Fioi, nasce la sezione Campania degli olivicoltori e frantoiani indipendenti
di Pasquale Carlo
La sigla – Fioi – sta Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti. Ed è proprio l’aggettivo indipendenti a caratterizzare l’attivismo di questa associaione partita nel 2021. Nata dopo due anni di incubazione, con l’evoluzione dell’idea iniziale che nel 2019 aveva dato vita ad una serie di incontri ristretti in cui si era immaginato di attivare un laboratorio permanente sull’olio extravergine di oliva.
Poi, con il susseguirsi degli incontri tra operatori e professionisti del settore, è nata l’idea di un soggetto che potesse ospitare sia i produttori sia i frantoiani, che svolgono un ruolo centrale e senza i quali non è possibile realizzare un grande olio extravergine d’oliva di qualità. Un soggetto indipendente e diverso, seguendo l’esempio di quello che si è concretizzato nel mondo del vino con la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Dl resto, le due Federazioni hanno già avuto modo di collaborare sul campo, con la Fioi che viene ospitata nell’annuale appuntamento bolognese del Mercato dei Vini della Fivi.
Il racconto è quello ascoltato da Pietro Intini, olivicoltore pugliese che presiede la Federazione, in occasione dell’assemblea della neonata delegazione campana, svoltasi qualche giorno fa a Torrecuso, ospitata dall’azienda Torre a Oriente di Patrizia Iannella e di Giorgio Gentilcore, che ha assunto la responsabilità di guidare la pattuglia dei produttori regionali aderenti alla Federazione. Per il momento se ne contano sette: oltre all’azienda torrecusana, le irpine San Comaio, Case d’Alto e Francesco Pepe con le salernitane Madonna dell’Olivo e Torretta e l’azienda casertana Olivicola Paolella Grazia Maria Cristina.
Filiera corta e biodiversità. Questo l’incipit del lavoro degli associati, che si definiscono custodi degli olivi italiani e dell’olio artigianale italiano. Centocinquanta milioni di piante e oltre cinquecento cultivar. Questo l’inestimabile tesoro del Belpaese, dove l’olivo ha una stretta relazione con il patrimonio storico artistico, fondamento – si legge nel manifesto della Federazione – di una civiltà alimentare antica, ammirata in ogni parte del mondo. Un bene da salvaguardare, custodendo, riscoprendo e valorizzando le tante varietà che hanno forgiato l’olio extravergine di oliva italiano, esaltando le particolarità regionali e territoriali che hanno fatto dell’Italia il Paese dei mille campanili e dei mille olii.
È questo il primo progetto olivicolo che parte dal basso, che si fa forte dell’unione. La Federazione sta crescendo, nelle prossime settimane prenderanno vita altre delegazioni regionali. Ma non si tratta di una campagna acquisti vista la consapevolezza della necessità di dare a questa unione caratteristiche diverse dalle altre associazioni, troppo spesso – rimarca Intini – partecipate da aziende così grandi da non conoscere i problemi delle realtà più piccole. Una mission per supportare il mondo della produzione, tutelare il lavoro che quotidianamente portano avanti gli olivicoltori e, soprattutto, con l’obiettivo di trasferire le competenze e accompagnare i produttori a raggiungere livelli elevati di qualità, esprimendo al massimo le potenzialità dei territori in cui operano. Il tutto senza perdere di vista gli interlocutori più importanti, i clienti, che vanno educati per farli comprendere il valore dell’eccellenza, per dare all’olio extravergine di oliva il valore altissimo che merita, riuscendo così a tutelare l’intero ciclo produttivo.
Uno dei motori propulsivi delle attività Fioi è l’ideatrice del progetto, la produttrice Caterina Mazzocolin, che ricopre la carica di segretario generale. Illustra la distribuzione equa sull’intero territorio nazionale dei soci aderenti, prevalentemente piccole aziende con una grande attenzione ai modelli produttivi sostenibili, come dimostra il fatto che la grande maggioranza sono aziende certificate biologiche. E tra questi molti giovani, che vedono nella Fioi una guida, uno spazio dove apprendere le giuste pratiche per produrre qualità. Qualità che parte dalla materia prima, per questo è necessario lo sforzo – descrive la produttrice – di aiutare i viticoltori a rendere remunerativo il loro lavoro. Per questo occorre fare qualità per la valorizzazione, poiché un olio mediocre non acquisirà mai valore di mercato. Un aiuto che si traduca in acquisto di consapevolezza sul fatto che l’olio extra vergine di oliva artigianale deve essere un diritto per tutti, così come un cibo sano, l’istruzione, il lavoro e, ovviamente, la salute. Proprio questo è il tema principale che va tenuto in considerazione oggi dal punto di vista dei consumatori. L’olio resta il grasso più sano che, come dimostrano ormai centinaia di studi scientifici, fa molto bene al nostro organismo. Dunque consumare un buon olio fa bene alla salute oltre che al gusto