I problemi sentimentali delle donne di James Bond: Bollinger o Dom Perignon?


Ascolta tesoro, il Campari te lo berrai un’altra volta…

Quella sera a Valencia faceva caldo anche se era solo aprile, erano le otto,  l’aria condizionata spingeva via la primavera prepotente del Levante,  la aspettavo giù alla barra  del bar del miglior hotel della città in periodo pre-socialista in compagnia del mio Martini e lei finalmente arrivò con l’immancabile abitino rosso, mi si avvicinò in uno svolazzo eccessivo di patchouli con aria più amichevole che amorevole,  appoggiò un angolo di fianco sull’altro sgabello di cuoio , si spostò un ricciolo capriccioso dagli occhi e poi mi sussurrò : caro Bond, vivo ancora di quel filet Chateaubriand , di quel Vega Sicilia e del nostro pomeriggio, ma mi è rimasto il desiderio di una bollicina per rivivere anche stasera. La voce vagamente roca, sporcata dell’ennesima sigaretta più carta che tabacco, più pacchetto che contenuto:  Caro Bond, cosa beviamo stasera , Bollinger o Dom Perignon?

Bollinger Chérie. Direi un Vieilles Vignes Françaises 1969, lui  poco più giovane di me,  tu molto più giovane di noi, non lo dimenticherai.

Vedrai, ti piacerà, quel sentore di tabacco biondo, quel profondo bouquet terrestre,  per te che sei di un altro pianeta, lui invece a piede franco di questo , con quel residuo di piccoli frutti rossi dissolti in un un alito etereo di kirsch, quel giro di bicchiere che sembra inutile ma che riaccende il perlage che ti si riflette negli occhi. Niente olive, niente caviale, niente. Così si beve, sull’angolo di uno sgabello di legno borchiato rivestito di cuoio verde inglese , sembra il verde dei sedili dell’Aston, non il BRG, hai ragione,  quello è diverso , lasciamolo a quei barboni di Jaguaristi, un giorno o l’altro le faranno nelle Indie quelle Rover travestite.

Ma quanto parlo,  la lingua corre veloce quando il vino  scivola via in un attimo dalla lingua ma resta forte in mente. Difficile staccarti  lo sguardo. Hai fame?  No, ovvio, la chateaubriand ti è rimasta sullo stomaco , il Vega , si grande vino il Vega. E questo, e questo non è buono ? E’ già finito, e due non li hanno in fresco.

Señor,  tenemos un DomPè sesenta y nueve ? 

Un Dom Perignon 69 a l’habitacion?  Muy bien ,  ma bien frio Miguel, es por la noche, tu me intiende,  gracias .

gdf, abito Zegna , scarpe Church , auto Aston Maffin

Bene, e adesso si va in Franciacorta.

Urla di disperazione e fuga d’audience, mi spiace ma Olga si è presa la macchina ed è uscita a far la spesa.  Abbiamo finito il Bollinger ed è rimasto solo del Bellavista in frigo.

Dai, due chiacchiere in attesa che torni, mica male un Bellavista, lei ormai viaggia Aston e Bollinger ma io di nascosto bevo anche Bellavista , quando torno dal footing parecchio disidratato prendo una bottiglia di rosè e la tracìmo nel baloon in mix con una spremuta di pompelmo rosa, spettacolo! Ubriacato e idratato senza un respiro, lei normalmente va a Campari shakerato , ma la bollicina gli sale sempre istintiva nello sguardo.

Quando conobbi quel best wine maker che fa di nome Mattia Vezzola agli inizi della sua proficua e gloriosa collaborazione in Franciacorta, ingaggiato per la realizzazione dei “metodo classico” targati Bellavista,  rimasi inizialmente stupito della sua certezza nel voler ottenere innanzitutto un prodotto base di alta qualità, convinto che il resto della gamma sarebbe andata a quel punto di conseguenza nella direzione tracciata dal vino meno costoso ma già sufficientemente buono da poter fare da traino a tutto il resto della produzione.

E così andò, perché una volta centrato il “gusto” del vino dal minor costo in listino, ogni acquirente si sentì sollevato da qualsiasi dubbio sulla qualità del resto dei vini metodo classico prodotti in seguito da Vezzola per Bellavista. Per i vini fermi andò diversamente ma non è questo l’argomento del quale ci stiamo interessando in questo momento.

Con le dovute proporzioni è stato a suo tempo l’approccio all’entry level della maison Bollinger a invogliarmi ad approfondire il resto dei blasonati Champagne usciti dalle cantine di Ay . Proprio lo Special Cuvèe fu convincente da subito e rimane ancora oggi il numero uno della sua categoria, affiancato a volte anche dal regolarissimo Brut Réserve di Billecart Salmon, ma in entrambi i casi sono vini rivelatori, vini che  fanno facilmente intendere quali meraviglie si possano nascondere dietro un etichetta  d’apertura di gamma.

