Paestum, i nuovi vini dell’Azienda Agricola San Salvatore 1988
di Enrico Malgi
L’appuntamento è al Ristorante Tre Olivi dell’hotel Savoy Beach di Paestum, dove devo incontrare Giuseppe Pagano ed Alessandro Leoni, rispettivamente patròn ed agronomo-coadiutore dell’Azienda Agricola San Salvatore 1988. L’occasione è propizia per testare le nuove annate 2015 dei vini bianchi appena imbottigliati (più un aglianico 2014 e lo spumante Joi 2013) e, soprattutto, devo scoprire in anteprima una novità nel panorama enologico cilentano, un nuovo nato in casa San Salvatore: Palinuro Igt Paestum Bianco 2015, un blend paritario formato dai tre classici vitigni a bacca bianca campani, cioè fiano, greco e falanghina. Un inedito per tutta la provincia di Salerno.
Anche in questa occasione si è voluto intitolare la bottiglia con un nome che ricorda una famosa località cilentana, per affermare ancora una volta lo stretto legame che unisce l’azienda San Salvatore con il territorio di appartenenza. Il 2015 in Campania, come in tante altre regioni d’Italia, è stato connotato da una temperatura molto elevata, che ha consigliato una vendemmia precoce per preservare l’acidità delle uve. Per fortuna nel caso di San Salvatore le uve, allevate in collina ed a fronte mare, hanno potuto godere di un clima più temperato e con escursioni termiche durante le ore notturne e questo ha comportato una buona acidità ed intensi profumi floreali e fruttati, che immancabilmente ho riscontrato nei vini proposti.
Si è cominciato con lo Spumante Joi Brut Rosé Millesimato 2013 Metodo Classico da uve aglianico. Ventiquattro mesi sui lieviti ed ancora tre mesi in bottiglia dopo la sboccatura. Il colore è labile, segnato da un rosa pallido e languido. Perfetto il perlage, connotato da fini, continue e molteplici bollicine, che non si stancano di prendere l’ascensore per salire verso l’orlo della flute per respirare. Bouquet ineguagliabile per ricami floreali e fruttati di glicine, di frutti di bosco, di cassis e di agrumi. Presenza odorosa di pasticceria e di crosta di pane, che regala sensazioni inebrianti. Bocca cremosa, fresca, pulita, sapida, slanciata e dinamica. Finale edonistico, sgrassante e rinfrescante. Prezzo di 25,00 euro in enoteca, ben spesi. Nel Cilento ormai si va sempre più consolidando una cultura spumantistica di ottima qualità.
Ed ecco arrivare adesso proprio l’ospite d’onore, la guest star: Palinuro Igp Paestum Bianco 2015. Come detto si tratta di un blend paritario di fiano, greco e falanghina, vale a dire il meglio della produzione bianchista regionale e meridionale. Cromatismo paglierino vivido, lucente e con riflessi verdolini per la giovane età. Maturazione naturalmente in acciaio ed affinamento in vetro. Al naso si affolla subito un pullulare di piacevoli ed odorose sensazioni tout-court, che rimembrano frutti territoriali come la mela, la pera, la susina ed il fico, insieme a calibrati vezzi floreali e vegetali. Il sorso plana sulla lingua, distesa ed ospitale, bello ampio e voluminoso, regalando proposizioni di freschezza, di morbidezza e di succosità. Ed anche una nitidezza di frutto ed un ritmo dinamico, sapido e minerale. Profondità gustativa ed una fragranza cristallina vanno a completare il disegno finale armonico e persistente. Prezzo intorno ai 12,00 euro in enoteca. Ottimo.
Falanghina Campania Igp 2015 – Colore giallino ancora in itinere. Aspirazione nasale subito segnata da un ampio e denso corollario fruttato, floreale ed erbaceo di ottimo spessore. Bocca piena e godibile, connotata da eccellenti respiri freschi, morbidi e dinamici. Polpa setosa; slancio gustativo permeante ed aggraziato; carattere complesso ed armonico; suadenze eleganti e piacevoli; collusive tracce salmastre. Il retrogusto è appagante e pervasivo. Prezzo in enoteca intorno ai 12,00 euro. Un affarone!
Cecerale Fiano Paestum Igp 2015 – Senza solfiti aggiunti. Pregevole il cromatismo giallo paglierino che s’intravede nel bicchiere. Intensi e variegati gli aromi che s’insinuano nelle narici, allargandole a dismisura, che rilasciano poi odorose sensazioni di agrumi, pesca bianca, biancospino e macchia mediterranea. Palato subito teso ed ampio, che tasta uno sviluppo fresco, succoso e reattivo. Incidenza marcatamente salmastra e sapida; l’elegante e seducente fraseggio gustativo accarezza poi tutto il cavo orale. Reiterati i ricordi fruttati e floreali che accompagnano il finale lungo e godibile. Prezzo in enoteca intorno ai 15,00 euro.
