L’antica Roma al Principe di Pompei
di Marco Contursi
C’è un locale da cui mancavo da troppi anni, c’è un locale ultimamente snobbato dalla critica ma non dagli appassionati, eppure è un ristorante che ha scritto pagine di storia della gastronomia campana. Parlo del Principe a Pompei, di Marco e Pina Carli, toscano lui, campana lei, oggi affiancati dal figlio Gian Marco, chef in gamba. Tra i primi ad avere la stella Michelin e a mantenerla per lungo tempo. Certo alcune scelte commerciali hanno fatto storcere il naso a parecchi ma se fatte serbando l’innata classe e il culto dell’accoglienza, assumono una luce diversa. E sono pochi i locali,come questo, in cui c’è un vero culto del cliente che si sente coccolato e riverito non appena varca la soglia fino a quando soddisfatto riprende il cappello. Marco d’altronde a soli 21 anni fu eletto miglior maitre d’Italia, e gli fu dato il soprannome di Principe per l’eleganza con cui svolgeva il suo lavoro.
L’occasione per tornarci è stata una cena con le ricette dell’antica Roma tratte da testi di Apicio, Virgilio, Catone e Cicerone. Mica nomi così, ma penne illustri della Caput Mundi. Ad affiancare lo staff del Principe, Carmelo Esposito, valente Mastro Fornaio di Pompei con i suoi pani antichi e la cantina Villa Dora con un profumato Lacryma Christi che ha accompagnato egregiamente i piatti.
Ova elixa (uova di quaglia al garum), Epityrum (pasticcio di olive), Tyrotaricum (tortino di ortiche e pesce salato) Polypus miniati lovis similis (polpo in salsa rossa) questi gli antipasti, accompagnati dal Adipanus ossia un gustoso pane al lardo.
Per primo Spaghetti di farro col garum, la salsa a base di pesce, una antica colatura di alici, fatta un tempo con interiora di pesce fermentate di cui i romani erano particolarmente ghiotti. Trionfale la mullus Apicii, triglia di sabbia, con zucchine alla scapece, una preparazione in cui lo chef Gian Marco si è davvero superato.
E si è chiuso in bellezza con la cassata Oplontis a base di ricotta, i mostaccioli e i datteri ripieni, altra leccornia gradita nella città eterna quando il nome Roma faceva tremare il mondo e oggi ridotta a fenomeno da baraccone, sineddoche perfetta di una Italia sempre più allo sbando.
Una fetta di Panis Pompeii, un pane dolce, un tempo cotto in una dei 34 forni dell’antica Pompei, e un sorso di vino aromatizzato con spezie e resine profumate, ha chiuso un pasto interessante, sia sotto il profilo gustativo che culturale, in cui il quid in più è stata la cornice, il ristorante il Principe, che sicuramente con Marco e Pina in sala e Gian Marco in cucina saprà riscrivere pagine importanti della gastronomia della città mariana ma non solo. Ad Maiora!!!
Il Principe
Piazza Bartolo Longo, 8
Pompei
tel 081.8505566
4 Commenti
I commenti sono chiusi.
sarebbe utile indicare anche i costi !!
30-40 euro alla carta…..le serate come questa tra i 40-45 euro vini inclusi.Soldi benedetti.
Una cena di San Valentino a 55 euro dal Principe con un antipasto un primo e un secondo mi sembra un tantino fuori misura rispetto al menù degustazione di 14 dico 14 portate a 40 euro dell’ osteria Abraxas che con tutto il rispetto del signor Principe sta su un altro pianeta.
I ristoranti stellati che hanno perso la stella si contano sulle dita di una sola mano e tra questi annoveriamo il Principe.Ma vivere di ricordi e fare come se la stella non fosse mai tramontata,non mantenersi al passo con i tempi, volendo vivere di rendita, senza sapersi adeguare ai gusti sempre più smaliziati dei clienti che non si lasciano più infinocchiare da roboanti descrizioni di portate che ti lasciano, alla fine,del tutto indifferenti e senza entusiasmarti vista la non eccelsa qualità delle materie prime che le compongono non possono giustificare prezzi da ristorante tristellato…e poi ricorrere ai coupon di Groupon per mantenersi a galla.