Cressogno Valsolda, Osteria La Lanterna – 13/20
di Luca Fontana
A tavola con I Signori
In uno degli angoli meno conosciuti della Lombardia è nato da poco un ristorante che ha catturato il nostro interesse. Pamela e Pasquale sono due giovani chef le cui strade si sono incrociate diverse volte, prima Parigi, dopo qualche anno, Londra. Ed ora eccoli qui, nella tanto suggestiva quanto sconosciuta Valsolda, ad aprire un ristorante in bilico tra il rustico-tradizionale ed il gourmet, che fa del suo punto di forza le materie prime, mischiando Lombardia e Puglia, le terre dʼorigine dei due chef.
Questa è infatti la chiave della loro cucina, le materie prime, i fornitori, attentamente selezionati, per una cucina non eccessivamente elaborata, che ci prende per mano e ci porta a passeggiare per queste verdi valli, coi loro colori ed i loro profumi.
Amouse Bouche, patata novella con patè di fegatini, pomodorino confit e prezzemolo: unʼinizio coraggioso, quello col patè, che potrebbe appesantire il palato. Non questa volta, perchè è gustoso ma delicato, e la patata lo accompagna egregiamente.
Nel frattempo arriva il pane, di produzione propria.
Antipasto Ricco di Terra e di Mare, ovvero, tar-tar di salmone, panbrioche, trota affumicata, polpo patate e fagioli, torta pasqualina, ostrica, fiore di zucca ripieno di ricotta e pomodorini confit, salame doja e salame dʼoca con cipolline caramellate: da ricordare la trota affumicata in casa ed il fiore di zucca, molto dolce.
Il fiore di zucca:
Tortellone agli asparagi con petali di trota affumicata in casa: un piatto che sa di casereccio, nella migliore delle sue accezioni. Facile vien da dire, con questa trota, che già
conosciamo dallʼantipasto. Ma questi asparagi, sarà la stagione, sarà la vicinanza della famosa Cantello…quanto son croccanti e saporiti!
Tagliatelle di grano saraceno con ragù dʼagnello e carciofi, con menta e pecorino: Pamela ci spiega che lʼagnello proviene da un allevamento della Valsolda. Il piatto è gustoso, forse un po debole rispetto alle aspettative, per fortuna cʼè la menta che lo rinforza quanto basta.
Branzino in guazzetto mediterraneo: un classico, ben eseguito, col sughetto penetrato nel pesce.
Branzino, close-up:
Millefoglie di medaglioni di manzo con asparagi e scamorza: la carne è ben selezionata, ma il piatto risulta essere troppo di pancia, addirittura per noi.
Dolci tentazioni della Lanterna: divertenti e genuine (Smarties a parte), tuttavia nessuna ci rimane impressa nella memoria.
Siamo seduti ad una tavola di buona qualità. Se il risultato finale appare ancora da affinare, tutto quello cʼè a monte è valido, ovvero le materie prime, e la preparazione da parte degli chef degli ingredienti di base (la pasta e la trota affumicata in casa, ad esempio).
Non è da tralasciare anche lʼimpegno da parte di Pamela e Pasquale di portare in tavola materie prime locali, poco conosciute, come il Pepe della Valle Maggia, che troviamo sul menù in un altro piatto, e che proveremo alla prossima visita sulla selezioni di formaggi della Valsolda.
La Lanterna è un ristorante allʼinizio di un percorso, la cui direzione di crescita dipenderà dalla capacità, e soprattutto dalla volontà, dei due giovani chef di affinare delle portate già preparate con ottimi ingredienti.
Menù alla carta: circa 40€, bevande escluse
Chef: Pamerla Paredi e Pasquale Chirivì
Osteria La Lanterna
Via Gasparino Finali, 1
22010 Cressogno Valsolda (Como)
www.osterialalanterna.it
4 Commenti
I commenti sono chiusi.
Questa scelta di proporre gli antipasti ( ma vedo anche i dolci) tutti in un piatto (usanza che ricorre anche dalle mie parti) la trovo brutta e al limite dell’autolesionismo. Sarà il risparmio sul lavaggio dei piatti, ma di fatto anche con materie prime buone il tutto sa di preconfezionato, perché anche la stimolazione salivare e cerebrale ne soffre con tutto quel fricandò di colori e sapori e perché poi, nonostante eventuali sforzi propositivi, tutto si confonde, tutto si inguacchia ( e non saprei come sta un’ostrica (?) con la torta pasqualina o il salmone col salame, o tutte le sciagurate combinazioni che volete). A volte ci vuole poco e abbondare non sempre è meglio di sottrarre.
Fabrizio sono assolutamente d’accordo con te, proprio un peccato perchè così quei begli antipastini hanno perso molto. Come ho scritto, mi ha dato l’idea di un ristorante che stà ancora scegliendo cosa vuole essere, spero che con queste ottime basi affinino e si buttino definitivamente sulla strada gourmet!
Totalmente d’accordo anch’io ma ricordo al Dott. Scarpato, noto gourmet genovese (ahhhh, scerzo, dai! ligure) e sòla con laurea all’Università di Tor Pignattara, che si sta discettando di un locale da 40 euro e non di Alajmo o Iaccarino.. ;-)
Ebbene sì. Noi illuminati assòlati genovesi torpignattariani siamo vittime (e sottolineo vittime) dei dettagli: sia che si tratti della presentazione di una serie di antipasti, la bellezza e il godimento dei quali pensiamo possa essere nell’intento anche, e forse soprattutto, di una trattoria (nella quale peraltro con una bottiglia si supererebbero facile le 50 svanziche), sia che si tratti di una cravatta inadeguata e stropicciata, con la quale appare impossibile affrontare un periglioso lungo viaggio lontano, lontanissimo, dalla piccola casa sul mare.