Gaia 2008 Fiano Campania igt | Voto 85/100
CANTINA GIARDINO
Uva: fiano
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: legno
Naso 5/5. Naso 23/30. Palato 22/30. Non omologazione 35/35
Il Gaia è un vino bianco appena macerato, cioè l’uva (fiano di Avellino in purezza) è stata pigiata e lasciata a contatto con le bucce per qualche giorno, di modo tale da arricchirsi della componente antocianica presente nelle bucce stesse. Questa tecnica, che era abbastanza “normale” per il passato (sia nei bianchi che nei rosati), oggi è stata pressocché abbandonata in quanto sporcando il mosto lo rende color beige/ambra.
I vini bianchi che si ottengono con la macerazione sono, dunque, molto più scuri di quelli comunemente in commercio. La tecnica del contatto con le bucce, se da un lato arricchisce il mosto di nuove classi di odori e di sapori, dall’altro lato (oltre ad avere lo “svantaggio” del colore ambrato) può appesantire il vino, conferendo, appunto un forte odore di macerato e un sapore più deciso del solito. Il tutto, chiariamolo, si risolve in una questione di esperienza e di gusto, sia del produttore che del degustatore, e non rappresenta in se’ e per se’ una tipologia di vini.
Un buon vino, difatti, non è (solo) tecnica, ma anche e soprattutto un fatto degustativo in cui la “tensione” gioca un ruolo decisivo: il Gaia 2008 (premiato come Vino Slow 2011), lo dimostra. Tensione degustativa significa avvertire al palato una materia viva che tira, quasi a voler allungare la lingua. Questo è dovuto alla forza espressiva dell’interazione instauratasi tra suolo, frutta e processo. Uomo, Natura e padreterno. Tecnologia, Natura e Fortuna. Cantina, frutto e annata. Insomma, chiamatele come volete voi queste triadi, ci siamo capiti. Il Gaia ha una forte tensione gustativa.
Questo vino è prodotto da Cantina Giardino, il cui enologo è Antonio di Gruttola, mio maestro e a cui sono molto devoto: Antonio è il poeta dei suoli avellinesi, accarezza e parla alle sue piante, lascia respirare i terreni lasciandoli pieni di erbacce spontanee, non accetta il discorso di viticoltura come fatto agricolo. Ho la netta sensazione che l’atto vendemmiale sia per Antonio un fatto più vicino alla caccia.
Questo da un lato. Dall’altro lato, invece, in quello a lui più caro della cantina, Antonio agisce su questa materia viva (la frutta-uva) come un artista, uno chef, che pone sulla tela tradizione e tecnologia insieme. Tradizione filtrata dalla tecnologia. Criomacerazione e lieviti spontanei, il tutto per creare vini immensi, profondi, graffianti, decisi. Innaturalmente naturali. Più vicini all’arte che al bello. Eppure, capiamoci bene, godibili, franchi. Vini che danzano leggeri, anche perché Antonio infila sempre un tocco di dolcezza (sarà residuo zuccherino? sarà glicerina? sarà una forma di morbidezza?).
Come questo Gaia 2008, in cui ogni dettaglio, finanche la volatile (in parole povere l’accenno di “spunto” che percepirete al naso come intensità olfattiva e in gola come lieve sferzata tonificante), è parametro esatto, pezzo di Natura calcolabile, degustativamente attiva e perciò da Antonio calcolata.
Grande intensità olfattiva, c’è l’agrumato, l’affumicato netto da suolo odorifero, il fruttato secco, la mineralità. Si sviluppa in quindici minuti di ossigenazione un piccolo universo olfattivo. Colore antipaticamente/tipicamente tra il dorato e l’ambrato, classico dei macerati, ma appena più scarico del solito. Ingresso ricco, svelto, tiene a centro bocca grazie all’acidità complessiva, grazie a una sua buona verve alcolica e a un certo estratto.
Persiste e dura, come ricordo, per molti giorni. Un ricordo abbastanza netto dei suoi fruttati, probabilmente coadiuvati dall’aromaticità (potrebbe sembrare speziatura, ma non lo è) nascosta del Fiano e dalla tecnica macerativa che dona questa sorta di aggressività al centro bocca. Un sorso teso, per l’appunto.
Un Fiano di Avellino io credo da provare.. sennò che razza di intenditori sareste???
