Gambero Rosso: il Fiano di Clelia Romano miglior bianco italiano dell'anno
Clelia è come il mullah Omar: c’ è una sola foto sua in giro:-)
Ci sono notizie che fanno piacere, poter dare questa riesce a regalarmi l’emozione giusta, frutto della memoria senza la quale non si può piangere. Per la Guida del Gambero Rosso, diretta da Daniele Cernilli e che ha Paolo De Cristofaro come referente in Campania, il Fiano di Clelia è il miglior bianco italiano dell’anno.
Era il 1994 quando Clelia, a Lapio, insieme al marito Angelo, decise di lavorare direttamente le sue uve nate dal freddo dei 550 metri di Scarpone, Stazzone e Arianello uscendo con una etichetta rimasta immutata negli anni.
Su questa collina argillosa battuta dal vento del Massiccio del Terminio a cavallo dei fiumi Calore e Sabato l’uva cresce nutrita e sfinata, elegante e precisa. Discreta e laboriosa come lo sono i due protagonisti di questa storia rurale grande cinque ettari e numerosa cinquantamila bottiglie: l’enologo Angelo Pizzi subentrato dopo le prime vendemmie a Carmine Valentino, e lei, la signora del Fiano.
Mai uno strillo, mai una scortesia. Un solo passo indietro, dal mio punto di vista, quando, nel Duemila, si decise di lavorare anche Aglianico, peraltro molto buono, ma tutto sommato restato in secondo piano. Io avrei preferito un approfondimento di Fiano (temporale o di cru).
La sommelier Jenny Auriemma (Locanda di Bu con il marito Antonio Pisaniello) mostra il bianco dell’anno (foto di Viaggiatore Gourmet)
La guida del Gambero, ipercriticata e ipercriticabile, resta, almeno sino a quest’anno, la più importante sul mercato e questo riconoscimento è significativo per un territorio come quello irpino nel quale è davvero difficile fare tutto.
Clelia e Angelo, da qualche anno Federico, parlano poco e lavorano sodo. Tutto a mano, con pazienza.
Ci sono le sirene di altri Fiano, quello di Vadiaperti, Picariello, Marsella, Urciuolo, Mastroberardino, tutti grandissimi man mano che passano gli anni.
Ma per me Clelia è sempre stata la numero uno, anche di recente in un confronto a tre sulla 2006, capace di accompagnare un banale piatto di mare o di illudermi sulla possibilità che il tempo si fermi bevendo sue vecchie annate.
E adesso sono contento che questo riconoscimento l’aiuterà in un momento molto difficile per la viticoltura irpina, in questa fase di passaggio dove si deve passare dalla dimostrazone di come sia possibile fare grandissimi vini in questo territorio alla conquista della serietà commerciale.
Ecco gli altri premi del Gambero 2010
Cantina dell’anno | Bruno Giacosa del Piemonte
Vino rosso dell’anno | Antoniolo, Osso San Grato 2005 Gattinara
Bollicine dell’anno | Cavit, Altemasi Graal Brut Riserva 2002 Trento
Produttore dell’anno | Gianfranco Fino, Puglia
Vino dolce dell’anno | Barattieri, Albarola Val di Nure Vin Santo1999 Colli Piacentini
Complimenti, ovviamente, anche all’amico pugliese Gianfranco Fino, di cui si riconosce la determinazione stilistica e il colossale impegno portato avanti da nella riqualificazione del territorio.
Que Viva el Sud!