E’ dalle numerose famiglie d’oltre Reno si deve la nascita di grandi marchi il cui fascino è rimasto inalterato nei secoli. Heideseck fu la prima, poi Krug, Mumm, Roederer e Bollinger nel 1828 , marchio e azienda tuttora gestiti a livello familiare e non sotto gli ampi ombrelli dei grandi gruppi che hanno rastrellato quasi tutti i più famosi marchi storici. Lo stile vinoso e robusto dei vini della maison è dovuto ad una basse maggioritaria di pinot noir vinificato in fusto  per le diverse cuvèe destinate ad un lungo e sereno invecchiamento nelle cantine di Ay.

Vini importanti  che si destreggiano bene già all’ora dell’aperitivo per poi  adeguarsi o imporsi con autorità anche per tutto il resto del pasto.

Sul primo piano dei millesimati troviamo le versioni Grand Année, sia in versione bianco che rosè le cui espressioni in annate favorevoli quali la 1999 sono oggi di altissimo profilo, specialmente sul rosè, categoria nella quale sono più spesso i piccoli produttori a zoppicare, mentre sono normalmente i produttori di grande taglia come Bollinger a raggiungere i risultati migliori.

Per raggiungere una ulteriore gamma di sensazioni più complesse ci si può rivolgere alla selezione R.D. , che per chi non fosse addentro ai fatti della Champagne significa Recentemente Sboccato (degorgè) , si tratta quindi di un vino dell’ annata indicata in etichetta , molto matura, ma liberata delle impurità concentratesi negli anni a contatto con il tappo solo recentemente. Gli RD stanno mediamente una decina d’anni in cantina sui lieviti prima di essere sboccati e messi in commercio in una condizione ideale di maturità e di freschezza. Epocale per esempio 1996, ma quasi tutti i millesimi proposti non tradiscono mai le aspettative.

Punta di diamante della produzione Bollinger è ovviamente il Vieilles Vignes Françaises, ricordato periodicamente dagli appassionati come “il pre fillossera” :  questo blanc de noir è fatto in piccola quantità ricavata da due piccoli appezzamenti vitati con porta innesti a piede franco piantato in bassa densità (3000 ceppi per ettaro).  Produzione di estrema nicchia, alternativa al resto della produzione i cui vigneti sono stati destinati allo scopo all’inizio degli anni 60. La prima annata imbottigliata e messa in commercio è stata la 1969.

La superficie totale dei vigneti utilizzati per questo Champagne raro è meno di mezzo ettaro. I cru utilizzati sono ormai due : Clos Saint-Jacques in Ay e Chaudes Terres in Ay, perché nel 2005, la fillossera distrusse il terzo vigneto usato per questo vino, Croix Rouge a Bouzy. Le bottiglie sono numerate e la produzione annuale delle parcelle non innestate ha oscillato nelle ultime vendemmie tra le 3000 e le 5000 bottiglie.

Scusate la fretta  ma è tornata Olga con la spesa, caspita, è pure andata dal coiffeur!
Il tempo di preparare un Campari shakerato , glielo avevo promesso, e  poi vado a cucinare.
Bye!

tgb

Bond , The Guardian Bond

11 Commenti

  1. Se si parla di ieri o l’ altro ieri vuol dire che si invecchia , Mon Rachet !!

  2. Moolto divertente! ma da accanito lettore dei libri di Fleming mi pare di ricordare che 007 amasse soprattutto il Taittinger, solo di rado si accontentava del Dom Perignon.Il Bollinger, peraltro ottim,o non rientrava nei gusti del nostro eroe. (per lo meno per quanto scriveva Fleming)

    1. era Bollinger Claudio, 35 anni di Bollinger. Meregalliringrazia e the Guardian docet ;-)

  3. non ho ancor capito se per tutti noi che scriviamo qui è ancora troppo presto per invecchiare e troppo tardi per crescere o se è troppo tardi per invecchiare e troppo presto per crescere

    1. Buono tutto. L’ importante e’ ridere…. O anche piangere… Insomma vivere e bevere

  4. Fantastico! Sei un intenditore che non se la tira. Miracolo. Io, che non valgo l’ombra del Tuo sapere, preferisco il Bollinger ma…proverò un Dom Perignon presto. Qualche modesto appunto però (per far vedere che ci capisco) te lo devo fare:
    il Bond della foto indossa un abito di Brioni (nota ditta romana di via Condotti)
    non credo che le scarpe siano Church, il “taglio” è troppo italiano ma mi fido;
    la tappezzeria delle Aston dell’epoca era praticamente sempre nera con filetto bianco o nero. Rarissime rosso Bordeaux (che gli Inglesi chiamano Borgogna , Burgundy,) davvero mai verde…
    il BRG è solo una tinta per l’esterno, peraltro da un secolo non più in uso, visto che è una tinta pastello e le auto (jaguar pure) hanno ormai solo colori metallizzati. Per capire il colore, le Mini Innocenti della fine degli anni 60 lo replicavano perfettamente. (e anche le Lotus-Climax di Jim Clark..)
    Cordialmente

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