I bianchi della Cantina Terlan dal 2012 al 1955 !
di Teresa Mincione
E’ a Casagiove, presso la storica enoteca La Botte di Enzo Ricciardi, che si è tenuto uno degli incontri più attesi dell’anno. Un evento, un viaggio nel tempo. Ospite d’eccezione: Kellerei Cantina Terlan. Tecnicismi ed aneddoti, si sono intrecciati nel caldo narrare dell’ospite d’eccezione Klaus Gasser, direttore vendite dell’azienda, e di Marco Ricciardi, delegato Ais Caserta. Un percorso virtuale che ha saputo mettere in luce le mille peculiarità di un territorio vocato quanto straordinario, capace di generare vini bianchi atti a sfidare il tempo e le credenze. In un’epoca in cui, il lusso più grande è concedersi del tempo, a Terlano, questo lo si concede al vino, capace di giovarne e maturare fino alla perfezione. Anche vari decenni, se necessario. Una cantina sociale tra le più antiche altoatesine, Cantina Terlan, con oltre un secolo di storia (si pensi al lontano 1893, anno di fondazione), a metà strada tra Merano e Bolzano. Vinificare vini longevi, è un motto quanto al tempo stesso, una tradizione consolidata. Non è mancato il focus geologico, che ha presentato la zona del Terlano Classico nella sua “linearità”.
Sul lato di Terlano, quello più vocato, le vigne insistono su di un tratto piuttosto montano, un monoblocco in porfido quarzifero con inserti di tufi, conglomerati, lave ed ignimbriti; sul versante orientale (Nalles e Andriano), invece, si è al cospetto di un comparto meno vocato, salvo che si insista nelle distese di tufi della zona più bassa di Andriano, ideale per la tipologia passiti. Spingendosi oltre, verso la parte alta del Montigl e del Vorberg, lo strato di humus si assottiglia, sino a sgretolarsi, e mostrare il vero colore della roccia nuda. Ancor più in alto, dove la vite non offre più la sua presenza, spaziano le marne e le dolomie. Il suolo è molto permeabile, con un basso pH; è su questo genere di terreni che la vite è portata naturalmente a contrarre le rese. Raro che si superi il limite di 130 qt per ettaro (e prevista percentuale di tolleranza). Questo, come altri, uno dei segreti della qualità dei vini della Cantina. I bianchi di Terlano, nella maggior parte dei casi, sono realizzati attraverso l’impiego di uve di Pinot Bianco (o Weissburgunder), vitigno troppo spesso sottovalutato (se si pensa alla Franciacorta, dove esso sta trovando sempre meno spazio nella formazione delle cuvée, a favore del binomio Chardonnay e Pinot Nero), che tra quei terreni, ricchi di minerali, si presta a grandi performance in acidità e freschezza. In summa, la produzione si muove in larga prevalenza sul Weissburgunder, a seguire, Sauvignon e Chardonnay. Quasi irrisoria la percentuale di Gewurztraminer. C’è chi chiede il motivo di così tanta fiducia riposta nel Pinot Bianco, e la risposta non tarda ad arrivare: l’innata capacità del vitigno di riportare naturalmente i sentori del terroir.
La tradizione della Cantina Terlan è imperniata sulla vinificazione storica in botti di legno, ma un altro fattore determinante è il metodo “sur lie”, in cui i vini maturano – spesso per anni – sui lieviti fini, prima di passare alla bottiglia dove – senza fretta – possono finire di crescere, evolversi, esprimersi. Grazie alla lenta maturazione, i vini acquistano maggior complessità e carattere. Ciò che conta, è far emergere non gli aromi primari, ma piuttosto quelli secondari e terziari più complessi. Ad onta dei numeri non certamente esigui dell’azienda, la produzione è di stampo “artigianale”: non esiste fermentazione a freddo, nè vengono inoculati lieviti selezionati. Anche la malolattica non viene indotta, riuscendo ad innescarsi da sola a seguire; l’anidride carbonica che si sprigiona, protegge il vino consentendo di non solfitarlo fino almeno a Natale. La sosta nei legni (botti di rovere da 70 ettolitri) dura in media un anno. Successivamente, il vino viene imbottigliato per un breve affinamento e messo in commercio. Nel caso sia ritenuto di grande interesse, viene spedito in silos di acciaio dove permane sui lieviti per un numero di anni che va dall’ “elevato” (12- 13 anni) allo straordinario. Esiste ad oggi ancora una partita di Weissterlaner 1979 ancora sur lie. Un aneddoto spezza il rigore tecnico: custodito in cantina, un archivio enologico che conta più di 20.000 bottiglie di oltre 60 annate. Uno scrigno ricco di rarità, dove è possibile trovare varie annate dal 1955 a oggi. La bottiglia storica (la prima prodotta), risale addirittura al 1893. Un esemplare in renana da 0,75.
