanti giovani imprenditori, viticoltori, agricoltori e lavoratori che ho conosciuto attraverso il mio lavoro, che stanno cercando di mutare questa condizione con il loro incessante impegno e sono sicuro che ci riusciranno.
Abbracci.
Sinceramente da Assunta mi aspettavo una risposta diversa,da chi come lei essendo responsabile del progetto presidi del parco sa quanto è difficile dialogare con tutte le figure del progetto.Qui nessuno schifa il Cilento,semmai è il contrario.Sono i ristoratori e i produttori che spesso si lamentano che le cose non vanno bene,il mio voleva essere uno spunto di riflessione.Che serve lamentarsi che i napoletani creano casino quando vengono per poi affittare le casa a caro prezzo non guardando la faccia di chi affitta ma solo il suo portafogli?Che serve fare una sagra coi sapori del cilento eppoi far venire quello del torrone e quello dei taralli pugliesi?E se tutti cambiano zona l economia locale che fine fa?????
Legittima la delusione e comprensibile lo sfogo, ma attenzione alla retorica iconoclasta del pastore e delle strade libere.
Come sempre sarebbe auspicabile dare alle cose un nome e cognome, quale sagra l’ha delusa ? quale ristoratore l’ha truffata ? Domus Laeta a Giungano, il Ceppo ad Agropoli, Giacaranda a San Marco, Angiolina, il Ghiottone, Corbella, Murikè, sono solo alcune delle tante eccellenze che il titolo di questo post rischia di confondere in un calderone veramente indecoroso. Con l’estate alle porte e Santoro sul collo.
Salve, anche io mi trovo perfettamente d’accordo con il Sig Marco (a proposito complimenti per l’articolo davvero ben scritto mi ha rifatto vivere la medesima esperienza vissuta da me alla sagra o come dice giustamente lui la pseudosagra ed ha centrato tutti i punti che rimprovero alla mia amatissima terra ).
Purtroppo anche questa volta non hanno saputo sfruttare questa ottima occasione per far conoscere tutti i prodotti della nostra magnifica terra.
Anche circa i ristoranti e la promozione turista ha messo il coltello nella ferita; per dirne una: il pesce è off-limit, io che sono di queste terre se voglio mangiare il pesce, fuori casa, mi sposto nel napoletano, e non sono neanche un turista “di fuori porta”? E’ assurdo.
Ultima cosa faccio i complimenti al Sig. Pignataro per questo splendido blog del quale sono un “fresco fresco” neo appassionato. Ed al Sig Marco dico che spero di leggere presto nuovi suoi articoli che però raccontino di esperienze assai migliori di questa “mia” amata terra che tanto può dare anche se spesso non sa farlo.
Gentile Sig. Raffaele, le assicuro che il pesce nei nostri ristoranti è davvero inavvicinabile economicamente parlando…e non è concepibile ciò. Se poi vogliamo dire è giusto che la qualità si paghi ecc ecc non ne usciamo più, perché qui si sta parlando di prezzi sicuramente eccessivi nella media. Ha mai provato qualche ristorante sulla costa adriatica dei trabucchi? Perché lì il pescato del giorno costa la metà rispetto a qui da Noi?
Siamo a 24 commenti ,ma con disappunto noto che il mio invito non è stato accolto:si sceglie sempre la via più comoda cioè quella della facile e ,come già detto ,scontata critica.Personalmente credo che voler bene al Cilento significa sopratutto parlare dei casi positivi e portarli ad esempio a chi lavora male nonché lanciare valide proposte che aiutino a riqualificare il turimo.Venerdì prossimo a Roma ,nella sala consiliare della provincia,la fondazione Angelo Vassallo,ha organizzato un dibattito con vari interventi da tutta Italia sulla bella politica:potremmo partire,ad esempio,propio da lì per coinvolgere gli amministratori locali a dare concretezza alle tante intuizioni di Angelo che purtroppo,come tutti sappiamo,non è riuscito a realizzare.PS.Molti hanno chiesto del perché ritornarci nonostante le tante critiche ed io stesso non saprei dare una risposta plausibile se non quella degli affetti:dove c’è amore non c’è “perdenza”.FM.
