Il Catanazzo, la zuppa dedicata alla Madonna dei Campi di Giovi


Il Catanazzo

di Carmen Autuori

Ha un nome assai singolare, Catanazzo, che nella parlata comune campana viene utilizzato quando non si riesce a trovare una giusta definizione per un qualcosa o un qualcuno.

Si tratta di una zuppa a base di trippa che appartiene a quella che comunemente viene definita “cucina povera” tipica della tradizione contadina e che invece come tutte le ricette “cuoncio cuoncio”, ossia che richiedono tempo e passione, è particolarmente ricca di storia, tradizione e simbologia. Ma procediamo con ordine.

Gli elementi del piatto che hanno acceso la nostra curiosità, oltre al nome, sono due: innanzitutto la presenza dei piselli e dei pomodorini freschi, inusuale in questo tipo di preparazione, e poi il legame del Catanazzo con la festa della Madonna dei Campi che da tempo immemorabile si tiene il lunedì dopo la Pentecoste a Giovi, frazione collinare di Salerno da sempre a vocazione agricola, questo perché è proprio la Pentecoste, detta anche Pasqua dei Fiori, che dà inizio al lavoro nei campi.

Catanazzo, la Madonna dei Campi

La festa della Madonna dei Campi è anche la conclusione del mese mariano, durante il quale si recitano svariate preghiere affinché la Madonna protegga i vigneti -Giovi è terra di uva Sanginella -, gli orti, gli animali e le famiglie, in particolare quella dei contadini.

Nei tempi passati, in occasione di eventi avversi come le tempeste, la siccità o un’anomala invasione d’insetti, venivano fatte suonare le campane della omonima chiesa costruita ne 1252 su un fondo di un’antica famiglia di proprietari terrieri del luogo, i Caporaso. La costruzione della chiesa stessa è avvolta da tradizione e leggenda, un po’ come avviene per quasi tutti i santuari mariani.

Tale culto s’intreccia con quello delle Sette Sorelle o Sette Madonne diffuso in tutta la Campania, dall’agro-nocerino sarnese, fino a giungere nel Cilento con la Madonna del Sacro Monte di Novi Velia sul monte Gelbison.

Lo stesso lo si ritrova in sette paesi (o frazioni) che fanno parte del Parco dei Monti Picentini e che contornano Salerno. Oltre alla Madonna dei Campi di Giovi, a San Cipriano Picentino si venera la Madonna dell’Immacolata, mentre a Sieti la Madonna del Paradiso, per citarne alcune.

Si tratta delle Madonne ctonie, la trasposizione cristiana delle dee della fertilità, soprattutto di Persefone figlia di Demetra, la fanciulla che trascorre metà dell’anno nel profondo degli Inferi e l’altra metà alla luce del sole.

E così, anche a Giovi con la devozione alla Madonna dei Campi si celebra la primavera ed i suoi frutti e questo spiega la presenza dei piselli e dei pomodorini, che sono tra i primi prodotti che ci regala la stagione, in una zuppa di trippa, che è sostanzialmente un piatto invernale.

Come dicevamo, si tratta di un piatto della tradizione popolare, tramandato oralmente e per questo a rischio di essere dimenticato.

Proprio per conservarne la memoria, a nella frazione salernitana si organizza una sagra, giunta alla sua trentaduesima edizione, grazie al contributo di tanti volontari ed in particolare alla signora Amelia Parisi che ancora oggi si attiene alla ricetta originale, dove protagonista è il Catanazzo, un piatto che sta in un’immaginaria “Terra di Mezzo” tra la brutta e la bella stagione, ovvero dalle tenebre alla luce. E forse è questo il significato del suo nome tanto singolare.

Si ringrazia per il prezioso contributo il professore Rosario Barbarulo, appassionato cultore della storia locale

Ricetta di Amelia Parisi raccolta da Carmen Autuori

  • Tempo di preparazione 30 minuti
  • Tempo di cottura 1 ora e 59 minuti
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Ingredienti per 8 persone

  • 2 kg di trippa già pulita
  • 1 kg di piselli freschi sgusciati
  • 1 kg di pomodorini ben maturi
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • 2 carote
  • 1 gambo di sedano
  • 1 grossa cipolla fresca
  • 2 spicchi d’aglio
  • Vino bianco
  • 2 cucchiai di sugna
  • Olio Evo
  • Sale
  • Peperoncino
  • Prezzemolo
  • 8 fette di pane casereccio

Preparazione

Tagliare la trippa già lavata a pezzi molto piccoli, più o meno della grandezza di un’unghia.
In una capace casseruola, fare un soffritto con carote, sedano, cipolla e aglio con olio e sugna.
A parte sfumare la trippa con 2 bicchieri di vino bianco.
Quando è evaporato del tutto, aggiungere la trippa al soffritto.
Unirvi i pomodorini tagliati a pezzi piccoli, il sale, il peperoncino ed il prezzemolo, allungare con dell’acqua calda e lasciar cuocere almeno per due ore.
A metà cottura aggiungervi i piselli. A cottura ultimata servire ogni porzione con una fetta di pane