Guigal – Cote Rotie
Se vi venisse in mente di andare a visitare la premiata ditta E.Guigal ad Ampuis, nella parte nord del Rodano, prendetevi tutto il tempo e la pazienza necessaria, diciamo almeno mezza giornata.
Però ne varrebbe veramente la pena di affrontare la lunga visita guidata , sarebbe molto didattico, perché raramente come in questa azienda la quantità e la qualità vanno di pari passo, anche se muovendosi su due binari paralleli e diversi , sui quali scorrono milioni di litri di vino buono o eccellente. Sei milioni di bottiglie è infatti l’approssimativa produzione dell’Imperatore del Rodano, coprendo praticamente quasi tutte les appellations da nord a sud, fino a Chateauneuf du Pape.
Il distinguo importante va però fatto tra i vini a grande diffusione ricavati dall’attività da negociant ed etichettati appunto “E Guigal” e quelli forse ancora più famosi del Chateau d’Ampuis, dove sono custoditi Les Trésor du Domaine Guigal.
Va subito detto che la produzione dei vini più popolari, quelli etichettati E.Guigal sono tra i migliori se visti sotto l’aspetto del rapporto qualità prezzo. In Francia si trovano ovunque: dagli scaffali della grande distribuzione, ai fast food piazzati ad ogni rond point periferico delle principali cittadine francesi, nelle enoteche di basso, medio o alto livello, e ancora nelle carte dei vini della ristorazione classica di fascia media.
Tra i 10 e i 25-30 euro è approssimativamente la fascia in cui si collocano questi prodotti da non sottovalutare neppure dagli appassionati già smaliziati e conoscitori del top della regione, perché già su questi livelli standardizzati la maison Guigal propone quasi sempre dei vini che rispecchiano in maniera cristallina le caratteristiche identificative di ogni comune indicato in etichetta.
Quindi, da nord a sud, dalla Cote Rotie “La Blonde et la Brune” così chiamato forse perché quel terroir fu ereditato dalle figlie di un proprietario che così sommariamente decise di identificarle, come forse è accaduto anche a Puligny, dove l’eredità dei nobili grand cru ricaddero su un figlio legittimo , quindi un Cavaliere ( Chevalier Montrachet ) , e un figlio illegittimo , un Bastardo (Batard Montrachet). Ma non perdiamoci nel ginepraio delle ricadute per successione, qui si cade bene anche sulle denominazioni nobili come Condrieu e Cornas, attraverso gli sbriciolati terroir di St Joseph, sulle sommità dell’Hermitage o ridiscendendo attraverso Gigondas, Tavel, Chateauneuf du Pape , senza mai cadere nel caricaturale, anche quando si tratta di un semplice rosè da tutti i giorni.
Ma è ovviamente il piano superiore quello che accende l’immaginazione degli amanti dei grandi vini. Un immaginazione Luminescense, 1800 bottigliette di viognier ( dal comune di Condrieu ) con residuo zuccherino prodotto nel 2003, di cui ebbi la fortuna di averne una cassetta da sei, che apre le danze sui tesori Guigal. Uno degli aperitivi più originali e straordinari che si possano immaginare.
Il passo successivo sarà il Condrieu La Doriane, lo metto in quest’ordine perché è quello che mi ha sempre convinto meno, a causa di una certa mollezza appiattita dal pesante elevage in legno.
Gli altri bianchi haut de gamme arrivano dai terroir di St.Joseph e soprattutto dall’ Ermitage denominato “ex voto” e a cui è stata sottratta una acca per cavilli storici, e che rappresenta l’ultima etichetta di grande fascino arrivata nella cassaforte dei tesori di Guigal. Ex voto come d’abitudine all’Hermitage si declina in bianco e in rosso.
Ma non siamo ancora arrivati al dunque, ai mitici La-La-La , che non è l’attacco di una canzoncina popolare ma il termine confidenziale per richiamare l’attenzione sui tre vini mostruosi ricavati da tre diverse parcelle della Cote Rotie.
La Landonne, La Mouline, La Turque.
La prima cosa che salta all’occhio guardando la scheda tecnica di questi vini è il periodo di affinamento in legno NUOVO : 42 MESI .
Un’altra cosa curiosa e forse imprevedibile è la piccola percentuale di uva bianca, (viognier) che entra nella cuvèe de La Turque e La Mouline.