Caro Francesco delle cose positive cilentane qui e altrove se ne è parlato,però è anche ora di una critica che svegli le coscienze.Anche se nessun operatore ha risposto ai temi prodotti.
Per il sign Chiumento:è lei il ristoratore cilentano che di recente ha dichiarato sul Corriere che l olio ev si deve sentire poco nei piatti di fatto relegando e il ruolo a comparsa e facendo storcere il naso a più di un produttore?non faccio nomi per non colpire nessuno nello specifico e soprattutto perché sono temi comuni a molti.
Caro Francesco delle cose positive cilentane qui e altrove se ne è parlato,però è anche ora di una critica che svegli le coscienze.Anche se nessun operatore ha risposto ai temi prodotti.E comunque tra i ristoranti eccellenti metterei anche il Paisà.Ottimi piatti di pesce tra cui una eccellente linguina all’aragosta.
Per il sign Chiumento:è lei il ristoratore cilentano che di recente ha dichiarato sul Corriere che l olio ev si deve sentire poco nei piatti di fatto relegando e il ruolo a comparsa e facendo storcere il naso a più di un produttore?non faccio nomi per non colpire nessuno nello specifico e soprattutto perché sono temi comuni a molti.
il concetto, castrato forse da esigenze di impaginazione, era più ampio : gli evo di qualità hanno tutti caratteristiche troppo marcate che li rendono inutilmente protagonisti in CERTE pietanze, finendo spesso per soverchiare la materia prima invece di esaltarla. Invocavo che i produttori, accanto agli oli da concorso, cominciassero a pensare ad oli più discreti, che puntassero sulla finezza e non sui muscoli, e ricordavo i tempi dell’osmosi inversa quando un vino per essere di qualità doveva necessariamente essere servito “al cucchiaio”. Detto questo, e ringraziandola per avermi dato la possibilità di chiarire, mi permetta di ribadire la necessità di un distinguo, sempre, che eviti ad una verità fondata di scadere in luogo comune. La sua critica, se non circostanziata da nomi, rischia di travolgere anche chi il proprio lavoro lo fa con professionalità e passione, Paisà compreso. Naturalmente se vorrà essere mio ospite mi farà piacere conoscerla personalmente, in genere apprezzo molto i suoi interventi e vorrei dissolvere la sgradevole sensazione che questa volta lei abbia voluto delegittimare il suo interlocutore piuttosto che accettarne il contraddittorio. L’aspetto.
Sign Chiumento lungi da me l intenzione di delegittimare uno degli artefici della cucina di qualità del Cilento,da lei ho mangiato sempre molto bene anche se l ultima volta spendendo un po’ di più.Sugli evo ha fatto bene a chiarire poiché dalle parole del giornale sembrava dicesse altro e comunque anche nei concorsi le categorie sono tre:fruttato leggero medio ed intenso.Vista la sua esperienza mi può spiegare perché mediamente il pesce anche in trattorie di mare è venduto 60 al kg mentre in altre zone anche più turistiche tipo Sorrento a 45-50?Non é che in Cilento locali aperti 4-5 mesi vogliono guadagnare come se stessero aperti sempre?E del fatto che sempre più locali escano con vini a marchio proprio e ne vendano a pedane a discapito di quelli di aziende vinicole secondo lei da cosa dipende?Non dal fatto che si può ricaricare del 500% una falanghina pagata 2 euro la bottiglia spacciandola come vino della casa,quasi fosse orodotta dietro al locale e non si può fare la stessa cosa con un fiano cilentano che esce a 7-8 più IVA?Mi risulta che c è chi ne vende anche 12mila in un anno nel suo locale di vino della casa e non credo le paghi più di 3 l una rivendendo le almeno al quadruplo.Mi aiuti a capire.Poi le dico cosa farei io se avessi un locale.
