I nuovi italiani: meglio zappare che stare in banca


La nuova tendenza: donne in agricoltura

La metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un
agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o lavorare in una multinazionale (19%) mentre in generale quasi un italiano adulto su tre (28%) lascerebbe il proprio lavoro per fare il contadino. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg, in riferimento alle polemiche elettorali sul ruolo dell’agricoltura in Italia innescato dalle dichiarazioni di Nunzia De Girolamo, che evidenzia l’affermarsi in Italia di una vera rivoluzione culturale con la riscoperta del valore dell’economia reale e di una nuova attenzione al cibo, all’ambiente e in generale della qualità della vita.

Un cambiamento – si legge in una nota Colfiretti – sostenuto dalla società civile che crede nel nuovo modello agricolo che si sta affermando in Italia ma che è stato compreso anche dai diversi partiti che per la prima volta hanno dato attenzione all’agricoltura nei programmi. «Un dato positivo che valuteremo con cura nei contenuti al fine di verificarne il livello di condivisione per poi, al termine della campagna elettorale dopo gli incontri chiesti a tutti i leader dei partiti, dare il giudizio della Coldiretti che rappresenta 1.600.000 iscritti», afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Oggi si registra dunque – continua la Coldiretti – un profondo cambiamento rispetto al passato quando la vita in campagna era considerata spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di quella in città.

Ma quali sono i motivi di questa scelta ‘bucolicà? Per il 50% del campione perchè «così si fa una vita più sana», per il 18% «ci si sente più liberi e autonomi» e per il 17% «per il piacere di vivere in campagna», mentre solo il 7% ritiene che «si guadagni di più». Una inversione di tendenza che – conclude la Coldiretti – si riscontra anche a livello scolastico con l’aumento record del 26% nelle iscrizioni all’Università nei corsi di laurea in scienze agroalimentari, in netta controtendenza rispetto all’andamento generale nell’ultimo decennio.

8 Commenti

  1. Son tutti bravi quando a zappare sono gli altri…ci vediamo nei campi domani alle 4.

  2. … fare i contadini per un giorno!!! poi mi sa che tornerebbero al loro lavoro………………!

  3. La stanchezza che si accumula dal lavoro nei campi non é mai superata dalla soddisfazione che se ne trae. Ma non ditelo in giro.

    1. Da uno che il contadino la fa davvero, la soddisfazione è immensa se: non piove troppo, se non c’e un evento siccitoso, se non grandina e se riesci a vendere i tuoi prodotti ad un prezzo che ti gratifichi e ti faccia vivere in modo sereno senza pensieri che aggiunti alla stanchezza fisica non ti lasciano nemmeno dormire!

  4. Un vecchio adagio recita: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. In questo caso, la terra. In oltre dieci anni di Terre del principe decine di persone ci hanno chiesto di lavorare con noi precisando sempre, con aria più o meno sognante, di amare proprio il lavoro fisico, manuale, a contatto con la natura…che bello iniziare a lavorare alle 7,30 del mattino, col cinguettio degli uccelli, quando tutti dormono e che bello non avere sabati nè domeniche nè orari di lavoro perché quando si fatica si fatica, non si sta in fabbrica né in ufficio. Che bello, che soddisfazione zappare sotto il sole di luglio o potare a gennaio con zero gradi, affondando coi piedi nella terra bagnata!!! Che emozione lavorare in cantina, svinare, filtrare, pulire i serbatoi, le pompe, etichettare, incapsulare!!! Che meraviglia passare giornate intere a 15 metri sottoterra a fare i travasi o a sistemare centinaia di bottiglie per lo “storico” con l’umidità che ti entra fin dentro l’ultimo osso….Chissà perché sono tutti fuggiti dopo una settimana. O, se proprio costretti a restare un po’ di più, sono poi spariti appena possibile.
    Quanta retorica intorno al nostro mondo, quanta superficialità, quanto non avere proprio il senso delle cose!!! E’ come chi guarda un ballerino classico danzare sulle punte e dice: che bello, voglio farlo anch’io, in fondo che ci vuole, che emozione il palcoscenico, gli applausi, le luci. E il non capire quanta fatica vera, non virtuale, c’è dietro il mondo bucolico, la vita dei campi, dietro un vino, una bottiglia porta tanti a non rendersi conto di quanto tutta questa fatica DEBBA diventare anche il prezzo di un vino. Un’annata cattiva, un qualunque incidente di percorso, in vigna o in cantina, possono distruggere il lavoro di decine di persone bruciando in un attimo anche decine di migliaia di euro e quindi tutto questo questo rischio continuo, costante (a volte più di un rischio, ad esempio nel 2006 una grandinata ha distrutto la mia vignarella e non è uscito il Vigna Piancastelli….non so se mi spiego in termini di danno) DEVE diventare anche un elemento di prezzo, perché è un elemento di VALORE del vino…..Scusatemi la tirata ma è che davvero non ce la faccio più a sopportare tanta superficialità. Leggo che “la metà dei giovani tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo” (magari comprato, sistemato e organizzato da papà che si accolla pure i rischi d’impresa) piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o lavorare in una multinazionale (19%) mentre in generale quasi un italiano adulto su tre (28%) lascerebbe il proprio lavoro per fare il contadino”. E io mi chiedo ma davvero è un chiedere retorico a questo punto: ma perché non lo fanno????????

  5. Posso commentare con questa mia poesia?

    Tornare alla terra

    E’ forse questo il destino dell’uomo,
    moderno Columella,
    tornare alla terra,
    amarla come i padri l’hanno amata,

    amare la sua aridità,
    perchè la terra si è inaridita,
    i padri l’hanno bagnata con il sudore,
    e hanno raccolto buoni frutti,
    i figli la bagneranno con le lacrime,
    inutilmente.

    Aspetteranno invano la primavera,
    le gemme non si schiuderanno,
    ma saranno i cuori gonfi di dolore
    ad aprirsi come melograni.

    Le bocche avranno sete
    mentre la Terra Madre
    diventerà matrigna.

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