I vini del domaine Marcel Deiss seducono e confondono
di Marina Alaimo
Un incontro con Jean-Michel Deiss ed i suoi vini è motivo di sorpresa ed emozioni, accende inevitabilmente molti dubbi e quesiti. Ha una interpretazione molto personale dei vini di Alsazia che per fortuna diventano filosofia di vita ed impegno profondo nel lasciar esprimere questo territorio così singolare. Dico per fortuna perché il suo stile di lavoro dà vita a vini sorprendenti, molto espressivi ed unici nel proprio genere.
In alcune etichette spiazzano un po’ perché coinvolgono profondamente ed in maniera decisamente diversa da tutto ciò che sino ad allora si è degustato. Nel raccontarsi Jean-Michel è molto coinvolgente, ha entusiasmo ed esprime una profonda competenza in fatto di viticultura, tanto che il tempo corre veloce impedendoti di fare le tante domande che mano a mano si affollano nella mente. E’ un fermo sostenitore della vigna multi cultivar, ritenendolo il modo migliore per fare esprimere il terroir in pienezza. La civiltà è lo spazio delle complessità che ha dato libertà all’individuo capace quindi di interpretare e scegliere. E’ questa l’idea esposta da Jean-Michel per spiegare la propria idea di pluralità di uve sia in vigna che nel vino. Secondo lui i vitigni dialogano tra loro creando energia finalizzata alla ricerca del giusto equilibrio. La sua azienda è a Bergheim, nella zona centrale dell’Alsazia e i Deiss sono una famiglia di vignaioli dal 1744. Gli ettari vitati sono 27, circa 220 gli appezzamenti e almeno una dozzina i vitigni allevati. La scelta dell’impianto misto, insieme a ad una fitta densità di ceppi, da 8000 a 12.000 per ettaro, secondo Jean-Michel concedono al terroir di esprimersi in ogni suo colore e sfumatura. Oltre alla minuziosa cura in vigna, a dare piena espressività ai vini contribuisce sicuramente la natura dei suoli e a questo punto voglio riportare la sua descrizione che suona quasi come una poesia. Settembre rivela allora i suoi sapori sconosciuti, un’uva trionfante, fiume di note sottili e vibranti in cui si suona per intero la sinfonia di un mondo che le nostre arroganze eludono. Allora il territorio si spiega, dolce musica civilizzata dalle sabbie, luce tropicale dei calcari, rigore quasi metrico dei gres, forza messianica dei vulcanismi, soffio gregoriano delle marne.
Il terreno a Bergheim è caratterizzato da un’ampia varietà geologica: argilla, marna e calcare, rocce dei Volsgi e sedimenti dell’era quaternaria. Anche la particolare topografia del luogo con torrenti, vallate e i suoi corridoi di vento compone una moltitudine di microclimi, contribuendo ulteriormente a dare identità variegate ai vini prodotti nei diversi appezzamenti. Sono quindi numerose le etichette in azienda e Jean-Michel, con grande generosità, durante la degustazione organizzata al Vinitaly, ne ha stappate un bel po’. Voglio raccontare quelle che mi sono particolarmente piaciute per evitare che il tutto risulti dispersivo e noioso. Engelgarten 1er Cru 2010, da uno degli appezzamenti di Bergheim più conosciuti, caratterizzato dalla forte presenza di greis. Qui il clima è piuttosto arido e nella vecchia vigna si allevano riesling, pinot gris, beurot, muscat, pinot noir. Il vino nel bicchiere evolve e cambia di continuo. Esprime grande complessità ed eleganza sia al naso che al palato. E’ avvolto in una veste minerale che mano a mano rilascia i vari sentori di idrocarburi, mela verde, muschio bianco e agrumi. In bocca è un bel divertimento, è pieno e dinamico, setoso e vivace nella spinta acida con ritorni minerali e di idrocarburi.
Shoenenbourg Grand cru 2010, cru rinomato fin dal Medioevo, dalla geologia particolare composta di marne iridate e gessose del Keuper ricoperte da gres. Profondo ed elegante nei profumi da inseguire. In apertura rilascia sentori di iris e minerali, poi lentamente affiorano le note citrine e le erbe mediterranee. Il sorso incanta e diverte con il suo gioco dinamico tra acidità spinta, le note salate e la delicata dolcezza. Si allunga con eleganza, sinuoso e verticale.
Altenberg de Bergheim Grand Cru 2010, dal sottosuolo disegnato da faglie di calcare del Giurassico e marne del Lias ricche di fossili che hanno dato origine ad un suolo argilloso calcareo, rosso ferruginoso, dove le radici scendono in profondità per trovare energia. Il clima qui è eccezionalmente caldo e secco e la muffa nobile ricopre i tanti vitigni alsaziani tra cui anche lo chasselas rose. E’ straordinario e profondamente seducente. Si muove con grande eleganza e sicurezza, è pieno e complesso da inseguire lungamente. Molto mediterraneo nei profumi di erbe, dall’impronta minerale decisa, con delicate dolcezze di cera e miele. Il sorso è sinuoso, si snoda con leggiadria tra le note di freschezza inseguite da quelle saline e la delicata dolcezza in un unicum di grande armonia.
Domaine Marcel Deiss 15 route du in, 68750 Bergheim. Tel. 03.89.73.63.37
2 Commenti
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Complimenti Marina :mai banale ma sempre con qualche eccellenza da raccontare.Semplificando potremmo dire che fare un buon vino da mono vitigno può essere relativamente facile,molto più complicato risulta invece il blend che però, se ben realizzato,da grandissimi risultati.A tal proposito mi piace ricordare ciò che spesso ama ripetere il grande Tachis e cioè di non essere altro che un mescolatore di vini.FM.
Grazie Francesco. Qualcuno penserà che ti pago.