Gentile Marco, non mi chieda di entrare pubblicamente in casa altrui, quando vorrà tenga per buono il mio invito e ne discuteremo privatamente. Per il momento, visto l’appello alla mia esperienza, mi consenta un consiglio : sulla ristorazione scivolano le migliori intelligenze. Si fidi.
a presto
Perfetto,come vede anche lei preferisce pubblicamente non toccare certi argomenti come io non faccio i nomi.Comunque poiché sto ricevendo molte telefonate sia di sostegno che di critica vorrei fossero chiare due cose: 1) se ho aperto il tema è perché conosco e amo il Cilento più di ogni altra zona campana e soffro a veder arrancare nell approssimazione chi è baciato da Dio per luoghi e prodotti. In tutti i locali in cui ho fatto consulenza fratuita per i prodotti non ultima la pizzeria nuova di Sorbillo,ho sempre segnalato vini e prodotti cilentani.Mangiare salumi ,formaggi,olio di “battaglia” altrove è brutto,in Cilento è inaccettabile!!!!In tanti dopo la mia riflessione hanno condiviso il mio pensiero,magari non avrebbero fatto il primo passo ma c è bisogno di chi lancia il sasso e NON nasconde la mano per portare a galla i problemi.Finora però sono mancati alla discussionegli operatori del settore che evidentemente preferiscono far finta di nulla,però alla prossima lamentela sugli affari che vanno male mi sentono.L idea di join venture tra produttori locali e ristoratori vi sembra tanto male?CHI VARCA IL SELE DEVE MANGIARE E BERE CILENTANO,E A PREZZO CONGRUO.ALTRIMENTI SI SPRECA IL PRIVILEGIO DI VIVERE IN POSTI COSÌ SPECIALI.
Discorso complesso e condivisibile
C’è anche da dire che della Dieta Mediterranea al momento, oltre a qualche comunicato trionfalistico di politici alla frutta, non sappiamo come possa essere un volano di sviluppo di questo Territorio. Mi piacerebbe partecipare ad una tavola rotonda dove gli interpreti sono i ristoratori e gli operatori turistici Cilentani dialogano, ed i politici, Sindaci, Provincia e Regione ascoltino.
Quoto il sign Albert in toto.È ora che i ristoratori si sveglino,uniscano le forze e si facciano promotori della cultura gastronomica del territorio.E basta furberie.
Mi associo all’analisi dell’ottimo Marco e condivido quanto scritto dall’amico Yuri. Fin da piccolo ho vissuto le mie estati ad Agropoli (la “porta” del Cilento) e con la mia famiglia ci cimentavamo in tour che si spingevano ben oltre le classiche località di mare come Acciaroli e Pisciotta; ho visitato la parte interna della zona, scoprendo piccoli borghi come Auletta, Prignano, Cicerale, Torre Orsaia etc… Il Cilento è una terra oggettivamente, e per me emotivamente, bellissima, per certi versi austera nel suo essere “poco contaminata” dalle mani dell’Uomo; ho potuto notare, nonostante la mia giovane età, che i “paeselli” interni soffrono un po’ del carattere ispido e “ruvido” di alcuni loro abitanti, che rispecchia a pieno il paesaggio di quei territori, mentre i cittadini sul mare, in alcuni casi, approfittano dei mesi estivi per depauperare le tasche dei turisti in maniera eccessiva, soggiogati alla concezione che “morto un papa se ne fa un altro” più propriamente tipica della Costiera Amalfitana. Tutto ciò, a mio parere, si traduce in una politica della “cosa pubblica” maladattativa; i paesi cilentani non hanno la stessa caratura mediatica dei Positano, Ravello & Co. Al di là del settore enogastronomico, ci dovrebbe essere un dialogo costruttivo tra Regione e Comuni che si traduca in una seria azione politica del “Fare”, che permetta di vivere il Cilento 365 giorni all’anno, e che avvantaggi quelle persone che lavorano in maniera trasparente, puntando forte sulle eccellenze del proprio territorio; ci sarebbe bisogno di un inquadramento della zona scevro dalla solita concezione di luogo ameno soltanto perché rurale e bucolico.