Trentenare Fiano Paestum Igp 2015 – Divagazione sul tema del fiano cilentano che, come in questa occasione, a volte sa esprimere un’anima diversificata e poliedrica non molto distante dagli areali irpini. Classico il colore giallo paglierino, con giovani riflessi verdolini. Impronta aromatica che conferma le peculiarità territoriali: pesca, susina, mandarino, fico, ginestra, fiori bianchi ed erba appena tagliata. Focalizzazione palatale premiante e coinvolgente, in cui convergono seducenti palpiti sapidi, minerali, acidi ed eleganti. Persistente e godibile la chiusura. Prezzo in enoteca sui 13,00 euro.
Pian di Stio Fiano Paestum Igp 2015 – Ecco qui completato il trittico del fiano cilentano con questa bottiglia. Nessuna azienda locale ha in lista ben tre etichette di Fiano in purezza, a parte De Conciliis che non tutti gli anni ne sforna altrettanto. Oltretutto, come il nome lascia presagire, questo fiano è figlio unico di un territorio, quello di Stio posizionato molto all’interno, fino a poco tempo fa poco considerato per la viticoltura di qualità del Cilento. Ed invece, grazie alla lungimiranza di Peppino Pagano e del suo staff tecnico, ci troviamo di fronte ad un vino eccellente che ha saputo razziare premi e consensi dappertutto. Un fiano di altura quasi inedito per il Cilento che lo avvicina di molto agli omologhi irpini. Colore connotato da un giallo paglierino giovane e luccicante. Prelibato il coté fruttato e floreale, a cui dà manforte un vezzo mineralizzante. L’impatto del sorso sulla lingua è subito rinfrescante per via di una spinta acida che alita per tutto il cavo orale. Sensazioni sapide, eleganti e morbide si affastellano all’unisono. Tonicità, equilibrio e buona struttura ne esaltano la cifra stilistica. Retrogusto edonistico e completo. Due le bottiglie proposte: la mezzo litro si vende in enoteca a 12,00 euro, quella classica da tre quarti costa 20,00 euro.
Calpazio Greco Paestum Igp 2015 – Ecco qui un altro vitigno di provenienza irpina purtroppo poco coltivato nel Cilento, ma che sa dare ottimi risultati all’occorrenza. Giallo vivido il colore nel bicchiere. Nette ed avvolgenti le percezioni di frutta matura e di parvenze floreali gialle e bianche. L’ingresso del sorso in bocca è radiocomandato da sospiri freschi ed affusolati, associati a vezzi morbidi, sapidi e minerali. Finale lungo e persistente. Prezzo in enoteca di circa 15,00 euro.
Aglianico Paestum Igp 2014 – Una delle tante bottiglie di aglianico aziendali. Anche in questo caso si tratta di un prodotto nuovo che dal prossimo millesimo si chiamerà “Ceraso”, sempre in ossequio alla tipica nomenclatura toponomastica cilentana. E devo dire che non sfigura affatto. Il colore è già consolidato di un rubino prezioso. Il timbro olfattivo è pregnante d’intensi e scalpitanti odori: sottobosco, ginepro, vibrazioni sapide, grip voluttuoso e sussurri floreali. In bocca entra un sorso morbido e tannicamente pregevole. Un appeal carnoso e vagamente selvatico, ma anche elegante e rotondo, consegna alla trachea un vino saporito ed edonistico. Prezzo in enoteca intorno ai 12,00 euro.
Naturalmente San Salvatore sforna molte altre etichette di qualità, connotate da un prezzo sempre favorevole. Nessun’altra azienda cilentana e soltanto poche campane possono vantare una così ampia batteria di eccellenti proposte rosse e bianche, oltre il rosato e lo spumante. E questo fa sì che l’azienda San Salvatore risulta leader nel suo territorio e competitiva anche a livello nazionale. Basta scorrere il nutrito palmarès di prestigiosi riconoscimenti ricevuti nel corso degli ultimi anni per rendersene conto. Un’azienda, quindi, che è diventata vessillifera di tutto il territorio cilentano a giusta ragione, grazie anche al continuo impegno di Peppino Pagano, al suo staff tecnico, all’ottima e capillare organizzazione e ad un incisivo marketing.
