Gentile Oscar Farinetti, può fornire un po’ di mortadella alla sua Eataly Bologna?
di Giancarlo Maffi
Pranzo da Eataly, a Bologna. Di lunedi, purtroppo, l’Osteria Bottega è chiusa. Volevo andare là e rifocillarmi alla bolognese. Il Diana è ormai un ristorante perdibile e allora vada per il luogo di Farinetti. C’ero stato due giorni dopo l’apertura: tanto fermento e entusiasmo a fior di pelle. Ci torno ora, con solo un’oretta a disposizione. Mi devo barcamenare.
Ho solo un piatto e mezzo a disposizione. La dieta incombe. Eataly a Bologna è simpaticamente costretta all’interno della libreria Coop Ambasciatori su tre piani, caffetteria a piano terra, trattoria al primo, osteria al secondo. Il tutto fra una paccata di libri. Bello. E’ ora di punta. Viro per la trattoria. A un tavolino per due mi rimbalzano immediatamente.
“E’ solo? “, incombe l’omino. Non ho il solito riflesso veloce. Annuisco. Mi vorrebbe spedire al tavolone centrale, il girone dei single o degli sfigati, fate voi. L’idea di mangiare con due vicini, una lei brutta come il peccato e un lui vestito peggio di Caffarri alla presentazione della Guida dell’Espresso a Firenze, mi deprime.
Salgo, all’osteria. Li’, almeno, il tavolo per due me lo offrono, ma scelgo il bancone, all’americana, che mi diverte sempre. La carta recita: granbologna: mortadella e salame rosa. Soccia, penso, che libidine!. Una cosa semplice, sicuramente di grande livello. E un’insalatina di pomodoro e basilico, per chiuderla via in obbligatorietà. Ah, si: mi posso permettere anche le tre tigelline. E una birra. Mi spetta nella dieta. E acqua, buona: Lurisia. No, dice il gentile vendeur, molto gentile, super gentile, troppo gentile: la mortadella non c’è. Possiamo farle un piatto di salumi misti. La “mortadella non c’è” a Bologna mi pare uguale a Arcore senza gnocca.
Sono leggermente stizzito. Viro sulla famosa carne della Granda, tagliata al coltello si, ma a tocchi giganteschi, pure fredda, ghiacciata, intirizzita e con tristissima valeriana tolta al volo dalle buste. Inizio a far foto. L’omino, sempre gentilissimo, s’inquieta ma è tardi. L’insalatina di pomodori viene tramutata, a gratis, in caprese, con bufala banale. Le tigelle: non pervenute.
Me ne vado. Spero che qualcuno gliela dica alll’Oscar nazionale di aver letto queste due parole di corsa da un bloggherino pure a dieta: la mortadella, a Bologna e in carta, non c’era. Quando penso alle meravigliose pubblicità di Eataly mi vien da piangere, perchè non ho ritrovato la minima poesia celebrativa nei piatti mangiati e in quelli non avuti.
Già che ci siete ditegli anche il mio voto, al Farinetti: 11,75/20.
16 Commenti
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beh, davvero desolante… :-(
Mio padre, radiologo, è stato tra i primi in Italia specializzarsi in neuroradiologia. Proprio a Bologna negli anni ’60 c’era una scuola fantastica creata dal professore Ruggiero, napoletano. Dunque per specializzarsi mio padre ha vissuto molti anni in questa città. Quando tornava i suoi racconti erano sempre quelli di una città vivissima, allegra, dove soprattutto si mangiava bene ovunque. Il professore Ruggiero era un gran Gourmet e la sera si girava in osterie e trattorie. Nel mio immaginario era una sorta di paese della Cuccagna, impressione confermata la prima volta quando bastò una sosta al Cantagallo in autostrada con papà per avere il primo impatto con questa stupdenda tradizione di cui ci parla sempre Bonilli.
Nulla di questo vedo nella Bologona di oggi. E Eataly, se possibile, è ancora più triste dei ristorabar vicini alla stazione. Servizio sciatto, trascurato, alle 9,00 non c’è più cucina, i ragazzi iniziano a chiudere mentre tu stai ancora bevendo qualcosa.
Un posto orribile, figlio dell’Italia flessibile?
che pena, Eataly, una bella idea ed un’esecuzione così infelice…
Strano, io ci passo almeno una volta a settimana, se sono in zona per lavoro, ed ho sempre mangiato benissimo, compreso il tagliere di salumi e formaggi –ovviamente con mortadella – per non parlare della battuta de La granda, sempre buona. Unica pecca: sempre molto casino
Il declino di Bologna parte da lontano. Eppure nell’opinione comune continua ad essere “la Grassa”, la città dove si mangia meglio in Italia. E invece…
Rimpianti vetero bigotti Gian? Qui il peccato talvolta è bello. Il debito è sempre brutto: sij bbrutta comme ‘o debbito! Per il resto disPiace che farinetti deluda. Ma tant’è ! Te la farò assaggiare io una mortadellona quando sarai da ste parti
io ho sempre mangiato benissimo, ma fuori bologna, mai in città.
solo una volta ricordo di aver mangiato divinamente in città, dalle parti di via peschiere vecchie. in un vicoletto c’era un’osteria (non so se esista ancora) che si chiamava osteria del sole. praticamente una taverna con gestione ed orari di apertura abbastanza anarchici. li ti portavi le tue cose da mangiare e ti cercavi un tavolo (spesso condiviso), i gestori pensavano solo al lambrusco.
con due amici facemmo incetta di mortazza, tigelle, squacquerone e ogni altro ben di dio, in una delle tante gastronomie che si trovano in quella zona e… furono momenti di autentica goduria.
certo quando vai in un posto carico di aspettative e vieni bastonato da una realtà scialba ed insapore, la delusione è doppia!
insomma, una sorta di fiaschetteria…
C’è ancora
ed è ancora così? oppure si è “elevata” a locale alla moda?
Da parte mia attendo fiducioso l’apertura del nuovo ristorante dello chef Leoni, quello del Sole di Trebbo ma proprio in centro non è… anzi, via Stalingrado direi proprio periferia !
In via Stalingrado c’è anche al Cambio. Il problema è che quando sono a Bologna mi va di stare in centro, non di andare tra i casermoni di periferia :-(
Ma il Marco Fadiga Bistrot ha chiuso? NOn lo trovo sulla Guida
Comunque la prossima volta voglio provare I Portici
Per la cucina tradizionale, invece, meglio di Osteria Bottega non c’è
Marco Fadiga c’è, Antonio: 13,5
Ah, vero. Ha perso mezzo punto
…per la verità ha “guadagnato” la freccia in su.
Ooops, ho fatto confusione tra le guide 2010-2011-2012 :-(
Era nella 2010 che aveva 14