Guida alle Pizzerie del Gambero Rosso: report sulla premiazione
di Dora Sorrentino
E Guida delle Pizzerie fu. Dopo circa un anno di distanza dalla querelle Gambero Rosso – pizzaioli napoletani, è arrivata la tanto attesa classifica di riparazione gamberesca sulle pizzerie, presentata alla neo Città del Gusto all’Interporto di Nola. Una prima prova condivisibile, conferma delle eccellenze campane, a parte qualche assente ingiustificato nella categoria “pizza napoletana” (Maria Cacialli, Michele Leo, Salvatore Santucci giusto per citarne qualcuno) e qualche spicchio invece fin troppo generoso.
Quattro i criteri di valutazione applicati: impasto e lievitazione, materia prima, cottura, assaggio e degustazione. Ma veniamo alla cronaca di quella che è stata una giornata piena di emozioni, con qualche colpo di scena. Sembra passare inosservata, ma in realtà tutti hanno notato l’assenza dei rappresentanti delle varie associazioni della pizza, voluta o meno non sta a noi dirlo, il boccone amaro delle recenti polemiche probabilmente non è stato ancora mandato giù.
Dopo gli interventi del presidente dell’Interporto Gianni Punzo, del presidente della Camera di Commercio Maurizio Maddaloni e del presidente del Gambero Rosso Paolo Cuccia, al via le premiazioni partendo dalla categoria “pizza secondo la tradizione napoletana”: tutti campani i premiati, Pepe in grani, La Notizia di Enzo Coccia, Gino Sorbillo, Antonio Starita, i fratelli Salvo di San Giorgio a Cremano, tra le novità Attilio Bachetti, Alfonso Forgione di Fresco e Pietro Parisi con la sua pizza al lievito “fujuto”. Meritatamente pluripremiato Ciro Salvo con i tre spicchi alla pizzeria Massè ed il riconoscimento per la miglior ricetta con la pizza dell’Alleanza, con fior di latte di Agerola, conciato romano, cipolla ramata di Montoro e lardo di Colonnata.
Il resto d’Italia si divide tra le due categorie “pizza all’italiana” e “pizza gourmet”: ed ecco emergere i nomi di Giancarlo Casa, de “La gatta mangiona”, anch’egli pluripremiato con i tre spicchi e con il premio speciale per la miglior carta dei vini e delle birre, di Stefano Callegari, tre spicchi per “Tonda” e per “Sforno”, di Patrick Ricci, di Fabrizio Marzo, di Arcangelo Zulli, di Renato Bosco, con tre spicchi e tre rotelle per “Saporè”, di Riccardo Antoniolo, di Simone Padoan, dei ragazzi della comunità di San Patrignano con la pizzeria “’O Malomm”, di Giuseppe Merlini, di Paolo Pannacci, di Massimo Giovannini, di Thomas Morazzini e Antonio Laudati, di Edoardo Papa.
Per la categoria “pizze a taglio” pari merito tra Toscana e Lazio: da un lato Niccolò Manneschi e Graziano Monogrammi, dall’altro Angelo Iezzi e Gabriele Bonci. Pace quasi fatta tra il Gambero e il Boncione nazionale, anche se quest’ultimo, con la schiettezza che lo ha sempre contraddistinto, ha rifiutato il premio come “maestro dell’impasto” assegnato a lui e a Franco Pepe, per girarlo al suo maestro di sempre, al “papà” di tutti i pizzaioli romani, Angelo Iezzi.
La giornata si è conclusa con la degustazione di pizze dei pizzaioli premiati e quelle di Michele Leo, maestro pizzaiolo di Città del Gusto di Napoli, che ha presentato la sua pizza estiva con peperoncini verdi, pomodorini del piennolo e pecorino di Laticauda, e se non è pizza gourmet questa…
2 Commenti
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Ben detto, brava Dora, perchè relegare le pizze di Napoli nella categoria “pizza secondo la tradizione napoletana”? Passi per quella al taglio che da noi fa storcere il naso, ma sicuramente ce ne sono di competitive nella categoria “pizza gourmet”!
GR ha toppato anche stavolta…
Escludere l’Osteria Pepe di Caiazzo è una svista imperdonabile: se si Premia Franco Pepe, come puoi lasciare fuori la “Casa Madre”???