Foto di Enrico Malgi
Azienda Agricola San Salvatore 1988
Contrada Zerilli – Stio (Sa) – Cantina Via Dioniso – Giungano (Sa)
Tel. 0828 1990900 – Fax 0828 1990901
[email protected] – www.sansalvatore.it
Enologo: Riccardo Cotarella – Agronomo Alessandro Leoni
Ettari vitati: 18 di proprietà, più 5 in affitto
Bottiglie prodotte: 160.000
Vitigni: aglianico, pinot nero, fiano, greco e falanghina
6 Commenti
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Come sempre esplicativo e preciso.Un’azienda solare guidata da un Cilentano positivo, entusiasta e coinvolgente.Tra i primi incontrati al vinitaly fresco di medaglia di gran menzione al collo.Peppino,già di suo di notevole statura, sembrava avvicinarsi al cielo con il suo sorriso.PS.Mi permetto di ricordare il suo pinot noir che trovo decisamente intrigante:vitigno ostico è difficile affrontato con il coraggio della sfida ma con un futuro di sicuro interesse.Lo proveremo,come consiglia il funambolico Luca Gardini,alla giusta temperatura con un plateau di ostriche.Arrivederci a tutti da Francesco Mondelli.
La qualita’ e la bonta’ dei vini non si discute, ottimi. Unico neo di quest’azienda il costo spropositato delle bottiglie di ogni tipologia, finanche i vini di De Conciliis e Maffini, superlativi, sono piu’ economici….
Caro Francesco, i vini di Peppino Pagano sanno veramente emozionare. Si tratta di una variegata batteria di eccellenza che trova pochi riscontri in tutta la Campania. Come sai ho già parlato del pinot nero su questo blog. Vai a rileggerti il report.
Gentile sig. Marcello, lei continua ad affermare che i vini di San Salvatore hanno un “costo spropositato”. Come ho già avuto modo di risponderle in un’altra occasione, io rispetto molto la sua personale e soggettiva opinione, però non condivido questo suo atteggiamento. Le etichette di San Salvatore hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo, tanto è vero che sono richieste dappertutto. Per fortuna, come lei giustamente sottolinea, esistono altre eccellenti aziende cilentane che praticano prezzi altrettanto convenienti. Questo è tutto. La saluto molto cordialmente.
Quoto Marcello. I vini sono buoni, i prezzi un tanto alti. A 10 euro si trovano bottiglie dello stesso livello. Poi mi chiedo: 160000 bottiglie non cominciano ad essere un po’ tantine per un’azienda piccola che finora mi sembra aver puntato più sulla qualità che sulla quantità?
Ai redattori: seguo sempre con attenzione e piacere il blog. Ma a volte noto che se vi sono voci discordanti dalle vostre, si alza subito il tono della discussione. Credo invece che l’utilità del blog sia anche quella di accettare opinioni diverse, se espresse con onestà e correttezza. Viva l’azienda San Salvatore, che ci “regala” sempre piacevoli emozioni.
assaggiato Palinuro oggi, una bella sorpresa, oltretutto nelle note degustative non si racconta quello che il patròn Peppino Pagano mi ha spiegato oggi: a parte il desiderio di un bianco diverso, dietro c’è una ragione tecnica di cantina ed il costo è legato proprio a questa ragione, ma la gente non lo sa. ribadisco e concordo ottimo rapporto prezzo – qualità ee piacere di portarsi a casa bottiglie dalle etichette fantastiche, che rimangono oggetti per me di design, visto che riportano i disegni di Gillo Dorfles, eclettico pittore, critico d’arte e filosofo, con tanto di laurea in medicina e chirurgia, che ha compiuto 2 giorni fa la veneranda età di 106 anni!
Gentile sig. Giovanni, ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ci mancherebbe. Io continuo a sostenere che i prezzi delle bottiglie di San Salvatore sono giustissimi in rapporto all’intrinseca qualità. Ma il mio giudizio è uguale al suo, senza avere nessuna pretesa di avere per forza ragione. Però rifletta su questo: le etichette di San Salvatore stanno avendo un successo di vendita enorme in Italia ed all’estero. E questo vuol pur significare qualcosa, non crede?
Per quanto riguarda le risposte date ai gentili lettori di questo blog, non mi risulta che si “alza subito il tono della discussione se ci sono voci discordanti”, semmai si accetta di buon grado il contraddittorio, com’è giusto che sia. Se ha letto con attenzione la mia risposta, e sono sicuro che l’ha fatto, al gentile sig. Marcello avrà notato che ho accettato e rispettato la sua opinione, pur non condividendola. Al piacere di leggerla nuovamente. Sia bene.