Il Cancelliere di Rita Pizza, l’aglianico contadino di Montemarano e Antonio Di Gruttola: la degustazione


 

Soccorso Romano e la moglie (FotoPigna)

di Gaspare Pellecchia

Il “canceliere” è il soprannome di Soccorso Romano, il vecchio vigneron montemaranese dall’animo severo, nobile e preciso che ha fondato questa azienda. E perciò.

Il versante dell’appezzamento di sette ettari che circonda giro giro la casa è tutto omogeneo: Aglianico allevato a cordone speronato (zero trattamenti, zero concimi, solo un po’ di zolfo e rame, ecc.). Esposizione precisa precisa a nord-est. Siamo ben oltre i 400 metri, la contrada è la nota Iampenne.

Mo’ vi spiego meglio: una parte delle migliori uve di Aglianico, una parte dei migliori Taurasi cioè, si produce lungo un tratto del fiume Calore irpino: le due sponde sono compresse tra due prismi collinari, due tobleroni, uno a destra e uno a sinistra di questo tratto del fiume. Il versante esposto a sud-sud ovest è grossomodo Paternopoli; il versante esposto a nord-nord est è, all’incirca, Montemarano. Noi siamo qui: a Montemarano.

Tutti lieviti indigeni (la consulenza è di Antonio di Gruttola), uso di legni grandi prestigiosi, né chiarifiche, né trattamenti di stabilizzazione. Qui si sta attuando un ritorno a un Taurasi perfettamente naturale, a un Taurasi di un lontano passato: ma col gusto di oggi! Gusto che si è affinato, si è evoluto, si è ingentilito.

Gioviano 2008: gran fruttato, fiori e legno piccolo. Bella acidità gustosa e fresca. Tannino maturo e quasi risolto. Lungo al palato. Un bellissimo, bevibilissimo vino fruttato, un Aglianico interessantissimo e ben fatto.

Nero né 2006 (chiocciola): bella questione. Io la butto là. E’ praticamente il Cinque Querce in versione moderna. Ed è molto, molto buono. Perché? Perché tutto si evolve, anche la Natura, oltre che il gusto e la conoscenza. Il naso di questo Taurasi ti accoglie con la splendida forza di cui sono fatti i vini di questa sponda: la commovente nota minerale di scoglio marino. Il frutto pieno c’è, sotto che scalcia. Il colore è impenetrabile, di certo, e non tradisce la delicatezza al palato. Ritorno al naso: si sente il legno grande nuovo, si sentono i due anni di bottiglia. C’è pienezza c’è freschezza c’è lunghezza c’è caffè c’è tannino giovane. Lo sapremo affinare per altri cinque anni e lo riberremo, sperando nel riavverarsi di questo sogno.

Campioni di botte e amenità varie:

– il Nero né, Taurasi 2007, sfiora quasi la perfezione assoluta del territorio; tannini ancora immaturi ma di alto rango. Una mezza bomba: tra due anni lo riassaggerei.

– il Nero né, Taurasi 2008, rotondo e maturo; ben bevibile, primari in evidenza; balsamico (crema vicks, caramella mentos); note fenoliche; maturità vendemmiale da manuale, Aglianico scolastico.

passito di Aglianico 2009, uve vinificate a Pasqua: è un chinato? No? E chi se lo aspettava? L’Aglianico produce il chinato senza aggiungere china. Buonissimo, dolcissimo, aperto, gioviale, vino dolce-sapido da discussione. Una piccola droga di cui non potrete farne a meno.

mosto cotto di Aglianico: e che ve lo dico a fare? Tra le cose più belle che assaggerete a Montemarano: un concentrato biodinamico di suolo e di energia, aromaticamente minerale. Straordinario. Come succhiare tre-quattro tonnellate di roccia calcarea affiorante.

– confettura di Aglianico: che chicca ragazzi!

P.S. L’azienda si chiama Il Cancelliere.

La scritta “di Rita Pizza” o meglio “di Pizza Rita” me l’ha fatto aggiungere Soccorso. Il motivo lo ignoro. Soccorso resta un mito.

4 Commenti

  1. la scoperta dello scorso anno, oltre ai vini abbiamo potuto conoscere Nadia e suo marito, due persone fantastiche !!!
    Speriamo di averli ancora nostri ospiti qui in toscana ;-)

  2. @ Simone
    Grazie, che bellissima serata!
    Ricordiamo ancora il sapore dei piatti che preparasti in abbinamento ai nostri vini :)
    E che dire degli itinerari consigliati! Avevi ragione tu sono dei luoghi che ti invitano a riflettere indipendentemente dal tuo credo.
    Se vi trovate a Pratovecchio, “La tana degli Orsi” è una tappa obbligata; affidatevi a Caterina in sala e a Simone in cucina. Proseguite il vostro viaggio visitando la pieve della Romena (chiedete di don Gigi) e il santuario della Verna. Meritano.

    @ Gaspare
    Ho chiuso gli occhi e ho “sentito” la mia terra. Dedichiamo la nostra avventura ai miei genitori, senza il loro lavoro non esisterebbero Gioviano e Nero Né. Da un po’ di anni li affianchiamo nella gestione dell’azienda per imparare da loro, per capire quei segreti contadini che non sono scritti su nessun testo e ai quali tavolta non esiste una spiegazione logica. Il Cancelliere di Pizza Rita segna l’inizio di questo passaggio generazionale, per dirlo con le parole di mio padre: <>

    1. la vite è come un ponte che collega la sponda della terra con la sponda dell’uomo: voi siete , come tanti altri per fortuna, perfetti custodi di questo ponte

  3. Chi mi conosce bene lo sà che non sono di molte parole, poi non e che sia molto attivo nello scrivere sul web, anche se leggo tanto quando il tempo a disposizione me lo consente.
    Devo ritenermi fortunato ed onorato ad avere incontrato nel 2010 sia Simone e Caterina nella loro Tana degli Orsi a Pratovecchio ed essere stati coccolati per tutta la serata,locale che merita una visita ed il viaggio anche dalla Puglia.
    Poi sempre nella scorsa estate con amici comuni (loro sommelier) siamo rimasti una mezza giornata da Il Cancelliere, in vigna e poi abbiamo assaggiato i loro vini,persone stupende Nadia Romano ed il resto della famiglia ,tutti coinvolti in azienda,io ho preso un paio di cartoni di Gioviano 07 e qualche bottiglia di Nero Nè 05,i nostri ospiti nelle settimane successive di conseguenza hanno apprezzato parecchio.
    Che dire poi dell’assaggio da botte nella minuscola cantina dell Aglianico Passito,una carezza per il palato.
    Spero quanto prima di ritornare a Pratovecchio e poi un pò più a Sud a Montemarano,per rivedere delle persone eccezzionali ,uniche ,sincere che amano veramente il lavoro che svolgono.

I commenti sono chiusi.