L’amore ai tempi del Coronavirus. 1- Eugenio Boer
di Monica Caradonna
Eugenio e Carlotta. Lui è il cuoco con il cognome più difficile da pronunciare in Italia. Pare che nel profondo Sud si siano anche tenuti corsi di dizione per la corretta pronuncia della parola Boer. Tanto che alla fine Eugenio è stato costretto a chiamare il suo ristorante tra Via Mercalli e via D’Assisi a Milano, Bu:r così, una volte per tutte, non ci sarebbero state più scusanti nel perdurare della cacofonica deviazione linguistica.
Carlotta è la sua compagna. Per dodici anni si è occupata di comunicazione, di uffici stampa e di eventi poi il grande amore l’ha portata a fare un scelta radicale. Da giugno scorso ha deciso di essere al fianco di Eugenio anche nel ristorante. Ed è lei il volto meraviglioso, raccolto in una cornice di capelli color rame, della sala di Bu:r.
Lui cucina da Dio, lei non prende neanche appunti mentre lo filma durante i video dai fornelli di casa. Sorridono. Si punzecchiano. Si divertono. Sono innamorati e amano Nanuk il loro cane che dall’inizio della quarantena è stata eletta, per demeriti sul campo di Carlotta, come sous chef di casa. Ma come stanno vivendo questa clausura forzata Eugenio e Carlotta?
«Abbiamo chiuso il ristorante il 10 marzo, ma già la domenica precedente eravamo indecisi se continuare con le aperure a pranzo – racconta Eugenio. Avevamo dei dubbi. Il lunedì abbiamo lavorato, ma con le notizie che iniziavano a uscire abbiamo pensato che per la salvaguardia nostra, del nostro team e dei nostri clienti sarebbe stato meglio chiudere».
Tristezza, senso di responsabilità e tanta incertezza per il futuro sono i sentimenti che rimbalzano nelle parole di Eugenio e Carlotta che sono in contatto con i loro collaboratori con continui confronti su “I ragazzi dello Zoo di Berlino” così si chiama il loro gruppo su whatsapp. «Siamo una famiglia allargata – commenta Carlotta. Loro inizialmente erano storditi, forse perché non avevano percepito la gravità della situazione, ma poi ci siamo detti – e lo abbiamo scritto nel post di commiato sui social – “facciamo un passo indietro per farne cento in avanti». Intanto dal 10 marzo sono a casa. Eugenio impugna padelle e accende fuochi e tiene mini corsi di cucina casalinga sul suo profilo Instagram. «Io ho preso almeno 1,2 kg» sorride Carlotta.
Ma l’amore ai tempi del Coronavirus in casa Boer come va?
Nome e professione: Eugenio Boer, chef
Carlotta Perilli, maitre
Da quanti giorni sei a casa?
E: Abbiamo chiuso il ristorante il 10 marzo
C: faccio il conto dal primo giorno in cui siamo rimasti a casa
Pigiama o outfit ricercato?
E: outift ricercato nella tuta
C: tuta
Nel lavoro chi comanda?
E: comandiamo insieme. Io faccio il mio, lei fa il suo. Le decisioni le prendiamo insieme. Lei poi interagisce con il team, ma se qualcuno non capisce poi spiego tutto a modo mio, magari con delle bestemmie. Lei è molto più mamma.
C: Ci confrontiamo sempre molto. Non c’è nessuno che parte prima dell’altro. Avendo la fortuna di essere una coppia abbiamo la possibilità di confrontarci sempre e nella visione delle cose ma anche nelle scelte siamo abbastanza omogenei.
A casa chi comanda?
E: comanda Carlotta, io conto come il due picche a briscola. E lei non cerca neanche di far finta che sia in un altro modo.
C: a casa di più io. (Ridono- ndr).
Cose fatte per la prima volta in casa.
E: io non ho mai cucinato a casa. Ora lo faccio anche su Instagram e Carlotta mi riprende.
C: io passo compulsivamente il mocio per terra. Ovviametne carico di disinfettante.
Chi fa la spesa?
E: la facciamo insieme così almeno usciamo di casa. Se sono sciocchezze vado io.
C: la spesa vera l’abbiamo fatta una sola volta per tutta la settimana.
Chi cucina?
