Giovani chef crescono: Davide Filadoro
di Antonella Amodio
Classe 1993, irpino fino al midollo, Davide Filadoro rappresenta l’under 30 determinato, che della propria vocazione ha fatto un lavoro.
È giovanissimo quando decide quale sarebbe stata la sua strada: con un diploma di istituto alberghiero e stimolato dal luogo di residenza, Lapìo – terra di vini e di tradizioni gastronomiche – si mette in gioco.
La cucina è la sua passione viscerale e l’amore per la sua terra vibra nei piatti che rappresentano la giusta sintesi tra tecnica ed estro creativo, tra tradizioni ben salde e occhio all’innovazione.
– Davide che visione hai della cucina?
Sono molto legato alla mia terra e mi piace sottolineare, attraverso i piatti, l’Irpinia che mi offre tanto in termini di ingredienti di eccellenza. Perciò la mia visione attuale della cucina mi vede con i piedi ben piantati in questo territorio e un orecchio teso a ciò che succede nel mondo della cucina in generale.
– Quando hai capito che volevi fare lo chef?
L’ho capito da molto piccolo, quando guardavo mia nonna preparare pranzi per tutta la famiglia, cosa che ancora adesso fa, con amore e piacere indescrivibili. Il suo esempio è stato determinante per me.
– Quali sono state le tue esperienze?
A quattordici anni ho fatto la mia prima esperienza in cucina, per il periodo estivo, presso un hotel di Avellino. Qualche anno dopo sono partito per Capri, sempre per la stagione turistica estiva, con la mansione di capopartita ai secondi presso il Capri Restaurant.
Da lì sono passato al Ristorante Maeba, dove ho collaborato con lo chef Marco Caputi, e nel 2018 ho curato l’avvio del Ristorante Pater Familias di Paternopoli, mentre l’anno dopo sono stato al NH Collection Grand Hotel Convento di Amalfi con la mansione di commis de rang, l’anno scorso invece al Ristorante Aurora di Capri ho lavorato come chef de rang.
Attualmente mi occupo della consulenza per la cucina al Trifolaio, il ristorante di Summonte (AV) dove sono proposti piatti radicati alla tradizione locale con tecnica e gusto, inoltre collaboro con il Pastificio Graziano, altra eccellenza irpina della quale sono molto contento.
–Un piatto della cucina italiana che ami in particolare?
Non ho esitazioni nel rispondere a questa domanda: spaghetti aglio, olio e peperoncino. Un piatto considerato usuale e semplice, mentre invece richiede una accorta tecnica di esecuzione.
– Il tuo idolo in cucina?
Antonio Cannavacciuolo. Maestro in fatto di tradizioni, con una cucina mai banale, sorprendente, dove le materie prime sono evidenziate. Uno chef che racchiude il passato, il presente e il futuro in cucina, con un tocco di mediterraneità creativa molto bella e fine.
–Da grande in quale cucina ti vedi?
Nella mia! Vorrei averne una tutta per me, con una brigata che abbia la mia stessa passione, persone alle quali brillino gli occhi davanti ai fornelli.