Per nulla imprevedibili invece i 100/100mi di Robert Parker, valutazione spesso discutibile sui vini fotocopia del bordolese, mentre qui il Robert secondo me ha assunto una sensibilità diversa è più condivisibile. Durante diverse degustazioni di vini rossi del Rodano qualcuno affermava : però! … Parker sul Rodano ci prende sempre!
E anche Bettane e Desseauve confermano sull’annata 2005 valutazioni che stanno tra il 19 e il fatidico 20/20mi .
Nonostante il prevedibile ma non fastidioso ricordo del lungo elevage in legno nuovo, questi vini in gioventù stupiscono per il sontuoso equilibrio tra la densità della materia, la concentrazione, la tensione, la morbidezza dei tannini e soprattutto per la persistenza inaudita.
I prezzi sono alti, parecchio alti, però, per godersi un ottimo Cote Rotie di Guigal senza svenarsi, la soluzione è l’etichetta che apre la gamma dell’appellation, lo Chateau d’Ampuis, dal naso fine e delicato, quasi burroso, dove le nette note speziate si fondono con frutti rossi maturi fino a raggiungere il sentore di prugna e dove i tannini si sono abbigliati in smoking per dare il benvenuto nel castello dei tesori di Marcel Guigal.
6 Commenti
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Annate? Perché l’ultima volta che sono stato in Rodano mi è parso di notare che loro diano a quelle “calde” un’importanza che poi in bottiglia non trovi, preferendo, almeno nel mio caso, millesimi più equilibrati e longevi. Per dire: ho preferito il 2000 al 2003 o al 1998. Cmq i cru di Guigal sacrificio da non padellare per una cantina.
Anche a me non piacciono le annate troppo ricche, 2000 e 1999 meglio del 2003, certo, e in dettaglio un omaggio a La Cote Blonde 1999 Renè Rostaing, in finezza, come sempre, si può avere tutto anche in finezza. Pure questa, se non ricordo male, altro 100 di parker sul Rodano.
Cmq la 2000 non può certo considerarsi una annata fresca. Non so in questo caso specifico
Direi che per trovare finezza si deve stare sul trittico 2006-2004 o andare, appunto, al 1999
Anche le etichette di Jasmin e, soprattutto, di Delas con il suo superbo “Seigneur de Maugiron” non sono da meno di Guigal. Stiamo parlando, comunque, di un vitigno e di un’uva ancora in cerca della proprie vere identità. A cominciare dal sesso: infatti c’è chi declina al femminile, cioè la Syrah. E anche la provenienza è ancora in discussione. Fino a poco tempo fa si sapeva che il vitigno proveniva dalla città iraniana di Shiraz, lo stesso nome usato in Australia e in Sud-Africa per produrre i vini. Invece adesso sono entrate in gioco altre supposizioni. Si dice che potrebbe derivare dalla città di Siracusa o dal vitigno albanese Shesh, oppure addirittura dal vitigno “Sirica”, proveniente dalla città di Siri , vicino a Metaponto e lontano parente dello stesso Aglianico. Plinio il Vecchio chiama quest’uva Aminea nera. Essa veniva coltivata già dagli Etruschi vicino a Capua, prima dell’era Romana. Un’ultima versione, per adesso s’intende, ci rammenta che la città di Vienne, nell’alto Rodano, fu teatro di un interessante esperimento. Cioè quello della coltivazione di un vitigno resistente al freddo (per le condizioni climatiche non propriamente mediterranee del luogo), importato dal Taburno, nel Beneventano. Questo nuovo vitigno si chiamava “picatum” e faceva parte delle viti “allobrogiche”. Il vino che se ne ricavava serviva soprattutto all’approvvigionamento delle armate romane di stanza sul limes renano-danubiano. Abbracci.
Visto che stiamo parlando di un vino molto longevo, tanto da poter reggere anche per 30 anni, io suggerirei vecchie annate come quella soprattutto mitica del 1990 e poi a seguire il 1991, 1995, 1999 e 2000. Per il millesimo 1998, la vendemmia è stata spettacolare soprattutto al sud, con uno straordinario Chateauneuf-du-Pape. Cosa ne pensate? Abbracci.
Ho assaggiato giusto una decina di giorni
fa una magnum negoce di cote rotie 2003.
Era semplicemente splendida.
Per farci la bocca abbiamo sentito “alla cieca”
una magnum di semplice cote du rhone 2006.
Forse il piu buon vino di questa fascia prodotto da Guigal,
e prodotto in questa zona
prezzo meno di 20, la magnum…