Salve, sono un ragazzo di 35 anni e pratico il cilento da quando i miei genitori mi portavano a trascorrere i mesi estivi in quella fantastica terra. Esperienze lavorative mi hanno portato a confrontarmi con realtà meno “dotate” dell’amato cilento ma le stesse non le ho trovate con business ai piedi di Pilato! Ho trovato persone che hanno posto l’attenzione non solo alla propria attività ma che hanno centrato le loro forze la loro caparbietà e tenacia sui prodotti. un esempio? il consorzio del parmigiano! Noi non abbiamo la concezione dei consorzi, cosa che secondo la mia modesta opinione è la vera forza dei prodotti del nord. Ogni produttore del mezzogiorno pensa solo ad arricchirsi a discapito del competitor e a discapito del compratore. Quando non c’è comunione d’intenti difficilmente una terra cosi ricca di materie prime riesce ad emergere.I produttori dovrebbero unirsi ed iniziare a ragionare insieme a disciplinarsi ad uniformare o livellare i prezzi di vendita. Magari una politica di consorzi legata ad ogni prodotto tipico del luogo potrebbe essere l’inizio di una regolamentazione tra produttori, evitando cosi prodotti di bassa qualità a prezzi fuori dalla grazia di Dio. Il cilento è un patrimonio da salvare e l’attenzione posta da Marco non è una critica fine a se stessa ma un “SVEGLIAMOCI E DIAMOCI DA FARE”. Il manifesto di Marco è il canto di un eterno innamorato della propria Bella.
Ti quoto
Consorzioalba
Davvero belle le ultime 5 righe del sign.Michele.Lucida e precisa l analisi di Antonio,figlio di uno chef tra i migliori della guida osterie d Italia,gente che conosce i prodotti della nostra provincia a perfezione.
abituale frequentatore del cilento sino a qualche anno fa, felicemente rivolto altrove da qualche tempo. agli stessi prezzi (migliaia di euro/mensili) almeno uno in estate fitta …una casa. non una struttura in cemento e/o muratura con mobilio e impianti da CAMPO ROM. mi dispiace ma marco descrive una triste realtà. vera.
Per ottenere qualcosa di diverso è prima necessario essere una persona diversa. Qualunque ambito della nostra vita migliora quando noi miglioriamo, ma non prima. L’ordine è sempre questo. Per cui poniamoci come prima cosa queste domande: Sappiamo riconoscere la differenza tra nutrizione e alimentazione? Come e quando scegliamo la strada della salute e del benessere? Perché poi ce ne allontaniamo? Quanto controllo abbiamo su di essa? Se il percorso intrapreso cambia, come facciamo a mantenerci equilibrati e costanti? Sono domande importanti per raggiungere il benessere, sono domande difficili se non sappiamo darci una risposta, ma la risposta c’è è qui: http://www.benessereunico.com
Da semplice turista del Cilento sono d’accordo con il Sig. Marco, però a dire la verità devo per forza condividere anche il pensiero del Sig Francesco e Raffaele, ci sono anche tante e tante realtà che “coccolano” il turista con ospitalità, attenzioni e prezzi giusti anziché spremerlo.
ma è possibile avere una sezione su questo blog solo sul cilento su locali e sagre vere da non perdere?
Salve,
frequento il cilento da esattamente 30 anni…purtroppo sono finiti i tempi in cui vi passavo 4 mesi l’estate ma quando posso cerco di scappare sempre lì…la mia bellissima infanzia è stata tale grazie a quei posti meravigliosi, a quel mare cristallino, a quelle spiagge incontaminate e a quella campagna.
