Gallarate (Va). La festa per il nuovo ristorante di Ilario Vinciguerra e lo scoop: Eleonora Cozzella si sposa all’Enoteca Marcucci
di Giancarlo Maffi
Lascio molto spazio alle splendide foto degli esterni e interni del nuovo delizioso ristorante di Ilario Vinciguerra, l’estroso chef che ha aperto il suo nuovo locale in quel di Gallarate. Io me lo vedo, da sempre, con quell’aria molto easy, a bordo di una fiammante Harley-Davidson rossa. Pignataro mi delega, anzi per dire la verità sfacciatamente glielo chiedo proprio io: voglio andare alla festa del Vincy, quel ragazzone sull’orlo dei centcinquantachilozzi mi sta simpatico da morire.
Certo non potevo sapere che: a) si è messo a dieta e ha perso un po’, solo un po’, del fascino guascone che possiede e, b) il dio dei gossip-criticts gastronomici mi ha mandato acqua a piovaschi, a catinelle, a temporali. Insomma una specie di diluvio universale che ci ha accompagnato, a me e a Jessica Adami, dalla partenza pietrasantese fino allo Sheraton della Malpensa dove siamo stati ospitati, e poi fino in centro a Gallarate.
Un cagaio d’acqua e di umidità che ti entra nelle ossa e ti penetra nella pelle. E comunque la musica, non quella di Finardi, ci sarà pure nella serata, forse l’unica nota un po’ dilettantesca. Del passaggio al Parizzi di Parma forse, dico forse perché mi sa che l’ha azzeccata Jessica a sbafarsi culatello, parmigiano e agnoli in brodo e-punto-fine, parlerò in altra sede.
Per venire al dunque il solito terrore del parcheggio difficile, aumentato dal crepitio della quasi grandine, scema immediatamente. Nel cortile del bel villozzo si svuota ad ok un magnifico posto atto alla bisogna.
Deliziosa la sala da pranzo al piano terra e magnifico il passaggio fra la parete delle bellissime bottiglie da collezione di Romano Levi, passepartout verso la cantina. Le luci mi paiono sensibili all’esigenza trasversale del commensale e dell’esposizione anche mediatica del piatto. Verrò quanto prima, caro Ilario, ad assaggiare le tue prelibatezze.
Al piano superiore sale eventi che possono ospitare fino a 80 persone. Lì si svolge la serata, all’insegna dell’inevitabile compagnia di giro. Molti ci sono, alcuni no, purtroppo impegnati su altri fronti. Degno di nota il sempre brillante Grignaffini, l’unico a cogliere la sontuosa sartorialità del mio abito, affabulatore colto e simpatico.
Eleonora Cozzella ci fa sapere che coronerà a breve il suo sogno d’amore con Roberto Bernabò in quel dell’Enoteca Marcucci. Un pranzo indimenticabile, immagino. Dal Sud con amore molte signore di nero vestito, cribbio non siamo mica a un funerale, un Francesco Aiello un po’ ingessato, fresco di stampa con il suo libro sul Quattro Passi e l’immancabile Giovanni Assante. Francamente degne di note negative molte delle mises delle signore: viste girare cose degne della famosa Valassina. Che succede in questo scalcinato Paese? Pare tutte vogliano assomigliare a escort di quart’ordine. Un po’ di misura, per favore!
Albertone Cauzzi è in grandissima forma e sprizza simpatia da ogni poro. Defilatissimo, come sempre a queste cose mondane, il Caf Caffarri, con abito aziendale minimalista. Che fa però un discreto uso della macchina fotografica. Le foto non istituzionali sono sue. Imponente il Cannavacciuolo, amico di famiglia che da una mano in cucina. Le guide abbastanza presenti: la bella e MOLTO solare Clara Barra, l’ormai sempre benevolmente presente Arrighi della pneumatica Michelin. Assente, pare giustificato da altro evento in Belgio, il Vizzari. Arriva un po’ lunga, giusto mentre io me ne sto andando, Licia Granello, sempre un po’ con quell’aria di “se manco io non è una festa vera”. Del cibo che dire: in questi vernissage, pur curato e proposto con cura e attenzione, passa inevitabilmente in cavalleria veloce.
Lato beveraggi: mi sono attenuto a una regola da buon padre di famiglia, che non sono: una sola cosa, possibilmente buona. E quindi via di Annamaria Clementi Ca’ Del Bosco, che ho trovato meno efficace del solito…. Sicuramente sarebbe stato carino aspettare la partenza di tutti per divertirsi con i cuochi in cucina a fine ambaradan. Ma eravamo un po’ stanchi e trovato parecchio affascinante l’enorme lettone e il comodo materasso dello Sheraton malpensiano. Un ringraziamento affettuoso all’efficiente organizzazione ben orchestrata da Antonella Guzzardi.
Preparati, Vinciguerra. Fra un po’ arrivo e vorrei provare tutti i tuoi piatti, proprio tutti…..
10 Commenti
I commenti sono chiusi.
Grazie Maffi, bel cameo di aggiornamento. Ma se continui a giocare a nascondino nelle foto nessuno la potra’ mai notare la sontuosa sartorialita’ dei tuoi abiti :-)
sul taglio degli abiti di Maffi, vi posso dare tutte le mie garanzie
…e sulla zoccolaggine delle signore presenti (escluso le citate naturalmente) chi la dà la garanzia ? se non fosse un gran signore qual è proporrei ad Arrighi una nuova classificazione
Uno zoccolo troietta di provincia, da hotel max 4 stelle
Due zoccoli troia di alto bordo, veleggia in hotel di lusso, tipo Crillon o Adlon
Tre zoccoli grande troia. Introvabile. Si dice che un insigne politico le abbia radunate tutte intorno a sè :-))
……….a viareggio c ‘è una certa maf…alda zoccola d’antan
un’imbocca al Lupo a questa nuova esperienza di Ilario, Campania impera al nord, Vinciguerra, Cannavacciulo, e l’altro napoletano sverace Rocco Iannone? a quando e dove, come e perchè. ciao Lido.
Interessante. Qualche foto più debordante e sembrava di essere su Dagospia sezione Caf(onal) :-))
Mi sembra che la cosa migliore della serata, a parte la fuggevole vision delle gentil donzelle, sia stata la compagnia.. del resto queste serate di P.R. (Public Restaurant) sono un po’ così.
Ma questa Valassina per quelli che abitano sotto il Po, e caro Bossi siamo ancora in tanti, che cacchi’è ? :-))
la valassina è una strada di collegamento veloce fra, mi pare, milano e lecco, più famosa per i pneumatici bruciati in inverno, nulla a che fare con arrighi per carità, che per la scorrevolezza.
Stupisce poi vedere la partecipazione del Caf a queste serate: più di cinque persone per lui è Sagra… ;-)
Non è del tutto esatto: due personae a tavola, quella sì che è una sagra. A tre siamo al Festival Nazionale de l’Unità; a cinque è come essere a un concerto della Pausini.
Ma che carino questo articolo! Grazie per la calorosa partecipazione e la cronaca fedele. A presto allora,
Antonella