Pizza a Firenze. Tre cose da non fare mai per evitare una recensione negativa
di Tommaso Esposito
Ecco, sei ben disposto ad assaggiare, visto che passi per Firenze una pizza di cui si parla e si scrive bene.
Fai di tutto per inserire la visita e la sosta tra il commiato dagli amici e la partenza del treno.
Giungi sul posto in compagnia di un collega altrettanto desideroso dell’assaggio.
Resti piacevolmente sorpreso dal posto.
Apprezzi la trasformazione e il concept che oggi viene proposto al piano superiore del Mercato di San Lorenzo, una sorta di Eccellenze Campane o Eataly.
Vai dritto alla Pizzeria.
Sta su due livelli.
A piano terra i forni a legna sono due e garantiscono la consumazione veloce o l’asporto.
Al piano superiore c’è un altro forno a legna, un bel bancone per ammaccare, tanti tavoli ben disposti per una consumazione più rilassata. Un pizzaiolo fa la spola tra su è giù.
La proposta è semplice.
Quattro pizze soltanto: Margherita, Marinara, Napoli e Capri. Quest’ultima è la variabile stagionale.
Si ordina una Marinara e una Margherita.
Ecco quel che ti giunge.
Le immagini parlano.
Il palato accoglie una pizza il cui impasto nasce da un blend di farina tipo 0 e farina integrale.
L’eccesso di cottura è evidente.
E’ determinato dalla permanenza per oltre 3 minuti in un forno mantenuto a temperature media, cosicché viene esaltata la secchezza e croccantezza non solo del cornicione, ma anche del disco.
Tuttavia la sensazione palatale non è sgradevole grazie alla qualità del pomodoro, sebbene in eccesso, sulla Marinara dove c’è pure qualche filetto di un dolce datterino fresco, e del fiordilatte sulla Margherita.
E’ una pizza che mediamente ritrovi, fuori Napoli, nei posti ad alta affluenza turistica sia in città che sugli autogrill.
E’ questa, allora, una recensione negativa?
Sì.
E che cosa fare, in generale, per evitare che questo accada?
Ecco detto:
1. Non creare mai una doppia linea, una per i clienti esigenti e una per i clienti normali. Prima o poi un normale cliente esigente vi capiterà tra i piedi.
2. Non credere mai che tutto vada da sé e fili liscio, senza continui controlli e verifiche, una volta che si è raggiunto il golden standard.
3. Non chiamare mai Pizza Napoletana una pizza fatta con farina semi-integrale e cotta nel forno a temperatura inadeguata. Nel Vocabolario ci sono tanti altri sostantivi e aggettivi a disposizione.
7 Commenti
I commenti sono chiusi.
La questione principale è esattamente questa perchè chiamare pizza napoletana una pizza che non lo è.In giro per l’Italia ci sono pizze di ogni genere simil biscotto,simil piadine,alte basse,secondo una definizione cretina,ed ognuno è libero di scegliere quella di suo gusto.Il cliente deve effettivamente sapere cosa si troverà nel piatto.indipendentemente se la pizza è buona o meno.
Caro Tommaso, leggere questa tua recensione mi ha sollevato! Da napoletano goloso di pizza e residente a Firenze ho sempre avuto grandi perplessità nei confronti di chi parla con entusiasmo della pizza che hai recensito. È successo anche sulle pagine di questo blog, su cui ho fatto anche qualche intervento al riguardo, commentando recensioni entusiastiche e la cronaca che riportava dell’assegnazione addirittura di un premio nazionale. Un parere autorevole come il tuo è stata una gradita sorpresa. Se continui il giro per Firenze e ne trovi una buona, facci sapere.
Esperienza singolare: grandi aspettative, conseguente alla pubblicazione della Guida del Gambero, e cocente -è il caso di dirlo- delusione per una cottura da autogrill che niente ha a che vedere con una pizza napoletana.
bruciata così non si discute, va mandata indietro, purtroppo succede spesso. a qualcuno puo piacere. per me fa solo male.
La penso allo stesso modo ma mi sono dato una spiegazione diversa: ovvero secondo me non tutti i ragazzi che lavorano lì hanno imparato bene il mestiere e questo è il risultato quando il pizzaiolo non c’è. Quando c’è la differenza è notevole.
Ci metterei una quarta cosa: assumere un pizzaiolo da € 500,00 a settimana e non uno stagista aspirante-pizzaiolo da € 500,00 al mese
Non metto in dubbio la delusione, ma forse era meglio discuterne con il pizzaiolo di come mai la pizza era a quel modo. .. purtroppo certe volte accade di andare in un posto con alte aspettative e magari becchi la serata che chi fa l’impasto normalmente, questa volta non lo ha fatto per svariati motivi. ti dico questo perché un mesetto fa io sono andata in questa pizzeria.
non ho mangiato la pizza perché non ero lì per quello, ma l’ho vista ed a vederla sembrava buonissima. non mi sembrava quella che purtroppo sei incappato tu. in verità bisognerebbe sempre mantenere il solito standard di pizza, pero’ se becchi la serata che l’impasto ha dei problemi, che la persona che se ne occupa e’ assente puo’ succedere, anche perché gestiscono una marea di pizze per cui la variante capita. dispiace vedere stroncare una pizzeria cosi, io generalmente innalzole pIzzo buone ma evito di stroncare pizzerie, specialmente se le ho visitate una volta sola, altrimenti sai quante ne distruggerei….