E: Io. Quella è l’unica cosa in cui io possa dire “solo io”. Carlotta ha un potere di apprendimento incredibile su tutto, ma in cucina zero. Mentre io cucino lei mi riprende con il telefono. Al termine se le chiedo “Ma hai visto cosa ho fatto? Lei mi risponde di no. E dove cazzo stavi guardando? Le chiedo” Una sera ha preparato una sua specialità: riso basmati bollito con il tonno sott’olio dei nostri amici in Liguria. Un piatto minimalista, ma buonissimo. C’era del grande minimalismo.
C: Io i piatti li tocco solo per mangiare o al massimo solo se devo fare i video. Sul minimalismo dei piatti sai che ti dico? Less is more!!
Chi fa le pulizie?
C: io a gran voce. Sono malata di candeggina.
E: ma non dir minchiate. Io faccio la cucina e stiro. E Nanuk, il nostro cane, ogni tanto si chiede ma che fanno questi tutto il giorno a casa?
Cosa ti manca?
E: il rapporto con i clienti. Il lavoro. Lo svegliarti, mettere in ordine la sala, il servizio. I miei ragazzi. Tutto quello che è la convivialità e il trascorrere le serate nel ristorante. È il salotto di casa nostra.
C: la normalità.
Cosa non ti manca?
E: il rumore dei clacson. Me ne accorgo perché la città è molto più silenziosa ed è molto vicina al mio spirito.
C: prima non facevamo la spesa a casa e ora dobbiamo farla. Lo scaffale vuoto era un must e non una opzione.
Cosa hai riscoperto avere un valore?
E: rendermi conto che nonostante lavorassimo insieme 24h su 24 lo stare con lei è una cosa che mi piace, è mia moglie, la mia amante, la mia migliore amica. La persona con cui parlo, sto zitto e sono sempre me stesso.
C: sono fortunata. In realtà il fatto di non avere orari. Questi risvegli lenti, mangiare anche alle quattro del pomeriggio, non avere orari. Quando lavoriamo noi ceniamo alle 18 e il servizio inizia alle 19,30 con orari molto canonici. Esserci riappropriati del nostro tempo.
Petting o letti separati?
E: Non esiste risveglio senza che io le dia un bacio. Dormiamo abbracciati anche se lei mi manda a quel paese dopo tre secondi.
C: lettone chiaramente.
Cose che detesti dello stare in casa.
E: La mancanza della parte adrenalinica della vita. Quando vai in ferie a Milano chiudi per tre settimane e sei lontano dal ristorante, ma non si fa nulla sol i primi due giorni poi ai la libertà di un viaggio.
C: la mancanza di movimento. Io già sono pigra, ora sono un tutt’uno col divano. Mi ripropongo di fare esercizi in casa.
Prima cosa che farai quando tutto sarà finito.
E: ributtarmi felicemente in una routine che tutti possano pensare che sia pallosa poiché in quella routine c’è la mia vita. Voglio abbracciare i miei ragazzi.
C: io voglio andare dalla mia mamma e dal mio papà.
Se potessi parlare a un politico cosa gli diresti?
E: bella domanda. Di rendersi conto realmente della situazione per compartimenti molto più specifici e non a grandi linee. Chi fa un certo tipo di ristorazione ha dei costi altissimi e questa cosa qua va in un certo senso tenuta in considerazione. Bisogna programmare la ripartenza e farlo con un’opera di marketing generale per ristrutturare il Paese. Questo meccanismo va messo in movimento molto velocemente.
C: chiederei di fare scelte immediate e sul presente ma funzionali a una prospettiva per il futuro. C’è un futuro che deve ripartire con provvedimenti seri.
Il primo abbraccio a chi lo darai?
E: è un abbraccio collettivo che vorrei dare ai nostri colleghi, un abbraccio ai nostri clienti che ci sono sempre stati per far capire che andrà tutto bene e siamo pronti a ricominciare. Una vita che sarà normale pur tenendo conto di quanto accaduto.
C: alla mia migliore amica.
Un commento
I commenti sono chiusi.
Ci sono stato a ottobre 2019 e sono rimasto molto colpito. In particolare sono rimasto sorpreso dagli abbinamenti arditi ed estremi , tanti e molti ben fatti, una cucina giovane e decisamente originale, anche la selezione di vini, per lo più naturali è molto originale. Merita molto gli auguro di riavere subito la prima stella lasciata all’Essenza.