Gaspare Pellecchia
Sede ad Ariano Irpino, via Petrara 21 b. Tel 0825.873084. www.cantinagiardino.com Fa il vino: Antonio Di Gruttola. Bottiglie prodotte: 18.000.Uve: fiano, greco, volpe rosa, aglianico
8 Commenti
I commenti sono chiusi.
decisamente , dove lo troviamo?…
Come cambia il gusto!!! Dici bene, Gaspare, ” il tutto si risolve in una questione di esperienza e di gusto”…Solo qualche anno fa questo vino sarebbe stato definito difettato, ora il gusto si evolve e si va alla ricerca della caratterizzazione “naturale” del vino. Un po’ come la storia dell’uso della barrique, per intenderci, qualche anno fa osannato, ora bandito. Ma allora è vero che il vino migliore è quello che ti piace di più? ;-))
Antonio Di Gruttola mi è parso, nelle svariate occasioni in cui abbiamo avuto modo di parlare, molto, molto “avanti” nella sua concezione del modo di “fare il vino” e le sue creature enologiche, bianchi e rossi, ne sono la riprova più palese: vini che vanno ascoltati, più che gustati, nel loro messaggio antico eppure così spiazzante nella sua modernità.
E’ un po’ quello che sosteneva il grandissimo vignaiolo piemontese Baldo Cappellano: “io evolvo all’indietro”.
Io credo che Antonio abbia capito una cosa in cui pochi credono: diversificarsi
Pur amando alcuni suoi bianchi, comunque ritengo che con i rossi riesce ad esprimersi al massimo livello qui al Sud: la sua conoscenza dell’Aglianico è esemplare e mi ha regalato bevute che immediatamente uscivano dalla dimensione professionale per riversarsi nel puro piacere di bere vino.
Cosa che capita sempre più di rado, purtroppo
esattamente sette anni fa incontrai antonio ed esattamente sette anni fa iniziai ad appezzare questo modo così spiazzante di fare vino.
è stato il primo, o comunque uno dei primi, a fare questo discorso in tutto il sud italia continentale: l’impostazione è quella di un “vin de garage” con in più l’emozione della vigna per così dire selvatica.
di antonio in italia ce ne vorrebbero un buon migliaio!
Poeta Antonio Di Gruttola ma poeta anche il signor Gaspare Pellecchia che ha scritto con la delicatezza e l’ incisività paragonabilì solo all’immagine di Maradona con la palla al piede.
Non sapete di che cosa non avete goduto in quegli anni, voi napoletani tifosi di Milan, Inter, Juve , etc.
(Risponderete che avete goduto di più perchè Milan Inter Juve hanno vinto di più…..; e allora, se è così che rispondereste , senza nemmeno l’ombra del dubbio, allora ho pena per voi che non potete capire…) (scherzavo…ma non troppo).
Ziliani spesso esce fuori tema e scrive dell’inter,a ragione sbavando.
Peccato che Luciano non lo faccia mai .
Non seguo il calcio, mi annoia. In tv seguo solo Foxcrime ormai. Poi la mia squadra è l’Inter: mio padre era interista ed ero bambino ai tempi emozionanti e irripetibili della Grande Inter di Helenio Herrera. In seconda battuta ovviamente il Napoli.
Dopo Italia Germania 4-3 ho seguito solo semifinale e finale del 1982 e un po’ il campionato di Bersellini.
integrazione:peccato che Luciano non lo faccia mai …nel senso di scrivere del Napoli.
per Gaspare:in effetti i bianchi macerati li fanno solo quelli che hanno cantine-garages (poco vino a cui dedicarsi completamente) e viti inselvatichite (in senso lato cioè poco o per niente irrigate e poco o per niente concimate e/o molto “incattivite” dalla competizione con l’erba lasciata sotto i filari o da fitti sesti di impianto dove l’istinto di sopravvivenza diventa molto forte).
Io sono più fortunato di lei perchè in Friuli , dove vivo, ho tante possibilità di bere vini così concepiti: Radikon, La Castellada, Podversic, il più grande vignaiolo del mondo (lo disse Veronelli) Gravner, Bressan , Skerk, Skerlj, Paraskos, e altri ancora.
Ma a proposito di bianchi in genere: quando si dice che il Friuli è grande terra di bianchi, io risponderei che, oggi, la Campania non è da meno.