Frittelle di riso, Siena nel cuore
di Marco Galetti
Questo post a me caro, a suo tempo, trovò spazio sul blog di Roberto Mostini che ringrazio.
Si, ci metteva la scorza di limone e anche la buccia d’arancia…
Potrei scendere dritto e diretto fino a Sud, diciamo Napoli, senza fare una sosta o una deviazione e dare una sterzata a questo pomeriggio milanese, se parto ora, arrivo per merenda, mi piazzo su un divano faccio partire un cartone d’accompagnamento con Bubo e il Ranger e mi sparo un congruo numero di zeppole di San Giuseppe, ma se anche si parte in tutta fretta e senza bagaglio, il bagaglio d’esperienze pieno di ricordi ce lo portiamo dietro e dentro volenti e occasionalmente nolenti, così già dopo Bologna la macchina procede spedita ma tende a destra, superato Barberino del Mugello comprendo le sue intenzioni, che sono anche le mie, a Firenze Impruneta, che per me rimarrà sempre Firenze Certosa, metto la freccia a destra e nella faretra, tanto per non presentarmi a Siena vestito da indiano metropolitano, ed entro in punta di piedi e di ricordi nel Granducato.
Forse era già stato tutto deciso o premeditato, nel bagagliaio il Moscadello di Montalcino Doc dimenticato per scelta in macchina dalla sera prima, un vino antico citato da Pietro l’Aretino, da Redi e dal Foscolo, i cui vitigni, quasi interamente distrutti dalla Fillossera, vennero ricostituiti mediante l’utilizzo di uve di tipo Moscato Bianco originarie del Piemonte.
Oggi è San Giuseppe e a Siena e provincia, assessori ai beni culturali inclusi, si preparano le frittelle di riso, per dirla tutta, qualunque senese mandato al confino al Nord, il diciannove Marzo o prepara le frittelle di riso o ci pensa.
Fate bollì un litro di latte con un pizzico di sale
Versate dugento (200) grammi di riso e cocetelo fino a che avrà assorbito tutto il liquido
Fatelo freddà bene bene (se unvolete fa coce l’ovo), aggiungete ed amalgamate al composto du tuorli
Friggete poche frittelle alla volta aiutandovi con un cucchiaio, l’idea di una quenelle non sfiori i vostri pensieri, ne nascerebbe una querelle, devono essere irregolari
Scolatele con una schiumarola o con un ramaiolo forato avendo l’accortezza di lasciare che qualcuna sia un po’ bruciacchiata, diciamo più dorata delle altre, poi lasciatela a me
Intanto il Moscadello dovrebbe aver raggiunto i tredici gradi , una temperatura di servizio ottimale, senza rischio di doppio fallo.
Assorbite l’olio in eccesso con un foglio di carta da cucina come se aveste fretta
Cospargete le frittelle con abbondante zucchero semolato, il velo in toscana unsimette nemmeno in capo, mettete alla prova la vostra capacità di resistenza
Sergio mi chiamò, era caduta.
Come lei ero surreale, oltre le fredde regole burocratiche.
Feci pratica con le pratiche d’invalidità, cominciai a perdere lentamente colpi, poi venni aggredito, nessuno percepì fino in fondo il mio disagio, se ce l’avessi fatta senza farmaci sarei rimasto me stesso, non presi niente, rischiando.
A lei che non perse mai la sua dignità nemmeno quando la portavano all’autolavaggio, dissi che non ce la facevo più, con forza mi disse vergognati, lo sto facendo, pubblicamente.
La quota tenne duro e forse mi salvò, qualcosa mi svuotava, persi peso e speranze, non l’ultima, ma ero vuoto, quasi pronto per il salto.
Andammo a trovarla mi disse l’ultimo ti voglio bene, poi si illuminò dicendo a Sergio ciao amore mio.
Erano passati nove mesi, lei se ne andò, dandomi la vita per la seconda volta.
Si, ci metteva la scorza di limone e anche la buccia d’arancia… e il profumo dolce amaro delle scorze d’agrumi ummelo leva più nessuno.