E’ sicuramente vero che l’ospitalità nel cilento è scadente nella maggior parte dei casi ma è anche vero che bisogna sapere dove andare, di ristoranti dove con 30€ fai un pasto completo di pesce ce ne sono e a 20€ uno sublime di terra…è pur vero che il livello medio è basso…
Una domanda ma noi amanti del cilento e/o cilentani di adozione siamo davvero sicuri che saremmo contenti di un notevole potenziamento delle strutture turistiche? Questo inesorabilmente comporterebbe caos che andrebbe a deturpare quella quiete che si gode in quei luoghi…sapete cosa significa poter fare anche a luglio il bagno nudi su alcune spiagge, nuotare senza il rischio di essere investiti, poter ormeggiare la barca in una baia senza dover mettere fuori i parabordi.
Amo anche molto la costiera sorrentina ma provate ad andarci in Agosto, solo per il tragitto di 50 km da napoli ci possono volere anche 2 ore, provate a fare un bagno in uno dei tanti lidi super attrezzati…poi mi direte cosa è meglio o peggio per il nostro cilento e per noi…
da viticultrice insediatasi sul territorio e “forestiera” in quanto non nata nel Cilento, potrei partecipare alla discussione con moltissimi spunti. Per anni mi sono interrogata su inerzie, ostracismi e “chiusure” nei confronti di chi viene da fuori (qui anche chi viene dal paese vicino viene da fuori), come fruitore turistico o peggio ancora come “imprenditore”, soprattutto da parte delle ISTITUZIONI (le prime che dovrebbero tutelare, proteggere, incentivare territorio e popolazione).
Nel tempo ho compreso le ragioni storico-sociali di queste reticenze culturali, rimane il fatto che il limite maggiore di politici ed operatori turistici è l’incapacità di comprendere quali sono gli elementi che attraggono il turismo di qualità, quello che fa girare l’economia fuori stagione, e che sono anche quelli che riqualificherebbero il territorio da tutti i punti di vista: natura, tipicità, autenticità, tradizioni, in una parola IDENTITA’ CULTURALE. Mancando questo manca anche la lungimiranza, la programmaticità, la capacità di creare consorzi, ecc e c’è da domandarsi se non venga in realtà meno la premessa: interessa il turismo di qualità? si vuol far girare l’economia anche fuori stagione?
Non si può negare però che ci sia a vari livelli un circolo virtuoso che dell’identità culturale e del territorio si faccia promotore e spesso accade in modo spontaneo che si finisca per fare rete tra operatori di qualità (una rete richiesta dai clienti che quasi sempre chiedono consiglio su cos’altro vedere e dove andare), il paradosso è che questo circolo sia formato principalmente da “stranieri” o da cilentani che hanno viaggiato e tornano alle origini.
Devo anche riconoscere che una volta compresi certi aspetti ed una volta che ci si è fatti conoscere si riesca a stabilire nel tempo un rapporto d’affetto e di stima reciproca con quasi tutti i clienti (nel nostro caso ristoratori ed enotecari), che va aldilà delle ragioni commerciali e che non è facile trovare in altre zone della Campania.
Sign Fabrizio concordo con alcune sue opinioni su tavole buone a prezzo giusto,mentre volevo specificare che io non parlavo di potenziare il turismo ma di qualificare l offerta per renderla migliore a chi già viene.
Sign Giovanni ottima idea quella della guida delle sagre,si segni queste Cicci maritati a Stio,Fichi a San Mauro cilento
Anche io sono un turista di quelle terre, anzi direi un turista goloso, giro ristoranti e trattorie, ma non disdegno neanche sagre ed affini e devo dire che non posso che confermare ciò che dice Marco: rispetto ad altre realtà nel Cilento davvero sembra che il turista debba essere “sfruttato” più che “conquistato”. Del pesce al ristorante poi non ne parliamo proprio, io come Aldo lo ritengo off-limit. Certo ci sono anche delle eccezioni piacevolissime, qui necessariamente si fa un discorso generale. L’idea di Giovanni piace molto anche a me; una bella sezione dedicata solo al Cilento, a me interesserebbe.