Il momento più atteso è stato quello della degustazione, che ha visto come ultimi campioni, due perle rare, un Sylvaner 1983 e un Pinot Bianco del 1955. Non voglio anticipare nulla e .. che a parlare siano i calici.
Vorberg Pinot Bianco Riserva 2012: denominazione Doc: Alto Adige Terlano – 100% Pinot Bianco. Un Pinot Bianco proveniente dal cuore della Doc di Terlano (e precisamente nel versante meridionale del Monzoccolo), da vigneti soleggiati e ripidi, in una posizione che varia dai 450 ai 950 metri s.l.m. La vendemmia e selezione delle uve sono manuali. Si realizza una delicata pigiatura a grappolo intero e sfecciatura per sedimentazione naturale. La fermentazione è lenta e si svolge a temperatura controllata in botti di rovere grandi (30 hl). Svolge fermentazione malolattica e l’ affinamento per 12 mesi sui lieviti fini in botti di legno tradizionali. Una curiosità, il Pinot Bianco della selezione di vigneto Vorberg (con prima annata nel 1993) è stato commercializzato, con questo nome per la prima volta nel 1995.
Giallo solare, di grande lucentezza. Un naso di media intensità che richiama profumi di fiori bianchi, magnolia. Il roteare dona qualche refolo di frutti esotici, ananas. Leggera vena borotalcata. In bocca il sorso è carico, pieno. La sua età si avverte all’olfatto quanto al gusto. L’annata calda si fa sentire nel bicchiere, tuttavia la grande freschezza e la spiccata sapidità riescono a intessere un calice piacevole.
Nuova Domus Terlaner Riserva 2009: denominazione Doc: Alto Adige Terlano- 60% Pinot Bianco, 30% Chardonnay, 10% Sauvignon Blanc. Prima annata 1990
Anche in questo caso, la vendemmia e selezione delle uve sono manuali. Pigiatura delicata a grappolo intero e sfecciatura per sedimentazione naturale. Effettua una fermentazione lenta a temperatura controllata in botti di legno grandi da 30 hl, una malolattica parziale (solo per le uve Pinot bianco e Chardonnay), e affinamento per 12 mesi sui lieviti fini, in parte in botti di legno grandi (50%) e in parte in tonneaux (50%). Assemblaggio tre mesi prima di imbottigliare.
Un calice frutto di un nobile uvaggio che ricalca tutti i pregi della zona di produzione, presentandosi nella sua grande vigoria e pieno di sfumature iodate-minerali.
oro brillante dai numerosi riflessi verdolini. Un bouquet decisamente verticale, lontano da sentori piacioni. Refoli di felce, fiori bianchi, note agrumate e di mandorla pestata. Estroverso nelle sue molteplici anime. Il roteare gli regala sentori di pesca bianca, crosta di pane. La nota mentolata fa ingresso tardivamente. Scivola lento nel calice e questo annuncia una maggior consistenza rispetto al precedente. All’assaggio fa capolino una leggera vena vegetale, accompagnata da sentori tostati. Il legno qui si avverte maggiormente, unitamente ad una preponderanza dell’acidità rispetto alla freschezza.
Nuova Domus Terlaner Riserva 2005
Oro intenso. Naso particolare di biscotto secco, polvere di caffè, noce moscata. Piccola frutta gialla. Leggero il sentore di lievito. Nessuna traccia floreale. In bocca il sorso è opulento, ma vira verso sentori salmastri. Arricchisce la beva la nota affumicata. Molto più equilibrato rispetto al vino precedente. Sapido e lungo. Una buona evoluzione per un vino di 10 anni. Chiusura leggermente ammandorlata.
Rarità Pinot Bianco 2002: denominazione Doc: Alto Adige Terlano – 100% Pinot Bianco. Prima annata 1979. Caratteristica della Cantina di Terlano sono le Rarità, bottiglie speciali di vini bianchi invecchiati, con una maturazione di almeno dieci anni sui lieviti fini all’interno di cisterne d’acciaio in pressione. Ciò che coinvolge il degustatore è la freschezza e vigoria nonostante gli anni.
Un calice giovanile dal tono dorato, vivo. Un profilo aromatico di grande giovinezza, seppur garbato. Fiori bianchi, iris, mughetto. Zafferano, pepe bianco. Cera e muffa nobile. In bocca è pieno, armonico e lungo. Non abbandona la sua essenza minerale che fa esplodere il sorso in un lungo riassaggio.
