Il Cilento a Napoli, la bella serata dei vini Casebianche e della cucina di Giovanna Voria a Cap’alice
di Marina Alaimo
E’ un Cilento autentico, caparbio e produttivo quello raccontato da Pasquale Mitrano dell’azienda vitivinicola Casebianche e da Giovanna Voria con i suoi tantissimi prodotti che hanno salvato antiche tradizioni agroalimentari che stavano scomparendo. Le storie dei due protagonisti del secondo appuntamento di Storie di vini all’enosteriatipicanapoletana Cap’alice sono molto diverse, ma con grande forza diventano ambasciatori nel mondo di questo territorio antico e affascinante. Giovanna è una cilentana autentica, di Cicerale, il paese dei ceci che ha personalmente salvato e rilanciato con notevole successo tanto da non riuscire a soddisfare la richiesta del mercato.
Il suo agriturismo a Corbella è immerso in un ampio spazio del tutto selvaggio del Parco Nazionale del Cilento. Qui coltiva tantissimi dei prodotti cilentani tra i quali sono protagonisti i suoi inseparabili ceci, i fichi bianchi, gli olivi e le erbe spontanee che ama sempre utilizzare in cucina. In effetti Giovanna si è affermata nel lavoro semplicemente per non aver mai abbandonato la sua mania di proporre con amore i piatti e i tantissimi prodotti della propria terra. Pasquale invece ha un percorso del tutto diverso. E’ originario di Succivo, uno dei tanti paesi della Terra dei fuochi dove viveva con sua moglie Betty. Entrambi sono architetti che a un certo punto della propria vita hanno avuto il coraggio di fare scelte radicali rinunciando a tutto ciò che avevano costruito e ripartendo con un progetto di agricoltori. Così si spostano a Torchiara dove Betty ha un vecchio terreno di famiglia realizzando quei sogni più volte sognati con fiducia. E’ il grande vantaggio di chi sa camminare sempre uniti e in armonia. Nei 14 ettari di proprietà 5 sono dedicati alla vigna che in breve tempo ha portato risultati entusiasmanti. Dà il benvenuto agli ospiti lo spumante La Matta da uve fiano. La matta perché rappresenta la carta giunta a sorpresa rendendo vincente la scommessa di partenza. E’ uno spumante rifermentato in bottiglia utilizzando il mosto della fermentazione del fiano e senza l’aggiunta di zuccheri. Non viene sboccato o chiarificato. Rappresenta l’immagine riflessa da vecchi ricordi vissuti nelle cantine di tufo dei contadini che spumantizzavano l’asprino nel territorio aversano dal quale proviene Pasquale. Ottimo sul baccalà fritto di Cap’alice.
Pasquale presenta insieme a me che scrivo le annate 2012 e 2008 del fiano del Cilento Cumalè e le 2011 e 2008 dell’aglianico Cupersito. I due millesimi di fiano sono molto diversi: in effetti l’azienda è piuttosto giovane, nasce nel 2000, e da una scelta di partenza che vede l’utilizzo del tonneau di acacia si arriva poi alla convinzione di produrre questo bianco solo in acciaio. Si insegue quindi il modello del Kratos di Luigi Maffini, al quale i produttori conferivano le uve prima di decidere di vinificare in proprio. Entrambi le annate esprimono un fiano di grande carattere che sa esaltare la materia prima di altissima qualità delle uve di cui è composto. Cumalè 2012 è intriso di energia vibrante , delinea una grande pulizia di profumi e sapori. Rompe le vecchie convinzioni che in Cilento non si possano produrre grandi fiano per il clima caldo e le altitudini poco elevate. Conferma invece l’esuberanza di quest’uva straordinaria che dà ottimi risultati se trattata con rispetto. La 2008 è più dolciastra nei profumi e riporta lungamente quei timbri salmastri e mediterranei che ritroveremo in tutti i vini proposti. Alla pari del fiano, le due annate di Cupersito disegnano un cambio di scelte nella pratica dei legni. Fino al 2010 il vino affina in tonneau da 20 hl, poi si passa al tonneau da 500 lt di primo e secondo passaggio. Anche nel caso dell’aglianico il vino conferma l’utilizzo di uve molto curate e selezionate con attenzione. La potenza dell’aglianico c’è tutta. E che aglianico! Il 2011 ha toni fumè e di spezie piccanti poi frutto pieno di ciliegia. È materico in bocca con buona freschezza ed in continuo allungo. E’ esuberante e profondo il 2008, quasi da sembrare più giovane del precedente. Ha il carattere di un grande vino, da attendere con pazienza nel tempo, ma già godibilissimo. Nessuna sbavatura, ma pieno equilibrio di timbri e elementi che concertano in bella armonia.
L’enosteriatipicanapoletana Cap’alice è in via Bausan 28 Tel. 081 1916 8992.
Aperto dal lunedì al venerdì sempre. Sabato solo di sera. Chiuso la domenica.
2 Commenti
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Ecco qua proprio due esempi di specifiche conduzioni aziendali che fanno onore al Cilento e giustamente gratificate da ottimi risultati. Il Cilento che lavora bene e vuole proporsi all’attenzione dei media e dei consumatori. Bravi davvero Giovanna, Betty, Pasquale e Marina.
Bravissima Giovanna.. sono stato nella valle “incantata di Corbella ” e ho assaggiato molti piatti di Giovanna che si distinguono per la altissima qualità degli ingredienti … la location …. e … la gentilezza e cordialità di Giovanna completano l’opera…..andateci ne vale la pena