I piatti della memoria: Mauro Uliassi racconta due ricette
Da tempo pensavo di raccogliere la ricetta ed il racconto del piatto della memoria di alcuni personaggi legati al mondo dell’enogastronomia. Ho pescato tra quelli che in qualche misura mi fossero più vicino; scegliendo di inaugurare la mia raccolta con Mauro Uliassi. Mauro è stato particolarmente generoso e profondo nel raccontarsi.
Marina Alaimo
di Mauro Uliassi
“Tutto quello che cucino è riconducibile alla memoria dei sensi. E per me sensi vuol dire soprattutto eros. Gli odori dell’eros, dell’alcova, dei corpi, si possono ritrovare in molti cibi ed in mille altri luoghi appartenenti alla natura.
Odori che tutti, per esperienza diretta o per istinto, conosciamo. Ho scoperto il potere seduttivo del cibo da innamorato e per caso, quando ho cucinato per la prima volta per la donna che poi è diventata mia moglie. Oggi invece ne ho piena consapevolezza e attraverso il cibo cerco di trasmettere piacere e benessere agli altri.
Ma anche tutta la passione e l’entusiasmo che ho per la vita.
I piatti che sto per descrivervi sono un insieme di sensazioni ed esperienze che si sono accavallate nel tempo. Nella prima secca c’e’ l’odore fresco di salsedine di quando da bambino mi recavo in spiaggia alle 7 di mattina ritrovando il mare piatto ed il sole lucente. Ci sono i ricordi di quando si piantava l’ombrellone nella sabbia, dei castelli sul bagnasciuga, delle lunghe piste per le biglie di plastica con le faccine di Gimondi o di Mercks in attesa del bagno delle 11. Nella prima secca c’e’ anche la prima bevuta di mare travolto dall’onda improvvisa. C’è l’odore delle belle di notte, il canto dei grilli, il den den del passaggio a livello in una periferia dove i ritmi lenti della giornata si fermavano puntualmente alle 22 per poi riprendere all’alba. Quel profumo di mare fresco l’ho poi ritrovato da adolescente tra le gambe luccicanti delle mie fidanzatine.
Ed allora Il profumo eccitante della prima secca si mescola all’odore di erba appena falciata, a quello dei corpi sudati, ai celi puntellati di stelle e dei nostri sogni. Al sapore dei frutti caldi raccolti dagli alberi ed al suono di gioiose orchestrine lontane. E’ incredibile come la memoria olfattiva sappia riassumere in un attimo sensazioni , gioie e tristezze vissute in un arco di tempo lunghissimo. Non sono un nostalgico: i ricordi del passato mi servono per catturare il presente e per dare il giusto valore alle cose. Del diman poi non me ne fotte nulla perché, come dice il poeta, del diman non v’e’ certezza.
Ritornando alle ricette della memoria, nel piatto le seppie giovani e sporche, lo iodio dei ricci, l’amaro dell’ arrostitura, il fenico del fegato di seppia ed il vegetale clorofilloso delle erbe mi fanno entrare con forza nei porti del Mediterraneo.
Sono sempre rimasto affascinato dall’odore dei porti. Mi riconducono alla Baia degli Angeli di Gabicce, alle notti della riviera romagnola nelle discoteche dove ho lavorato come barman. Ho iniziato a frequentare la scuola alberghiera per accontentare mio padre e nello stesso tempo lavoravo nelle cucine dei ristoranti della riviera.
Ma poi ho deciso di lasciare perché quel lavoro era troppo duro per me. Dopo 2 mesi dalla maturità, giovanissimo, sono entrato come insegnate alla scuola alberghiera e mi sono iscritto all’università. Ho viaggiato un po’ in Francia e nel 1983, un coup de futre, mi sono innamorato di mia moglie e sono scappato con lei di notte. Quell’incontro fatale mi ha ricondotto alla cucina e da allora ogni mia energia è proiettata in questa direzione.
La seppia sporca giovane con granita di ricci e erbe selvatiche
Nello studio del laboratorio 2011 avevamo deciso di cimentarci con la seppia, mollusco molto utilizzato nei ristoranti di tutte le coste .
