Grecomusc' 2005 Campania igt
CONTRADE DI TAURASI
Uva: grecomusc’
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Gli studi del professore Moschetti, prima a Portici ora a Palermo, confermano che questa uva autoctona non è un clone di greco, ma una varietà del tutto particolare che Sandro Lonardo ha tirato fuori da quella miniera ampelografica chiamata Vitigno Campania. Probabilmente è molto più vicino alla Coda di Volpe, da sempre presente nell’areale di Taurasi e Montemarano, a cui l’accomuna la bassa acidità di partenza che impone molta attenzione ai tempi di vendemmia. La versione 2005 non ha profondità e complessità olfattiva, al naso è piuttosto monocorde sulla frutta bianca e note vegetali, ma ha una beva rotonda e fresca, in cui l’alcol e le altre componenti sono ben in equilibrio fra loro. A quasi due anni di distanza, il Grecomusc’, ossia Greco moscio, si presenta in ottima forma e capace di reggere piatti molto importanti e variegati, l’annata si riverbera nella brusca frenata finale quando il volume si abbassa troppo velocemente lasciando traccia del vino nella mente più che nelle papille. Un buon prodotto autoctono da viti a piedefranco, sintomo della serietà commerciale di Sandro Lonardo il quale resta fermo sul Taurasi, di cui ieri abbiamo fatto una bella verticale il cui resoconto sarà scritto da Fabio, e su questo bianco: sono convinto, conoscendo anche l’enologo Maurizio De Simone, che difficilmente l’azienda inizierà a fare anche Greco, Fiano e Falanghina come ormai quasi tutti fanno rischiando di perdere la propria identità. La scarsa esperienza commerciale e la pressione dei ristoratori, la cui maggior parte ignora assolutamente il mondo del vino e asseconda il livello basso della loro clientela, spinge un po’ tutti a presentarsi con un gamma completa per evitare di perdere l’ordine o per la paura di non trovarsi sulla battuta nella moda del momento. Ma se questo modo di porsi è comprensibile nelle grandi aziende, cioé quelle che vanno sopra le 300.000 bottiglie, diventa ridicolo quando la produzione non supera le 50.000: i produttori dovrebbero avere più fiducia in se stessi, restare fermi sulla loro specializzazione perché in questo mondo è importante essere molto caratterizzati, non diluire la propria identià in decine di etichette. Solo i marchi forti possono permetterselo, e per me sbagliano comunque perché deludono la fascia alta e consapevole. Non riesco ad immaginare piccoli vigneron della Champagne produrre anche rossi o borgognoni presentare vino spumantizzato, eccetera. Cosa implica, infatti, questo modo di porsi? La perdita di attenzione al genius loci della cantina, lo spostare l’attenzione dalle analisi dei campioni al listino, dalla sensazione di qualcosa capace di durare nel tempo alla fretta di fare cash. Non è questo un discorso teorico, ma squisitamente commerciale: sfondano e si affermano solo quelle aziende ferme come una quercia sulle loro prerogative di partenza. Ecco perché a noi Contrade di Taurasi piace molto, la filosofia produttiva è quella giusta, poi il vino si può discutere, ma questo è un altro discorso.
Sede a Taurasi, via Municipio 41. Tel 081.5442457. Tel e fax 0827.74704. [email protected]. Enologo: Maurizio De Simone. Ettari: 5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 20.000. Vitigni: aglianico, greco