Falanghina 2006 Taburno doc Devi
Uva: falanghina
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Uno dei miei vini del cuore è la Falanghina di Vincenzo De Cicco, impegnato dall’ormai lontano 1978 a vinificare alle falde del Taburno e, sino a tre anni fa, unica cantina nel comune capoluogo una cui porzione ricade in questa denominazione. I motivi della mia simpatia verso questo produttore d’antan sono due: il primo è che questa Falanghina, pur nella sua essenziale semplicità, ha sempre qualcosa di buono da esprimere, una potenza di frutta e di erbe da campo spesso insospettabile ma alla quale il bianco sannita da tempo ormai ci ha abituato. Il secondo motivo è nel fatto che Vincenzo è un vero artigiano del vino, imbottiglia quando sente che è venuto il momento di farlo, e la Falanghina, come del resto il Greco e, più di recente, il Fiano, lascia la vasca d’acciaio sempre solo dopo l’estate, quando non è più possibile avere soprese di sorta e il vino si è stabilizzato. Già, avete capito bene, nelle mie numerose elencazioni di aziende impegnate a ritardare l’imbottigliamento, perché di questo alla fine si tratta, avevo spesso dimenticato questo bel bianco. Me lo sono trovato davanti durante il Gala del Vino al Musa di Benevento, una bella manifestazione, fresca, che ha soffiato aria nuova in un mondo in cui spesso si consumano ritualità esoteriche per pochi iniziati perdendo la gioia della convivialità e dell’uso quotidiano del vino. Soprattutto nel Sannio dove ci sono antiche sagre, trentennali, ma mancava una manifestazione capace di unificare tutti i produttori, ormai a quota 80. Sicché il nostro Vincenzo (Devi è acronimo di De Cicco Vincenzo), ha in commercio ancora la 2006 come ultima annata mentre la 2007 comincerà a circolare dopo la prossima estate. Cosa dire della 2006? Lo stesso di cui abbiamo disquisito su quelle di Libero Rillo, Nifo, Paolo Cotroneo, insomma capaci di lavorare con un po’ di senno in più perché, è il caso di dire, la Falanghina è come il pesce, meno si tocca e meglio è. Ci ha colpito la complessità aromatica, tante speziature, frutta gialla, lieve agrumato, e poi in bocca davvero è imponente per la struttura e la sua meravigliosa capacità di rinfrescare il palato e al tempo stesso di dare calore e gusto necessari per un equilibrio interessante e molto significativo, talché le sensazioni girano con il cambio della temperatura e ancora con l’apertura del vino nel bicchiere. Una Falanghina terragna, direi, con una spiccata propensione alle paste con i piedelli, i fagioli, i carciofi, ma che grazie alla sua sapidità va bene anche con piatti di mare, purché robusti e strutturati altrimenti c’è in bocca il rischio di tsunami. La Falanghina di De Ciccio ha buona longevità, mi ricordo di una 2001 saggiata a Falanghina Felix lo scorso anno, e da allora può essere solo migliorata.
Sede a Benevento, Contrada Masseria Nuova. Tel e fax 0824.21544. www.vinidevi.com. Enologo: Rino La Bagnara. Ettari: 15,5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 40.000. Vitigni: falanghina, greco, fiano, aglianico, sciascinoso