Il Casavecchia di Anna Della Porta
Ne è passato di vino nelle botti da quando è uscita la prima bottiglia di Casavecchia, il misterioso vitigno casertano capace in cinque vendemmie di raggiungere un successo clamoroso: in Campania siamo ben oltre il dibattito tra autoctoni e internazionali, le aziende rigorose spiantano addirittura la falanghina e l’aglianico per far posto al tridente delle colline Caiatine, cioé, oltre al casavecchia, il pallagrello bianco e quello nero. Lo ha deciso anche la mano più giovane che mai abbia lavorato questi vitigni, quella di Anna Della Porta, enologa e tra poco dottoressa in Agraria in quel di Pisa, nella sua azienda di famiglia a via Roma, nel cuore di Castel Campagnano. Siamo sul confine tracciato dal Volturno, da un lato il Sannio, dall’altra la provincia di Caserta, il paese conta Terre del Principe, Tenute di Castel Campagnano di Massimo Alois, Fattoria Selvanova, Castello Ducale e Le Cantine di Hesperia di Anna. A tre chilometri, nel territorio di Caiazzo, ancora Vestini Campagnano e Masseria Piccirillo. Non male come densità, vero? Solo Taurasi può vantare qualcosa in più. Il Casavecchia di Anna è del 2003, ma ce ne accorgiamo più al naso che in bocca perché oltre ai frutti di bosco, alla liquirizia, alle note balsamiche, c’è un impatto di ipermaturo tipico dell’annata siccitosa. In bocca il bicchiere dimostra di aver trovato già un suo equilibrio se abbinato alla grassa e affamata cucina napoletana, come la zuppa forte, la parmigiana di melanzane, il sartù, gli ziti spezzati con il ragù mentre assoluto ha bisogno di ulteriore evoluzione per far maturare i tannini. Nessun problema, vista la gradevole spinta di freschezza che fa da sottofondo e che non molla mai la presa nel palato. Anna e i giovanissimi come lei sono al tempo stesso la conferma dei risultati raggiunti dalla rivoluzione vitivinicola campana e la speranza per il futuro: per troppi anni abbiamo visto solo capelli bianchi dietro le schiene curvate tra i vigneti, adesso finalmente tocca alle nuove generazioni, preparate, assicurare la continuità: Luigi Rapuano di Torre del Pagus, Stefano Di Marzo di Torricino, Federico Romano di Colli di Lapio, Gerardo Vernazzaro della Cantina degli Astroni, sono solo alcuni esempi di under 30 che hanno studiato per lavorare e valorizzare le proprietà di famiglia. Anna ha pensato anche un Pallagrello Nero lavorato solo in acciaio e il Pallagrello Bianco, piccolo capolavoro saggiato nella festicciola organizzata con i parenti e gli amici la scorsa estate in occasione della inaugurazione della piccola cantina. Una festa che vale mille noiosi convegni sulla valorizzazione dei prodotti tipici.