Es 2009 Primitivo di Manduria doc | Voto 92/100
GIANFRANCO FINO
Uva: primitivo
Fascia di prezzo: da 35 a 40 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 26/30 – PALATO 28/30 – NON OMOLOGAZIONE 33/35
Sig. Fino, perché ha chiamato questo vino Es e che vuol dire? Gianfranco Fino non ha bisogno di pensarci su più di tanto e subito mi dà la risposta: “L’Es secondo Freud rappresenta l’istinto e la passione sfrenata, che poi sono le stesse emozioni con cui è stato prodotto questo vino, senza condizioni, senza regole, al di là dello spazio e del tempo, della logica e della morale. Non conosce il bene, né il male. L’Es sottostà ad un solo principio: il piacere”. Un vino quindi, se ho capito bene il messaggio, che vuole comunicare forti emozioni, un piacere nell’anima e nel corpo, una felicità infinita, una voluttuosa sensazione di appagamento e un abbandono totale, senza pudori, senza costrizioni e senza limiti. Può essere un rimedio contro le insidie quotidiane, una panacea contro i mali. E’ un elisir che ti stordisce e che ti catapulta in un’altra dimensione e in un’altra vita, è così? Ognuno di noi dia la sua risposta!
Nella Puglia attuale, produttrice di vini di assoluta eccellenza e che in un decennio ha saputo cambiare rotta dimezzando la sua produzione da circa 12 milioni di ettolitri agli attuali 6 e mezzo a favore di una riconosciuta qualità, Gianfranco Fino rappresenta l’emblema di questo radicato mutamento. Poche bottiglie e soltanto due etichette (a parte l’Es, confezionato con il Primitivo di Manduria, produce anche lo “Jo”, con Negroamaro in purezza), sono bastate per farsi conoscere ed apprezzare sui mercati nazionale ed estero e dalle guide specializzate ed assurgere, così, al ruolo di nuovo profeta della viticoltura “apuliana”. Giovane viticoltore ed enologo caparbio, risoluto e preparato, Gianfranco ha iniziato la sua avventura nel 2004 con l’acquisto di un piccolo vigneto di Primitivo vecchio di cinquant’anni. Due anni dopo ecco l’acquisizione di un altro piccolo appezzamento di Negroamaro e poco altro ancora, per un totale di superficie aziendale di nemmeno sette ettari. Accanto a lui (non si dice forse che un “grande” uomo ha sempre vicino una “grande” donna”?) la sua compagna di vita e di avventura Simona, che condivide e appoggia in toto la sua passione. Gianfranco riflette in modo assoluto il suo vino: passionale, combattivo, istintivo ed esuberante. Vive questa sua avventura come una mission e una battaglia da portare a compimento in questo specifico territorio già vocato alla viticoltura fin dal I secolo a.C., quando Orazio decantava nelle sue Odi il vino prodotto nella zona del fiume Galeso, alle porte di Taranto, paragonandolo addirittura al Falerno!
La vendemmia viene effettuata con le uve leggermente appassite. La macerazione avviene in tino di acciaio inox per tre-quattro settimane. Dopo la svinatura, il vino passa in barriques di rovere francese di primo passaggio per dodici mesi, senza essere filtrato e chiarificato e completa l’affinamento con altri sei mesi in bottiglia, prima di essere messo in commercio. Il millesimo 2009 raggiunge un tasso alcolico di 16,5° C! Il colore è rubino scuro, con sfumature granata sull’unghia. I profumi sono eleganti, molto intensi e variegati: ciliegie e amarene mature, liquirizia, sentori vegetali e note speziate. In bocca si avverte una sensazione calda ed alcolica, stemperata subito da una tonalità fresca e piacevole, per l’ottima acidità. I tannini sono leggermente allappanti per la giovane età del vino ed il gusto è allietato da sentori fruttati, balsamici, cioccolatosi e speziati. Il finale è un Km lungo e appaga totalmente la beva. Un vino strepitoso, opulento, vellutato e persistente, che fa onore al territorio ed al produttore. Si abbina molto bene a primi sostanziosi, tagliata di manzo e formaggi stagionati. Peccato che sia una chicca per pochi eletti! Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Lama (TA) – Via Fior di Salvia, 8 – Tel. e Fax 099/7773970 – Cell. 348 8838639 – [email protected] – www.gianfrancofino.it – Enologo: Gianfranco Fino – Ettari: 7 – Bottiglie prodotte: 12.000 – Vitigni: Primitivo e Negroamaro.