Salve,io condivido buona parte della recensione del Contursi (ognuno e libero di esprimere le sue idee/esperienze/storie/impressioni)sono stato per anni turista Cilentano ma da un paio di anni ho scelto mete diverse(e nn voglio neanche esporre i motivi dato che gia si è detto quasi tutto),ma quello che nn condivido e come una persona come la sig.ra Assunta Niglio che ricopre anche una carica all interno Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni faccia addirittura reprimende a chi espone i problemi cilentani (opportunamente o non) e l invita addirittura a far valige.
Sig.ra Assunta Niglio dato che lei rappresenterebbe il cilento e il cilento vive per buona parte dal TURISMO e mai stata a vedere il crescere dei lidi a discapito delle spiagge libere di notte?
Tanto per citare un problema e nn stiamo a parlare di commercio,ristorazione o altro ma del demanio(quello che dovrebbe essere di tutti!!!!)Mi spiego meglio io sono stato per 8/9 anni a Castellabate e ci sono dei lidi confinanti con le spiagge libere(le coin d annite in primis) che ad inzio stagione sono di una certa dimensione ma man/mano che arrivano turisti si ALLARGANO a discapito delle spiagge libere(che a fine stagione sono praticamente dei fazzoletti) e se qualche malcapitato aveva posizionato l ombrellone a confine col lido la mattina semplicemente nn li trova piu perche l IMPRENDITORE di turno nn li fa trovare per nn dare spiegazioni,ma se qualcuno(turista) fa notare che si è ALLARGATO viene quasi malmenato, ma minacciato di sicuro.Questo e un piccolo problema ed è il piu evidente perche viene svolto quotidianamente alla luce del SOLE .
Da dire ci sarebbe tanto da dire ma questo mi sembrava opportuno segnalarlo(e lo faro anche nelle sedi opportune)anche perche se è una cosa è di tutti un altro nn puo appropriarsene con la Forza a discapito di chi forse nn puo permettersi “1 OMBRELLONE E 2 SDRAIO A PAGAMENTO”. :((
Sono in procinto di partire per la mia prima vacanza cilentina spinto dai ricordi dei racconti della mia mamma, che imparò ad amare quella terra nei suoi ultimi anni di vita, con la mia compagnia nostra figlia in arrivo e il mio sodale estivo. il nostro programma è cercar casa nell’entroterra facendo la prima tappa da casebianche per rifornimenti enoici. poi puntate marine giornaliere nelle ore fresche e mappatura di porticcioli a cercar pescatori, per godere della nostra cucina all’ombra di qualche bell’olivo.
dove vai vai oramai l’italia e tutto così, se ti avvicini troppo alla costa, per dormire e mangiare, ci vuole il portafoglio a fisarmonica. starsene riparati ti permette di risparmiare e di godere della cultura dei luoghi che visiti, quella che appunto, in riva la mare, si è persa con la risacca
Sign Fabrizio ottimo programma,a breve spero di poterlo dare altri suggerimenti per arricchire le sue escursioni cilentane.Trascorrerà di sicuro una bella vacanza.
grazie Marco, ne sono certo. aspetto anche i suoi preziosi consigli per allietarci questi meritati giorni di riposo. cerchiamo contadini e artigiani dove poterci rifornire di quanto necessitiamo, nn amiamo rivolgerci ai supermercati ma piuttosto alle realtà delle zone dove ci rechiamo, per genuinità vera e risparmio
grazie di cuore
Tra i tanti difetti di Marco Contursi (che conosco da oltre vent’anni) gli riconosco il pregio di scrivere sempre ciò che pensa, soprattutto in ambito culinario. É un innamorato della buona cucina e del Cilento: non è sul libro paga di nessuno! Quando va a provare un locale nuovo paga, ringrazia e lascia laute mance cercando di carpire la storia e la cultura dei luoghi. Visto che a molti lo spirito di autocritica manca, ben vengano questi interventi che hanno il merito di farci almeno riflettere!
