Frittata di pasta alla genovese


Frittata di maccheroni alla Genovesa

di Tommaso Esposito

Ecco, un bel piatto di candele spezzate a mano alla Genovesa mi era superato.
E che si fa?
Una bella frittata di maccheroni alla Genovesa.
Ricetta semplicissima.
Ma strepitosamente succulenta.
Unisce insieme il piacere della frittata di cipolla e della frittata di maccheroni.
Un tripudio del Gusto.
La dedico a Mario Stingone e a Raffaele B.

Frittata di maccheroni alla Genovesa

Per la ricetta della pasta lla genovese cliccate qui

Ricetta di Tommaso Esposito

  • Tempo di preparazione 15 minuti
  • Tempo di cottura 30 minuti
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Ingredienti per 2 persone

  • Ingredienti
  • Candele spezzate a mano alla Genovesa 1 piatto avanzato
  • Uova fresche intere 5
  • Pecorino Romano grattugiato 30 gr
  • Parmigiano Reggiano grattugiato 30 gr
  • Olio evo q.b.

Preparazione

Si sbattano le uova e si unisca il formaggio grattugiato.
Si unisca il piatto di pasta alle uova, si amalgami il tutto e si lasci riposare una decina di minuti e più.
In padella si unga bene il fondo con l’olio e si lasci diventare ben caldo.
Si proceda come di rito per fare la frittata.
Non si abbia fretta e si giochi con il fuoco: dapprima vivace di qua e di là e poi dolce per completare la cottura.
Si levi e si lasci riposare.
Non si vada di fretta.
Sarà uno sballo mangiarla tiepida.

Vini abbinati: Pallagrello bianco

15 Commenti

  1. L’intransitivizzazione del verbo superare è un non moto a luogo, una professione di stand by metafisico, una esaltazione della lentezza quasi ferma, in altre parole del mangiare lento, ormai slow food. Giustamente non si vada di fretta con questa bellezza, con la bellezza in genere.

    1. Fabrizio, la tua esegesi di matrice strutturalista, che tuttavia apre spiragli neoeistenzialisti in senso gastronomico, mi convince e mi appartiene. Grazie.

      1. Ciao Tommaso, scusami se mi intrometto nella discussione, ma volevo solo chiederti se sai dirmi il nome botanico dell’erba schiavone, di cui hai parlato in” Misticanza di erbette selvatiche” del 13 aprile. E’ che me l’hanno fatta mangiare e mi è piaciuta ma non riesco a sapere qual è il suo nome.

        grazie mille

        1. Appartiene alla famiglia dei crecioni. E’ la Sedanina d’acqua il cui nome scie ntifico è Helosciadum nodiflorum.
          ciao Sabrina

  2. Consideriamo il riflessivo “superarsi”, e così possiamo dire che, con la frittata alla genovesa, Tommaso Esposito si è superato.

  3. Perchè avete scritto “genovesa” ho sempre saputo si chiamasse GENOVESE In ogni caso, le frittate servono sempre ad esaltare il gusto di un piatto, provate con gli zucchini da soli sono degli “zucchini” girati a frittata sono tutt’altra cosa…

  4. Per me, il termine rimane “soverchiato”. Penso che Tommaso si sia un po’ vergognato di questo termine, che parte da un’economia poverissima, quando, alla fine di ogni frugale pranzo, la mamma raccoglieva dai piatti quello che non era stato mangiato. Ed, a seconda del livello economico della famiglia, se ne faceva l’uso più disparato. Ma erano “soverchiati” anche i maccheroni lasciati nella pentola, perchè in più, rispetto al porzionato. E di questi, non dei primi, che nella mia famiglia, come in molte altre, si studiava il riciclo più idoneo. La frittata di pasta era la più gettonata, ricordo che addirittura gli spaghetti alla puttanesca diventavano dolcissimi con le uova. E come dimenticare gli spaghetti al sugo fritti la sera con un filo d’olio in padella ? “Arruscati” erano i più appetiti.
    Ora, anche per rispondere a maria romano, che giustamente chiede come si possa far avanzare un piatto di bontà del genere, l’unica soluzione è calare pasta in più e non distribuirla ai commensali,ma farne una piatto (che poi verrà destinato alla bisogna) e portarlo in un luogo recesso, nascosto a tutti, per evitare sorprese. Ma non dimenticarlo, come capita nelle migliori famiglie e scoprirlo dopo qualche giorno, quando è diventato una coltura di muffe.!!!!

  5. Conosco il soggetto di tanto filosofare,ma qualche anima generosa sa dirmi cosa berci visto che personalmente ancora non ne sono ancora venuto a capo!

  6. E vabbè è giusto chiarire il senso delle parole usate.
    Avanzato non mi piace, mi sa di prossimo al rifiuto.
    Certamente il verbo superare ha un primo significato che è quello di essere al di sopra, di essere superiore.
    Poi superato significa anche essere non attuale.
    Per me, però, (e anche per il vocabolario) vale come sinonimo di soverchio, sovrabbondante.
    Perdonatemi, ma da bambino ho studiato dalle suore: quod superat date pauperibus.
    Poi ho scoperto al liceo classico che per Cicerone è sprecato essere sovrabbondanti: partem superare mendosum est.
    Dunque si pone il problema sollevato da Fabrizio: il verbo può essere non transitivo?
    Lascio la questione ai linguisti.
    Insomma il participio passato di “supero”, cioè superato, laddove usato come aggettivo, sebbene desueto, vuol dire anche sovrabbondante e soverchio.
    Esattamente come chiarisce Tonino Petrella: avevo calato più candele ( superavi partem) e poi di nascosto avevo messo da parte un piatto.
    E ho fatto la frittata.

  7. Avrei bisogno di un chiarimento : per la frittata la pasta deve essere condita solo con il sugo di cipolle, senza la carne? Grazie

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