12 Commenti
I commenti sono chiusi.
bravo Luciano: dopo questo articolo che hai pubblicato speriamo che qualche esagitato, non certo il produttore, che é una persona intelligente e sicuramente é infastidito dagli eccessi di qualche sua mosca cocchiera, si convinca che nonostante collabori con me e soprattutto con Nicola Campanile a Radici del Sud, tu non sia un “nemico della Puglia” e dei suoi vini come sono stato presentato io…. Ad opera di qualcuno che avrebbe urgente bisogno di una visita psichiatrica…
Certo Franco, i nemici della Puglia sono i servi sciocchi che confondono pubblicità con informazione autonoma.
E quelli che scrivono dei vini che vendono e parlano male di quelli che non vendono senza capire che il pubblico del Vino è ormai molto più avanti sul piano clturale e commerciale. Soprattutto quella fascia che si appassiona ai vini di alta qualità.
Ma questa seconda categoria è diffusa anche in altre regioni:-)
sono pienamente d’accordo con Franco e Luciano, un po’ meno con Fabrizio che giudica un vino, a causa dell'”elevato tasso alcolico”, poco bevibile… ma che dobbiamo fare secondo lui snaturare un prodotto storico e quindi espressione di un territorio – inteso come totale mix di fattori anche umani – solo perché la moda ora è di consumare vini sempre più “leggeri” ?
No non son d’accordo: il problema secondo me è di educazione al bere: FINIAMOLA DI COLPEVOLIZZARE IL VINO come causa principale dei disastri stradali causati secondo me da tanti altri fattori. EVVIVA i produttori come Gianfranco e Simona (che saluto con affetto) che hanno il coraggio di andare “fuori moda” nel rispetto di una storia e di una filosofia giusta.
ma che c’entra ” elevato tasso alcolico…limite alla bevibilità ” con FINIAMOLA DI COPEVOLIZZARE ILVINO come causa di disastri stradali….
sig. Pietro, lei ha fatto come quel difensore che appena entra in campo, alla prima entrata, stende l’avversario senza saper nè leggere nè scrivere….; fabrizio ha detto solo che il tasso alcolico può essere (per lui) un limite alla bevibilità.
Per Ziliani (molto simpatico): quando ha commentato l’ES ( uno dei 4 moschettieri delle guide 2012), è stato, sì,aggredito in modo bècero ; ma i blog vivono anche di questo (se nessuno scrivesse….vorrei vedere….).
Comunque i maleducati ( o ignoranti nel senso più spregevole, perchè esistono anche ignoranti buoni e in buona fede), sono sempre fastidiosi…
A proposito dell’ES: ho conosciuto Gianfranco e Simona nella BELLISSIMA enoteca dei fratelli TOSO a Rivignano Udine circa 2 anni fa; passava da lì per andare a Cividale da VolpePasini che lo distribuiva e dove io lo compravo; adesso non è più distribuito da VolpePasini; adesso da chi è distribuito? Vende in cantina?
fatemi sapere
Il limite di noi meridionali purtroppo in ogni campo è sempre duplice: autorerenzialità e autolesionismo. Ci esaltiamo per poco e poi contemporaneamente distruggiamo quello che di buono riusciamo a produrre. Questo accade sempre più spesso nel settore vitivinicolo, dove abbiamo la fortuna di assistere alla nascita di realtà primarie a livello nazionale, ma non sempre supportate da visioni progettuali limpide. Il nostro più accanito concorrente, che dobbiamo temere, è sempre il vicino di casa…
Ai signori Fabrizio, Pietro e Vincenzo, vorrei dire che l’Es, come sanno benissimo anche loro, è un vino del tutto particolare, certamente di non facile approccio, se non si ha un palato già allenato. E’ comunque un grandissimo prodotto territoriale che dimostra ancora una volta la bontà dei nostri vitigni autoctoni e la bravura dei nostri viticoltori.
Abbracci.