Ringrazio Luigi e Marcello per l’approvazione,urge svegliare le coscienze sennò prima o poi va tutto in malora.Gia quest’anno alcuni amici hanno preferito la Puglia al Cilento dove andavano da 20 anni.
Le critiche costruttive devono essere un viatico positivo al popolo cilentano a fare meglio e di più per la propria terra.
Ma non sempre vengono colte come tali. Il declino di cui Marco Contursi scrive, effettivamente è tangibile. Ho parte delle mie origini cilentane e con molto dispiacere noto un deterioramento del territorio e della cultura cilentana mai molto aperta e schiva, ma ora pronta a cavalcare l’onda della popolarità degli ultimi anni con metodi che richiamano, magari più turisti ma che impoveriscono culturalmente il territorio. La fuga dal cilento è iniziata e questo anche per me è un grande dolore.
Ottimo Marco, attenta e precisa sintesi di quello che purtroppo, oggi, offre il Cilento.
Da produttore che si batte per il territorio, vedere i proprietari di agriturismi e ristoranti uscire dai discount con i carrelli pieni, e’ mortificante.
Le critiche, come queste, devo servire a migliorare casa nostra….capiamolo!!
Carissimo Marco Contursi, la invito quando di nuovo nel Cilento a passare da me, le farò omaggio di un kg di Fusilli di Felitto che potrà gustare comodamente a casa sua, questo per farle vedere che con molti sacrifici in mezzo al marasma generale c’e’ chi ancora cerca di portare qualita’ cilentana sulle tavole!
Cordiali Saluti Christian
Carissimi,
appena tornato da qualche giorno di vacanza nel Cilento, così come mi
capita da più di 30 anni…e in questi giorni portavo nella mia mente
il ricordo di quest’articolo che ho voluto confrontare con la realtà.
Come sempre vado a Palinuro, ma mi sposto in tanti paesi limitrofi per incontrare amici o andar per sagre e locali segnalati.
Ebbene,
che dire…la mia esperienza è quella di tutti gli anni: cellulari
quasi sempre inutilizzabili (anche con la TIM); trovare un lido con un
wi-fi libero è un’impresa immane; 34 km di curve per arrivare da Cono e
gustare dei suoi piatti e della sua compagnia e sentirci dire che in
realtà Rofrano e Palinuro distano 12 km, ma che mai nessuno ha mai
voluto costruire una superstrada per collegarle e migliorare, così,
anche l’economia dei paesi interni; parcheggi che sono arrivati a 5 euro
e ne chiedono tanti anche se si scende in spiaggia alle 17:00; un’unica
cornetteria funzionante e degna di tale nome che il 16 agosto a
mezzanotte aveva già finito i cornetti, altre non ve lo dico nemmeno (o
chiuse presto o degne di mense aziendali); un ristorante aperto da poco
che quando chiami per prenotare ti dice che alle 22 è troppo tardi
perché la cucina chiude (sì, avete letto bene. Il mese di agosto, la
cucina chiude come se fosse un normale giorno del mese di dicembre); un
lido che alle 17 ti dice che non può prepararti un panino tonno e
pomodoro perché la cucina è chiusa (qualcuno mi spieghi cosa c’è di
cucinato in un panino, mah…); un’ora e dieci minuti di traffico a
causa della deviazione a Prignano Cilento per la strada interrotta (i
cui lavori da mesi non iniziano); la festa a Pellare “Re Wine”
praticamente annullata il secondo giorno per disordini successi il
giorno prima.
