Francesca Bizzarri, Tacuinum Histrionis


I comici dell’arte alla tavola del re
Ali&no Editrice, 2007. Euro 12,00

Una cosa è certa. Non ne possiamo più di cuochi e televisione. Di ricette spesso improbabili proposte dal teleschermo ad ogni ora del giorno e della notte, di fornelli al posto delle poltrone nei talk show.
Allora, niente di meglio che un elegante salto nel passato, come quello offerto dal bel libro di Francesca Bizzarri. Altro spettacolo, altra cucina. Il teatro del Seicento, con i comici dell’arte e le ricette di corte, sontuose e barocche ma anche quelle povere, della fame più nera.
Si parte con la Commedia dell’Arte, che nasce alla metà del Cinquecento e si racconta della prima vera rivoluzione nel mondo del teatro, la prima vera reazione al teatro di corte. E si prosegue con il tema del viaggio, con il teatro itinerante e gli attori impauriti e affamati che percorrono chilometri e chilometri a piedi, viaggiando per poter recitare, recitando per non smettere mai di muoversi e girovagare. E poi, la vera rivoluzione per quegli anni, la prima donna nella storia di uno spettacolo sempre maschile, Isabella Andreini. Entrata giovanissima nella compagnia dei Comici Gelosi nella seconda metà del Cinquecento recita da subito il ruolo della “prima donna innamorata” che forse le riesce bene perchè innamorata lo è davvero di suo marito Francesco, anch’egli attore. Ma è anche innamorata della vita, del suo destino, e dell’arte della recitazione, della commedia, della burla, dello scherno. La compagnia di Isabella girerà l’Italia, spingendosi fino a Napoli e tornerà più volte in Francia. Ed è proprio la Francia patria del «teatro del gusto» che Francesca Bizzarri ci rappresenta con molta efficacia, riportando codici e dettami dei trattati di buone maniere, ma soprattutto il senso e i contenuti del buon gusto, della grande cucina creativa francese che sovrasta quella italiana troppo ripiegata su se stessa. Regole religiose e precetti nulla possono sul piacere del buongustaio, sulla ghiottoneria. Eppure, il secolo della Francia, il secolo del Re Sole è anche il secolo della fame, della carestia, della peste. E i teatranti di allora sono probabilmente gli unici che in una vita sola riescono a provare la paura di morire di fame e la gioia della sazietà.
Diventa davvero difficile, allora, non perdersi tra le ricette storiche che costituiscono la seconda parte del volumetto, frutto di ricerche e di passione dell’Autrice. Cosa diavolo hanno davvero inventato gli chef del ventunesimo secolo quando si legge di “minestra di polpe di fagiano”, di “pasticci di petto di pernici”, di “minestra di finocchio con crema di latte e cannella” o, ancora, di “torta di pelli di cappone”?
Dalla fugura dello «scalco» – una sorta di cuoco a domicilio – allo chef di corte Vatel, che si toglie la vita per paura di fare brutta figura, decine e decine di piatti raccontano di spezie e carni pregiate ma anche di zuppe e minestre che hanno fatto grande la cucina francese e italiana. Almeno questo, un sipario ancora aperto.

Virginia Di Falco