Falanghina 2005 Sannio doc
NIFO
Uva: falanghina
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Lasciamo improvvisamente la Fondovalle Telesina a Paupisi nel tardo pomeriggio, è buio pece, al termine di una ennesimo giro esplorativo tra Alto Casertano e Sannio pilotati dai nostri bravi scout di territorio come amo definire i colleghi-sentinelle del gusto, per chiudere la serata con un bella batteria di uno dei nostri produttori preferiti del Sud, Lorenzo Nifo. L’avrete capito, a noi piacciono le aziende di solida tradizione contadina capaci però di aggiornarsi alle esigenze moderne del fare filiera, comunicare il terroir, adeguarsi al confronto con altre realtà vicine e lontane, impegnate a girare le fiere restando vere, che fanno della qualità e del rigore filologico la loro vera unica grande astuzia commerciale. Lorenzo, con Libero Rillo a Torrecuso, Luigi Rapuano a Paupisi, Pasqualino De Prisco a Fontanarosa, Luigi Di Meo a Bacoli, Salvatore Molettieri a Montemarano, Sabino Loffredo a Montefredane, Apicella a Tramonti, Anna Della Porta a Castel Campagnano, Elena Fucci a Barile, Michele La Luce a Ginestra, Clelia Romano a Lapio, Telaro a Galluccio, sono solo alcuni di questi esempi che ho intenzione di inserire nel mio testamento goloso. La nostra è una improvvisata e troviamo Lorenzo impegnato a pulire la cantina dopo una giornata trascorsa ad imbottigliare la nuova Falanghina, la 2005 bella e scontrosa. Caspita, cosa c’è di meglio per riscaldarsi dalla temperatura rigida che ha coinvolto perfino la mite valle Telesina questa settimana? Ci sistemiamo nel nuovo spazio degustazione appena aperto, Nifo è una new entry nel Movimento Turismo del Vino, dove si vendono torroncini di San Marco dei Cavoti, ortaggi sottolio, olio sannita, taralli di San Lorenzello e altre sfizioserie. Proviamo il bianco, ancora evidentemente stressato ma con chiari segnali indicatori dell’annata, del resto da noi verificati già in mattinata con Falanghina, Fiano e Greco di Terre Stregate ancora in acciaio. Anzitutto non è un millesimo corto come il 2002 e il 2004, ci sembra infatti che la struttura ci sia tutta, i profumi floreali pure, gira al naso anche un po’ di frutta bianca: Lorenzo in genere spinge la maturazione delle uve fino all’estremo, ed è questo il segreto della sua Falanghina di cui anche il maestro Gianni Mura ha parlato con passione a gennaio. Il frutto pieno rivela la capacità di adattamento del vitigno al terroir, per la seconda annata consecutiva nel Sannio si balla. La spinta di freschezza è molto netta e pronunciata, lascia prevedere una buona longevità che però è un pregio di cui pochi pazienti appassionati godono: grazie al buon rapporto tra la qualità e il prezzo la Campania sta vendendo tutto, persino il rosso in Toscana, che è come dire vendere frigoriferi agli esquimesi. Siamo noi i cinesi del vino. La richiesta è talmente forte che le aziende medio piccole non hanno neanche archivio. Così la 2004 bianca è quasi finita ovunque, ma io insisto nel mio consiglio agli appassionati: prendete la 2004 e provatela nel 2007, la 2005 nel 2008, per gli irpini e i sanniti bisogna consumare a distanza Fiano, Greco, Falanghina, cioé almeno tre anni dopo per godere in pieno la maturità e le straordinarie qualità della frutta su questi terroir. Qui persino la Coda di Volpe è bella longeva. Come fare? Semplice, comprate due o tre cartoni della vostra cantina preferita direttamente in azienda, non tanto per risparmiare quanto per essere sicuri dei passaggi, poi li mettete a riposo al buio e ogni tanto ne pescate una. Per i ristoratori il discorso è evidentemente più difficile, ma fossi io adotterei due o tre aziende piccole, ciascuna per una tipologia (solo le grandi cantine hanno vera eccellenza in vini diversi) e farei buoni ordini ogni anno da tenere in cantina e proporre ai clienti con calma, dopo un ulteriore elevamento in bottiglia. Sono queste cose che fanno la differenza di una carta dei vini: chi ha Marsella? Chi Clelia Romano? Chi Giannattasio? Chi Petilia? Chi Pepe? Grande annata alle porte, dunque, nonostante le gravi difficoltà dovute alla pioggia, fastidiosa come gli interventi televisivi dei politici in questo periodo. Per i rossi, invece, credo ci sia davvero poco da fare: solo alcune partite di alcuni vigneti daranno risultati da ricordare. Ma in questo caso ogni giudizio è prematuro, prima vediamo cosa esce, forse si dovrà puntare, come ci ha insegnato Mastroberardino nel 2002, sulla pronta beva.
Sede a Ponte. Via Piana. Tel e fax 0824.876450. [email protected] Enologo: Lorenzo Nifo Sarrapocchiello. Ettari: 12 di proprietà. Bottiglie prodotte: 40.000. Vitigni: falanghina, coda di volep, greco, olivella, aglianico, piedirosso, sangiovese.