I triiddi di Rofrano: il futuro è nella tradizione
Di Carmen Autuori
La storia della cucina, da Nord a Sud, è ricca di piatti nati per ingannare la fame, per intenderci quelli semplicisticamente definiti tipici della “cucina povera” e che, invece, sono un patrimonio in termini di tutela della sostenibilità, della territorialità, della biodiversità e della tradizione: in sostanza piatti attualissimi, ovvero il paradigma della cucina moderna.
Tra questi i Triiddi, un piatto tipico di Rofrano, suggestivo borgo situato nell’alta valle del Mingardo a poca distanza dal monte Cervati. Per la sua posizione baricentrica tra la costa cilentana e la catena montuosa, Rofrano è detta anche terra di castagne, il frutto che è stato sempre centrale nell’alimentazione contadina tanto da essere declinato in vari piatti dalle zuppe – in accompagnamento ai legumi – ai dolci. Ed è proprio la farina di castagne protagonista di questa pasta fresca che una volta aveva la forma di uno gnocco cavato con tre dita, da cui triiddi, ed ora invece ricorda un fusillo senza il buco centrale. Abbiamo chiesto la storia e la ricetta alla signora Maria Villano, maestra nella realizzazione del piatto e membro del consiglio direttivo della Pro Loco di Rofrano a cui va il merito di aver valorizzato questo antico piatto e di averlo diffuso anche grazie alla Sagra dei triiddi che quest’anno si terrà il 17 e il 18 agosto.
<<Questo tipo di pasta rappresenta la nostra tradizione più autentica, è il piatto della festa. Una volta era, però, una pietanza poverissima che si realizzava con quello che si aveva in casa, in primis le castagne e poi un poco di farina perché quest’ultima era considerata un bene prezioso. Il condimento, invece, è composto da olio, aglio, prezzemolo e peperoncino, ingredienti semplicissimi e a disposizione di tutti. Oggi l’impasto non prevede solo farina di castagne ma anche semola ed una piccola quantità di farina 00. Per tanti anni era finito nell’oblio fino a quando non è stato attenzionato dal professore Massimo Cresta del dipartimento di Antropologia dell’Università La Sapienza, che ha approfondito sia gli aspetti nutrizionali che quelli prettamente culturali. Si tratta in sostanza di un piatto che incarna principi di grande attualità, ad esempio è molto richiesto da chi segue un’alimentazione vegana>>.
Oltre che in occasione della sagra, i triiddi sono preparati da tanti ristoranti sia di Rofrano che delle zone limitrofe. Ad esempio, La Taverna del Sole ad Alfano li tiene sempre in carta, data la grande richiesta. La ricetta però è quella della signora Maria Villano che ha apportato alla versione originale una gustosa variante, ossia i peperoni cruschi, altro ingrediente fortemente identitario presente un po’ in tutte le dispense cilentane e non solo
Ricetta di Maria Villano raccolta da Carmen Autuori
- Tempo di preparazione 15 minuti
- Tempo di cottura 20 minuti
Ingredienti per 6 persone
- 300 g di farina di castagne
- 250 g di farina 00
- 500 g di semola rimacinata
- Acqua
- 6 peperoni cruschi
- 2 peperoncini piccanti
- 3 spicchi d’aglio
- Olio evo
- Sale
- Prezzemolo
Preparazione
Setacciare le tre tipologie di farina e creare una fontana sul tavolo di lavoro. Impastare con una quantità d’acqua tale da ottenere un composto sodo ma non duro.
Lasciar riposare coperto da un panno pulito per circa 15 minuti.
Staccare dei pezzi di pasta non troppo grossi e stenderli fino ad ottenere una sorta di lungo serpentello.
Tagliare in pezzi lunghi circa 10 centimetri e porli ad asciugare.
Nel frattempo, tritare l’aglio, un ciuffo di prezzemolo ed il peperoncino e far soffriggere in un abbondante giro d’olio.
A questo punto aggiungere i peperoni cruschi che andranno subito sollevati per evitare che si brucino e tenuti da parte.
Lessare i triiddi piuttosto al dente conservando l’acqua di cottura, versarli nel condimento e mantecarli aggiungendo qualche cucchiaio di acqua tenuta da parte.
Servire con il peperone crusco e una spolverata di prezzemolo tritato fresco.