Dopo vari tentativi piuttosto insoddisfacenti, ci siamo accorti che non riuscivamo ad andare avanti e questo perché sbagliavamo l’approccio. Pulivamo la seppia unendo poi sapori che non riuscivano a dare carattere alla preparazione. La soluzione è venuta per caso, o forse no, semplicemente guardando un gruppo di vecchi marinai che cucinavano il pesce con un barbecue scassato e della carbonella di carpano, ad un palmo dal nostro ristorante. Incuriosito mi sono avvicinato ed ho chiesto loro come mai stessero cucinando le seppie in quel modo, senza pulirle. La risposta è stata spiazzante quanto significativa: el pess se te el lavi tropp i cavi l’anima (se lavi troppo il pesce gli togli l’anima). Bellissimo pensai! In un battibaleno abbiamo trovato le seppie, giovani e piccole e le abbiamo arrostite con poco olio su di una plancia senza sale. L’impatto olfattivo e gustativo è stato di una violenza tale da lasciarci meravigliati, ma consapevoli di aver colto la verità di quel prodotto. Il sapore amaro e iodato, l’aspetto brutalmente selvaggio, ci hanno immediatamente conquistati. Il seguito è stato facile: per aumentare il profumo di mare abbiamo aggiunto la granita di ricci ed il fegato della seppia frullato. Per renderlo lungo senza stancare in bocca e smorzare l’amaro della plancia, abbiamo aggiunto le erbe selvatiche, ben 14, condite con olio e aceto di vino rosso: buen enrico , menta, centocchio, treplice rosso, bietola chiara, basilico rosso, borsa del pastore, perililla ed altre. Mangiate singolarmente sono terribili al palato, ma messe insieme sono una sinfonia di sapori di clorofilla che vengono trainate ed allungate dalla freschezza della menta. Per le erbe ci siamo avvalsi dei consigli di Mario Berardi, massimo esperto in Italia. La componente croccante è data dalle briciole di pane al nero di seppia tostato e saltato in olio e aglio.
Ricetta
X 4 persone
8 seppioline giovani
55 gr di ricci di mare
50 gr di Fegati di seppie giovani
carbone di nero di seppia
Qb Vinegrette
Sale ,Pepe
Erbe aromatiche : lamio rosso , centocchio , mentuccia romana, rabarbaro cinese , crescione , origano , sedano acquatico, acetosella , borsa pastore , triplice verde , matricaria camomilla , piantaggine , lattuga selvatica , finocchio marino selvatico, perilla aglio da taglio, aspraggine
X la vinegrette:
80 gr di olio
30 gr di xeres
2 gr di sale
x il carbone di seppia:
fare un pane tipo ciabatta al nero di seppia. Spezzarlo e lasciarlo seccare in forno . Frantumarlo e passarlo al setaccio a maglia larga. Tostare le molliche secche in padella con aglio ed olio.
Procedimento:
Pulire le erbe. Togliere alle seppie il becco e lo stomaco lasciando la pelle e il fegato . Sciacquarle,tagliarle a pezzettoni,condire con poco olio extra vergine ed arrostirle al salto in padella di ferro.
Frullare i fegati con la metà dei ricci di mare. Porre a gelare la restante metà dei ricci e tagliarli gelati a dadini grandi come un pisello. Sul fondo di un’ ampia fondina porre un poco di salsa di fegato e ricci.
Disporre al centro tutte le erbe aromatiche condite con poco sale, aceto e olio.
Aggiungere attorno l’insalata di erbe, i pezzi di seppia arrostite ed i pezzi di granita di ricci gelati. Cospargere con un poco di carbone di nero di seppia x dare musicalità al piatto.
La prima secca
Nel Mare Adriatico all’alba d’estate si possono osservare tre strisce chiare nell’acqua. Sono la prima, la seconda e la terza secca, dette anche scanni. Sono il punto in cui la sabbia si rialza creando una diversa profondità. Nella prima secca c’e’ circa un ginocchio di acqua, o poco più ed è qui che bambini, anziani e bagnanti vengono a prendere i cannolicchi e le vongole. I cannolicchi sono da tempo scomparsi mentre le vongole si trovano ancora. Il profumo del mare all’alba è molto intenso, salmastro e dolce. L’odore del mare cambia di continuo durante la giornata, a seconda della temperatura esterna e delle condizioni climatiche. La seppia profuma di mare che sa di alga ossidata, di fenico, di iodio, di porti catramosi e affumicati. Ha il profumo dell’adolescenza e le forme sinuose di una donna.
Ingredienti
1 kg di vongole piccole venus gallina
1 kg di vongole grandi venus gallina
erbe di fosso
alga: lattuga di mare, dulce, fagiolino
mandorle siciliane fresche di Noto (con artifizio).