Rarità Chardonnay 1998: denominazione Doc: Alto Adige Terlano – 100% Chardonnay. Prima annata 1979.
manto dorato senza alcun cedimento. Un bouquet variopinto si delinea lungo i sentori di zafferano, pompelmo rosa e fiammifero. Al palato è compatto e sodo, caratterizzato da una spiccata acidità e da ritorni balsamici e mentolati. Di grande persistenza e dinamicità di beva.
Rarità Pinot Bianco 1996: denominazione Doc: Alto Adige Terlano – 100% Pinot Bianco. Prima annata 1979. Un calice di grande interesse all’olfatto quanto al gusto. Color oro intenso, dal bouquet di grande raffinatezza delineato da sentori di pompelmo, bergamotto, arancia. Di estrema complessità, bella evoluzione e dalle poliedriche sfaccettature. In bocca è citrino, salmastro. Roccioso a tratti. Epica persistenza agrumata dalla sorprendente energia. Buon rapporto acidità e freschezza, dalla piacevole chiusura di bocca.
Si arriva alle due star della serata:
Sylvaner 1983: calice prezioso nel suo color topazio. Un naso straordinariamente disegnato sulle note di te verde, melissa secca, camomilla, fiori di campo essiccati, caffè. Un continuo fluire di refoli di resina e pepe bianco. Richiama l’olfatto e ne seduce chi degusta. In bocca è poliedrico e sfaccettato nei sentori di cera d’api, pino, pan brie. Sfumati i refoli di radice di liquirizia. L’anima mentolata si sposa alla più tenue scia balsamica. Il sorso è consistente e al tempo stesso setoso. Di grande acidità e lunga sapidità. Una lunghezza che rincorre il tempo. Oltre trent’anni e ancora parla di gioventù. La chiusura di bocca è accompagnata da refoli di zafferano.
Pinot Bianco 1955: 60 anni sulle spalle ed ancora.. mille splendidi soli da far sorgere! Il senes della batteria eppure ..il più estremo. La vendemmia risale al 10 Settembre 1955 e l’imbottigliamento è di Maggio. Atteso quanto desiderato, il riscontro nel bicchiere merita tanto palpitare. Oro intenso, luminoso. Nonostante la veneranda età, presenta un naso di estrema finezza che racconta note di lievito e pane croccante. Tracce di zenzero e goudron ne arricchiscono il bouquet, stuzzicando l’olfatto ad ogni approccio. La nota balsamica e iodata sono le anime dominanti. Un piacere per i sensi. La curiosità vince il piacere olfattivo e ne anticipa l’assaggio. Al palato è ancora vibrante. Note vegetali si sposano ai sentori di orzo, malto, miele di castagno. Affascina la nota torbata. Il finale è lunghissimo e complesso, modulato su refoli di anice stellato. L’acidità lascia ancora pagine bianche tutte da raccontare. Equilibrato e lunghissimo finale sapido -iodato.
Nello spegnere i motori, la macchina del tempo ha offerto un ultimo effetto speciale: la consapevolezza di quanto Cantina Terlan, nel suo comparto tecnico, riesca a “giocare” con il tempo, sfruttandone i benefici e regalare ai consumatori vini di pregio. Nel passo del tempo, ogni vino, ha dimostrato la sua attitudine alla corsa, alla longevità e alla sorprendente capacità di invecchiare restando giovane. Il tempo è gratis, ma non è senza prezzo. Non puoi possederlo, ma puoi usarlo. Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo. (Harvey MacKay)
Cantine Terlano
Via Silberleiten,7
39018 Terlano (Bolzano)
Un commento
I commenti sono chiusi.
Gran bel post sicuramente dettato dalla fortuna di aver partecipato a questo evento speciale e che al sud poteva organizzare solo la Botte.La stessa che ho avuto anch’io alla FIS(fondazione italiana sommelier )dell’Hilton di Roma dove però la verticale storica riguardava il solo Terlaner.Che dire.Di sicuro i migliori bianchi d’Italia e tra i grandi del mondo.A dirlo non sono solo io ,ma gente qualificata come ad esempio Antonio Galloni.PS.A proposito di aneddoti la longevità dei bianchi della cantina di Terlano si deve alla lungimiranza del cantiniere Stocker che di propia iniziativa cominciò a nascondere circa 500 bottiglie per ogni annata letteralmente murandole così che ancora oggi di tanto in tanto c’è qualche fortunato ritrovamento.FM.