Fagioli tabacchini, una saporita e imperdibile biodiversità del Sud


Fagioli Tabacchini

Fagioli tabacchini

Fagioli tabacchini

Tra i pensieri più graditi di questo Natale ci sono questi fagioli tabacchini, così chiamati per il loro colore. Sono piccoli e irregolari, quasi dimenticati eppure tipici della civiltà contadina perché hanno consentito la sopravvivenza di intere famiglie nel corso dei secoli.
Si tratta di fagioli ormai coltivati per passione perché sono difficili da gestire per le industrie conserviere e che richiedono molta pazienza. Si piantavano, mi spiega Gaetano Bove, veterinario e viticoltore in Costiera Amalfitana a cui debbo questa bontà, agli inizi di aprile sotto le vigne secondo i principi dell’agricoltura a due piani che sfruttava lo stesso terreno per prodotti diversi. La raccolta avviene tra la fine di giugno e gli inizi di luglio.
Per cucinarli quando sono secchi è necessario metterli a bagno la sera prima e poi farli cuocere per almeno tre-quattro ore a fuoco lento. Si tratta di un legume che ha un alto contenuto di fibra ed è altamente digeribile. La pianta rustica che si adatta a diversi tipi di terreno: lo troviamo infatti soprattutto in Molise e in Basilicata in Val d’Agri, ma anche in Irpinia e, appunto, nella Costiera Amalfitana. Lì dove insomma l’agricoltura di autosufficienza ha conservato la biodiversità lontana dalla omologazione dei prodotti.

Il Fagiolo Tabacchino ha solo bisogno di un poco di irrigazionesubito dopo la semina, una concimazione organica, oltre ad almeno un paio di zappettature, una sarchiatura manuale e nessun trattamento fitosanitario.

Un prodotto sano. Essendo tipico dlele zone interne, si mangia soprattutto a zuppa, con un po’ di pane arruscato. Ma noi che siamo pastaioli convinti gli dedichiamo il tubettino dopo averli lessi e poi saltati con aglio, olio, peperoncino e un filo di pomodoro!

Fagioli tabacchini

Fagioli tabacchini

Fagioli Tabacchini