Il Piemonte a Merano, 15 vini da Nebbiolo e non solo…
di Gianmarco Nulli Gennari
A Merano il Piemonte, una delle regioni vitivinicole più importanti d’Italia assieme alla Toscana, è sempre protagonista. Quest’anno, in occasione della 23ma edizione del Wine Festival, abbiamo deciso di focalizzare la nostra attenzione sui produttori di questa regione così ben rappresentata al Kurhaus.
Abbiamo selezionato quindici vini che secondo noi rappresentano il meglio dei nostri assaggi. Come era facile prevedere, è sua maestà il nebbiolo a farla da padrone, anche se segnaliamo una crescita in termini di qualità dei vini bianchi.
Barolo ris. Rocche del Falletto 2008 – Bruno Giacosa. Grande batteria quella presentata dallo storico vigneron-négociant di Neive. Il Rocche etichetta rossa è sontuoso: ghianda, ginepro, lieve tostatura al naso, bocca molto tannica, tutta sul frutto, profondissima. Legno ancora da riassorbire ma dire promettente è poco… In gran forma il 2004, con profumi sussurrati ed eleganti, beva assassina, tannino finissimo, PAI interminabile. Il Barbaresco S.Stefano Albesani 2011 ha la sola colpa di confrontarsi con due fuoriserie… Naso di gran classe, puro, con sbuffi balsamici e frutti rossi, golosissimo, sapido e succoso in bocca, deve solo distendersi un altro po’, leggera traccia alcolica in chiusura ma bel vino.
Barolo Gabutti 2008 – Giovanni Sordo. Bella sorpresa da un’azienda di solida tradizione di Castiglione Falletto, non presente tra i banchi d’assaggio ma giustamente selezionata per il Merano Wine Award. Colore chiaro, quasi diafano, naso di cuoio, balsami e fragoline, bocca eccezionalmente fresca, estrazione misurata, frutto integro, piacevole lato amarognolo, finale lunghissimo e speziato.
Barolo Bricco delle Viole 2010 – G.D.Vajra. Solito vino elegante e affusolato, naso floreale, aereo, anche terroso, molto sfaccettato, un mostro di bevibilità con tannino già integrato e tutta la lunghezza nebbiolesca del frutto; chiude in crescendo su note balsamiche. Bella conferma anche per il Riesling Petracine 2013, da tempo uno dei bianchi più regolari e piacevoli della regione, minerale, fresco e affilato, pieno di sale e di succo agrumato, già pronto ma capace di invecchiare felicemente per molti anni.
Derthona Costa del Vento 2008 – Walter Massa. Le bottiglie di bianco di questo estroso vignaiolo non sono più una sorpresa, ma la vecchia annata in questione ci ha colpito per la felice evoluzione di ascendenza renana (nafta) e per la freschezza e integrità al palato. Stupisce ancor di più la prova della Barbera Bigolla 2004, vitigno rosso d’elezione del tortonese, oscurato dalla recente fama del timorasso, ma che non ha nulla da invidiare in termini di allungo, acidità e sapidità alle più riuscite versioni dell’astigiano e dell’albese. Anche dopo dieci anni.
Barbaresco Gaiun 2008 – Marchesi di Gresy. Siamo di fronte a un vero “classico” della denominazione, proveniente dal cru della Martinenga (detenuto in monopòle): la consueta armonia all’olfatto e al palato si coniuga con una notevole struttura e ricchezza di frutto. Fresco ed equilibrato anche il finale.
Barbaresco 2010 – Produttori del Barbaresco. Probabile best buy, visto che per questa vendemmia non sono state affinate le riserve e che quindi tutti i mitici cru di nebbiolo della cooperativa sono confluiti nell’annata. Si tratta infatti di un vino insolitamente strutturato per la tipologia. Fa sfoggio di grinta assieme alla grazia innata e a una ottima persistenza.
Barbaresco Ris. Basarin 2009 – Angelo Negro. Un bellissimo nebbiolo della sponda opposta del Tanaro per una famiglia da sempre legata alla denominazione Roero. Le vigne sono quelle storiche appartenute al parroco di Neive e lo stile dice molto del nuovo corso aziendale, con un uso più misurato dei legni. A un naso floreale molto nitido si accompagna una beva sottile e coinvolgente, dal tannino pettinato ed impeccabile, con echi giacosiani. Da non perdere.
Barolo Prapò 2007 – Schiavenza. Tutta la potenza del terroir di Serralunga in questa etichetta: terroso, floreale e speziato (pepe) all’olfatto, tipicissimo in bocca, con tannino di razza, polposo, di carattere anche se già abbastanza disteso.
Barbaresco Ovello Vigna Loreto 2011 – Albino Rocca. Naso paradigmatico, langarolo fino al midollo, sottobosco, liquirizia, viola e tartufo; al palato i tannini sono già ben fusi, elegante, profondo, contrastato, chiude su un frutto perfettamente maturo.
Barolo Ornato 2010 – Pio Cesare. Ci fa piacere includere tra le eccellenze piemontesi di Merano questa storica cantina di Alba con il suo vino di punta. È un nebbiolo molto classico nei profumi floreali, cui si aggiungono cenni di frutti rossi e spezie orientali, ed è molto piacevole in bocca, dinamico, di bella spinta; chiude con un ricordo di lamponi.
Barolo Rocche Annunziata 2010 – Trediberri. Chiudiamo con questa piccola azienda di La Morra che ci convince con una prova di tutto rispetto (di livello anche il “semplice” Barolo). Il cru è uno dei migliori del Comune, l’olfatto è molto sfaccettato con prevalenza di fiori, spezie e tabacco, il tannino è ancora un po’ rugoso ma di buona profondità e allungo.
Foto di Daniele Moroni