Che dire…di certo Palinuro come tutto il Cilento è
nel mio cuore e continuerò a villeggiare qui, ma mi chiedo, negli anni
cosa è cambiato? Cosa è migliorato? Quanti altri saranno disposti a
trovare prezzi alle stelle in cambio di servizi inesistenti?
Che sia
chiaro AMO IL CILENTO…e so che oltre a tutto questo c’è anche un
IMMENSO SPAZIO DI BELLO. Panorami e tramonti mozzafiato, mare
cristallino, calette e spiagge nascoste e meravigliose, prodotti tipici
buonissimi e genuini, ma si può barattare un pochino di tutto questo con
un minimo di progresso e di servizi? Credo fermamente che la cosa
positiva del Cilento sia la sua chiusura a tutto ciò che genera
modernità, ma attenzione, perché questo potrà essere anche la sua più
grande iattura.
Meditiamo…
Il fatto è che la cultura del turismo in Cilento vive di piccoli episodi isolati, soprattutto dopo la decisione del Club Mediterranee di andare via da Palinuro.
Si tratta di una zona spopolata ed esausta dall’emigrazione durata un secolo e da sistemi di agricoltura arretrati. A cominciare dal secondo dopoguerra cosa è successo? I possidenti hanno esercitato le professioni liberali mentre la maggiore attività è stata l’assunzione negli enti locali con il sistema clientelare e non per merito.
Poi, a partire dagli anni ’80 è arrivato il turismo mordi e fuggi da Napoli e sono sorte solo attività improvvisate che in due mesi vogliono guadagnare per un anno per passare gli altri dieci al bar.
Ci sono le eccezioni, ovvio, ma il panorama sociale è questo, del resto comune a gran parte del sud. L’obiettivo sociale è raggiunto: vivere senza lavorare sul modello greco. Solo qui le chiusure per ferie durano ancora un mese
Burocrazia poco qualificata, inefficiente e svogliata, agricoltura di orto, turismo improvvisato. Ala fine si spiega perché è ripreso il flusso emigratorio e purtroppo ad andare via sono sempre i migliori.
Una situazione senza speranza, allora? Non credo se ci sarà una rapida colonizzazione di persone che sono state fuori e reinvestono, o imprenditori che capiscono l’immenso patrimonio culturale e ambientale. Dall’interno ogni spinta è solo frenante.
Io ho un piccolo esempio: voglio ritinteggiare casa, l’ho deciso da un anno. Il geometra al quale mi sono improvvidamente rivolto ci ha messo otto mesi per presentare il progetto per la dia e dopo tre mesi sono ancora in attesa di risposta. Il tempo, cioé, in cui a Shanghai si costruisce un nuovo quartiere! Le scuse sono poi da bambini della quinta elementare: sono stato male, in famiglia c’è sempre qualcuno che sta male, poi le feste che a Natale durano un mese e si va di settimana in settimana come se si vivesse duecento anni.
Alla fine ti stanchi e magari decidi di spendere quei soldi a Parigi.
Caro Luciano sono fermamente convinto che ” non basta indignarsi per cambiare il mondo”,ma ognuno con quello che ha a disposizione.Proprio oggi una ristoratrice cilentana mi ha ringraziato per averle fatto conoscere una azienda vinicola cilentana.Ma ci volevo io???Non era più normale che gli uni si proponessero ai locali del territorio e i locali si informassero sulle cantine della zona?Io credo che non dobbiamo far morire sta cosa ma proporre un convegno in autunno che veda coinvolti ristoratori albergatori Amministazioni ed Ente Parco.Magari a latere di quella rassegna di prodotti cilentani che organizzi al Savoy.Non facciamo finta di niente,alea iacta est ora continuiamo nel solco già tracciato da questo articolo che come vedi a distanza di tempo ancora ricordano e commentano rimarcando e la veridicità con buona pace di chi si è offeso senza fare prima un serio esame di coscienza.Io non mi arrendo.