Il Brunello di Montalcino di Claudia Padelletti
di Antonio Di Spirito
Anche in piena estate può capitare di mangiare dei piatti molto strutturati!
Pappardelle al sugo e tordi in padella con la leccarda; con questo menu era gioco forza stappare una bella bottiglia, un rosso capace di reggere quei piatti. Nella mia piccola cantina ho cercato in zona brunelli qualche bella etichetta ed ho trovato proprio quella che, secondo me, poteva andar bene: Brunello d Montalcino 2011 di Padelletti; una azienda a cui sono legato da ricordi remoti.
Negli anni ’80 dello scorso secolo un collega di lavoro era diventato, suo malgrado, il nostro “spacciatore di brunello”; era il cugino della proprietaria dell’azienda, ma aveva “derazzato” e venne a fare l’ingegnere a Roma. Mi ricordo che, in velato accento toscano, poneva sempre la domanda: “Ma vvolete (rigorosamente con due “v”) il Rosso o il Brunello?”.
Padelletti è una delle poche famiglie storiche del Brunello di Montalcino; la loro storia affonda le radici nel XIV secolo, ma viticoltori sicuramente dal 1571.
L’attività vitivinicola è stata sempre complementare ad altre attività, come, per esempio, la ceramica. I vigneti giacciono nel versante Nord-Est ed hanno un’età che va dai 20 anni ai 60 anni, impiantati tutti dall’attuale conduttore, Silvano, figlio di Claudia, che si sta dedicando all’azienda come sua attività principale. In cantina si usano, in prevalenza, botti grandi; segno di un rispetto della tradizione, Anche se c’è una forte attenzione per l’innovazione.
Le bottiglie più vecchie conservate in cantina, a testimonianza della storia non propriamente recente, risalgono al 1960.
L’annata 2011 è stata molto felice; mi ricordo che, al tempo, resse molto bene il confronto con la (troppo, secondo me) osannata 2010 e stravinse il confronto con la successiva 2012.
Impressionante l’assaggio di questo vino; ha una beva scorrevole, ha un ritmo ipersonico, eppure lascia un palato pulito ed intriso delle tracce del suo passaggio. Al naso sono intense le note di ciliegie sotto spirito, violetta, rosa, grafite e qualche nota balsamica; il tutto si rinnova al palato, ma nella velocità di beva si apprezza un gran bel tannino (risolto, vellutato e ben integrato) ed una freschezza stentorea e viva, nonostante l’età. Persistenza e speziatura ci dicono che il sorso è andato, ma che equilibrio e che eleganza!
2 Commenti
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Per una padellata di tordi il Padelletti ci casca a fagioli che al fiasco,tanto per rimanere in regione,non ci starebbero niente male PS Sarebbe opportuno un passaparola sul suo “pusher”di tordi argomento sicuramente non corretto politicamente ma di sicuro estremamente interessante gastronomicamente parlando.FRANCESCO
Il mio pusher è segretissimo. Comunque, alla prossima riapertura della caccia, se ne può parlare! Un salutone e buone vacanze.