Mi auguro davvero che la querelle sia chiusa e comunque ed in ogni caso, come spesso accade, la polemica è il sale della discussione e tutto questo tam tam non può che aver fatto bene alla mia amata puglia, troppo spesso bistrattata, soprattutto dalle guide più blasonate e relegata a figlia di un Dio minore. Certo la proporzione tra volumi di vino prodotti ed eccellenze non è un punto a nostro favore, questo però ha portato a giudizi spesso ingenerosi nei confronti di tanti produttori, che pur con il rispetto dovuto a Gianfranco, avrebbero meritato l’unità di giudizi positivi già nel passato. Se penso, tanto per dirne una, al fatto che un vino come il Graticciaia non è mai stato gratificato allo stesso modo dell’Es, rabbrividisco! Non perchè gli sia superiore, intendiamoci, non vorrei accendere altre micce, ma perchè è un vino con una storia ed una costanza qualitativa tale che, penso al Gambero Rosso, solo neglii ultimi viene accreditato in un certo modo.
Comunque, avanti così!
Piccole, ma significative precisazioni: la prima parte del mio precedente intervento (volevo dire autoreferenziale, naturalmente) si riferiva alla querelle sviluppatosi a Radici, di cui, comunque, ignoro le connotazioni.
Sig. D’Agostino, nel complesso mi sembra che la Puglia vitivinicola negli ultimi anni abbia compiuto passi da gigante ed il trend qualitativo lo sta a dimostrare. Il problema è che qui, accanto ad una produzione territoriale di qualità dei vini rossi, non si abbina un altrettanto processo qualitativo sul versante bianchista. Manca il quid, come avviene Campania. A parte il Fiano Minutolo, altri vitigni come il Bianco d’Alessano, la Verdeva, il Pampanuto, il Bombino bianco e qualche altro ancora, non sono all’altezza dei fratelli rossi. Tanto è vero che i migliori vini bianchi sono quelli confeziionati con il Fiano irpino e lo Chardonnay.
Abbracci.
Non sono per niente d’accordo con quanto scritto da Enrico Malgi riguardo al gap tra i bianchi e i rossi di Puglia. Le uve bianche autoctone regalano prodotti di ottimo livello. Invito, a titolo di esempio, ad assaggiare i vini prodotti nelle aree DOC Castel del Monte e Gravina. I sapori sono diversi rispetto a quelli dei bianchi campani, non solo per i diversi vitigni di provenienza, ma anche per i differenti suoli (essenzialmente calcarei, tipici delle Murge, e non argillosi come in Irpinia) e di forti escursioni termiche per il clima un po’ più continentale rispetto agli areali della Campania.
Riguardo al grado alcolico elevato del Primitivo ES, non credo che costituisca un problema, dal momento che è perfettamente bilanciato dalle componenti dure della freschezza, della tannicità e della sapidità. Meglio, comunque, veder crescere la produzione di simili vini piuttosto che regalare questa preziosa “carica” di alcolità ai tagliatori del Nord Italia o ai Cugini d’Oltralpe!
Un saluto a tutti
Naturalmente, pur rispettando il parere del sig. Mastrosimone – che da come si esprime credo che sia molto addentro alle “cose” vitivinicole pugliesi – non condivido la sua disamina sui vitigni autoctoni territoriali a bacca bianca. Il problema è, secondo la mia soggettiva e personale opinione s’intende, che i vini derivanti dai vitigni a bacca rossa hanno già mietuto numerosi successi, i bianchi ancora no. Mi auguro che in un prossimo futuro questo mio concetto possa essere smentito. Certamente, comunque, non si può disconoscere che in Campania il Fiano, il Greco, la Falanghina, la Coda di Volpe, il Pallagrello bianco e tutti quei vitigni autoctoni della costiera amalfitana e delle isole siano superiori e anche quelli siciliani, come il Carricante, il Grillo, il Catarratto, l’Inzolia, ecc, .penso che abbiano qualcosa in più, sempre a livello di territorio meridionale. Recentemente ho già trattato alcuni vini bianchi pugliesi ed ho riscontrato un’ottima qualità soprattutto nel Fiano Minutolo Rampone de I Pastini, qualche Fiano di origine irpina e poi lo Chardonnay TeresaManara di Cantele (che non è sicuramente un vino territoriale). Se il gentile e competente sig. Mastrosimone volesse suggerirmi qualche bottiglia in particolafre, sarei ben lieto di sperimentarla.
A proposito del vino Es di Gianfranco Fino qui sono completamente d’accordo con lei sig. Mastrosimone.
Un caro saluto.
Amici pugliesi godetevi questo successo di Fino, che non potrà non portare benefici di visibilità a tutta la vostra magnifica regione ed ai vostri magnifici vini