Aprire le vongole piccole fino a che non abbiano reso tutta la loro acqua. Conservare l’acqua e gettare via tutto il resto ( le vongole sono ormai troppo spremute per poter essere degnamente utilizzate).
Gelificare con agar agar l’acqua fino ad ottenere una gelatina molto morbida. Pelare le mandorle e metterle (secondo gli insegnamenti di Ciccio Sultano) per una notte in una scatola con acqua gassata. In questo modo si reidratano e tornano fresche.
Fntastici sono anche i pinoli. Lavare bene le alghe di scoglio. Gettare le vongole grandi per 10 secondi in acqua bollente. Aprirle con un piccolo coltello facendo attenzione di non bucare il mollusco e conservarle nella loro acqua.
Le vongole aperte in questo modo si mantengono gonfie. In una fondina sistemare l’acqua di vongola leggermente gelificata, le vongole, le erbe di fosso, le alghe e le mandorle. Servire subito.
Mauro mi ha chiesto di fare gli abbinamenti cibo vino. Sceglierò dei vini della mia regione, la Campania.
Con la seppia giovane e sporca con granita di ricci ed erbe selvatiche: Catalò 2008 di Azienda Agricola Sorrentino, una catalanesca del Vesuvio.
Con la prima secca: Pietra Rosa greco di Tufo 2009 di Di Prisco.
a cura di Marina Alaimo
11 Commenti
I commenti sono chiusi.
Bellissimo articolo…..Complimenti a Mauro Uliassi per la chiarissima e dettagliata descrizione delle ricette.Le seppie sporche…..son un piatto che purtroppo non tutti sanno apprezzare,l’unico e vero modo di mangiarle.Come gli involtini di budelle …anche le enteriora della seppia hanno un loro significato e gusto …………………Magari potessero tutti apprezzare.!!!!!! COMPLIMENTI davvero !
…si potrebbe provare a fare un piatto con le cozze pelose, sporche…
già, ma rigorosamente crude, perchè la cozza pelosa mal tollera ogni tipo di cottura!
Da leggere e rileggere. Perché Uliassi segna nettamente la differenza tra contemplazione ripetitiva e esperienza, tra nostalgia e sogno, tra pippe e sesso. Me ne ero accorto, l’avevo intuito, forse l’avevo anche scritto parlando di fiocine e di muscoli nel costume da bagno. E di canzoni: perché oltre agli odori e al tatto, nella esperienza di ciascuno di noi ci sono le musiche e le voci, persino i rumori. Non mi resta che aspettare un piatto che mi riporti alle gare sulle piste di sabbia con le palline con Gimondi e Merckx: ffrrrrrrrr……
Ragazzi, le due ricette piu’inutili dell’anno. Non le faremo mai Ciomei arma il fan club Uliassi e partiamo per Senigallia. Tanto viene anche Scarpato di sicuro. Ci manchera’ il fotografo professionista di riferimento. Pazienza
Al Mercado do pesce un ristorante di Lisbona alta il cliente passando davanti alle cassette fa’ la sua scelta e va a sedersi al tavolo dove gli verra’ portato il pesce non pulito e grigliato ,tra cui anche le seppie,con una semplice spennellatura di olio di oliva e acqua di mare.
Mauro Uliassi è bravo e geniale e glielo riconosciamo,tuttavia se,faccio un esempio il cuoco GENNARO QUAGLIARULO,ai suoi clienti avesse servito le seppiesporche nella sua trattoria dei Quartieri Spagnoli i clienti lo avrebbero sonoramente sanzionato con buffettoni,paccheri e carocchie^………
Il fatto è che Gennaro Quagliarulo, bravissimo, nemmeno ci avrebbe pensato, semplicemente perché non sono nella norma…;-))
Nel caso di GENNARO QUAGLIARULO,si sarebbe trattato di un evidente errore tecnico:il garzone ha dimenticati di pulire le seppie punto.Nel caso di Uliassi invece subentra il genio e la tecnica,volevo sottolineare questo;Resta il fatto che i clienti di QUAGLIARULO,potebbero non avere la sensibilità di apprezzare un pitto così concepito..
La prima secca non si scorda mai…
Ho la sensazione, dalle parole di Uliassi, dagli ingredienti, dai colori, (non posso dire purtroppo degli odori), che” La prima secca” è fatta di tante prime volte, tutte le prime volte di ciascuno di noi…