Garantito IGP. T’odio gastronomo: tante storie con la S maiuscola
di Carlo Macchi
Tutti quelli che fanno o hanno intenzione di fare la nostra professione, che è poi quella della conoscenza, (anche e soprattutto critica) del mondo della gastronomia e del vino, dovrebbero incontrare Giuseppe (Beppe) Lo Russo.
Perché? Perché farebbe capire a molti ( tra cui ci sono io in prima fila da una ventina d’anni) che questo mestiere non si inventa, non lo si fa perché annoiati dal nostro lavoro principale o perchè abbiamo abbastanza soldi da poterci permettere di andare in molti e costosi ristoranti.
Questo mestiere, se vuole essere fatto come dio comanda, ha bisogno di preparazione, di studio, di una cultura che sorregga e motivi le scelte che di volta in volta dobbiamo andare a fare.
In tempi di grande dilettantismo (mi metto sempre al primo posto per non offendere nessuno) Giuseppe è una specie di mosca bianca, una persona che partendo da una grande Cultura (con la C maiuscolissima) si è dedicato a capire ed a spiegare i fenomeni, culturali e non, avvenuti nel mondo della gastronomia negli ultimi 30-35 anni.
Mi sembra di risentire il mio professore di storia al Liceo “Per tracciare una linea storica e comprenderla bisogna conoscere bene i due punti su cui deve poggiare: il modo d’oggi e quello del passato”. La conoscenza storica di Giuseppe prestata alla gastronomia, riesce a creare linee che molti di noi si sognano e ci fa capire come il passato non sia quello vissuto nelle cucine dei nostri bisnonni ma, tanto per fare un esempio, il V secolo A. C. quando la gallina, proveniente dall’India e dalla Persia, arrivò in Grecia ed iniziò ad essere conosciuta nel futuro mondo occidentale.
Personalmente, tutte le volte che parlo con Beppe, mi viene l’irrefrenabile voglia di cambiare mestiere perché tocco con mano il socratico “So di non sapere” e questo, aldilà dei proponimenti su sette anni di studio matto e disperatissimo, mi fa capire quanto non potrò mai capire.
Per iniziare a capire, per di più in maniera divertente e leggera, possiamo pero tutti leggere il suo ultimo libro, “T’odio Gastronomo”, una raccolta di articoli dal 1999 al 2007 pubblicati allora su La Madia Travelfood ed oggi raccolti in un leggero libello che riesce a farti divertire attraverso la prosa baroccamente scanzonata di Giuseppe.
Passerete così da vetrioleschi e semimortali colpi di fioretto a gastronomi più o meno pomposi ed affermati a forti prese di posizione sulla realtà storica (Storica con la S maiuscola) della gastronomia non solo italiana, per arrivare a parlare in maniera scanzonata ma precisa e pungente del vino e delle sue mode in quel periodo. Ad un certo punto potrete anche giocare a riconoscere questo o quel critico enoico, grazie ad alcune pagine assolutamente imperdibili.
Non mancheranno recensioni di film, trasmissioni, libri gastronomici dove la lingua batte regolarmente dove l’ignoranza, il pressapochismo e il dilettantismo dolgono, presentandoci così molti “Re nudi” che non potremo dimenticare. Ma in questo gioco, che poi è stata la nostra vita dal 1999 al 2007, Giuseppe non si tira indietro e si tratteggia per quello che qualche volta è ma quasi sempre si diverte ad essere: un burbero rompiscatole di una bontà e disponibilità assoluta.
Quello che però non voglio assolutamente scordarmi di dire è la folgorazione “sulla via di Lo Russo” che ho avuto leggendo il libro. Ad un tratto ho pensato “La cultura non può essere se non una cosa precisa e divertente”. Infatti ogni brano del libro ha il dono della citazione chiarificatrice, precisa e puntuale, fusa in una prosa divertente e saggiamente divertita.
Una decina d’anni delle nostre vite gastronomiche fotografati da chi ha sempre cercato di restare fuori dalla mischia. Percorrerli con profonda leggerezza non potrà che insegnarci qualcosa.
Giuseppe Lo Russo
T’odio gastronomo
Coppini Tipografi editore
16 euro
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