Enologica 2016 a Bologna: la Romagna sfida la Toscana
di Maurizio Valeriani
“Non ci sarà nostalgia, ma semplicemente il desiderio di capire se stessi, di indagare, di raccontare le persone e la cultura che ci hanno contenuti, e di cui il vino è il grande serbatoio di vita e di immaginario.” Con questa citazione dal libro del 1988 Un Racconto sul Vino di Pier Vittorio Tondelli si è aperta la presentazione della diciannovesima edizione di Enologica a Bologna, andata in scena dal 19 al 21 novembre nel Palazzo di Re Enzo (a ridosso di Piazza Maggiore).
In assaggio i vini di tutta la Regione, attraversando sia l’Emilia che la Romagna, attraverso vini più conosciuti come Albana, Sangiovese e Lambrusco, e vini da vitigni autoctoni meno conosciuti come il Centesimino, il Famoso (condiviso peraltro con le Marche dove è presente nella provincia di Pesaro/Urbino), il Barbarossa ed il Burson.
Ma veniamo alle nostre degustazioni. Nessuna novità nel mondo del Lambrusco, dove i produttori di eccellenza rimangono più o meno gli stessi, e così risultano molto convincenti Il sapido e minerale Lambrusco di Sorbara L’Eclisse 2015 (metodo charmat) di Paltrinieri, Il cremoso ed elegante Lambrusco di Sorbara metodo classico Rosè 2011 di Cantina della Volta, Il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Monovitigno 2015 di Fattoria Moretto (di grande carattere e personalità), il salino Lambrusco Reggiano Concerto 2015 di Medici Ermete (di una bellissima profondità gustativa), Il Vecchia Modena Premium 2015 di Cleto Chiarli.
Ci ha stupito invece l’aumento qualitativo dei vini della Romagna.
Così tra l’Albana segnaliamo la minerale e avvolgente Albana Codronchio 2014 (tra l’altro in un’annata climaticamente difficile) di Fattoria Monticino Rosso, , la speziata e complessa Albana vendemmia tardiva 2015 di Fattoria Paradiso, e l’Albana Passito Scacco Matto 2013 di Fattoria Zerbina (che vive il bellissimo connubio vino-muffa nobile)
Il Sangiovese di Romagna sta dimostrando anno dopo anno di avere i requisiti per replicare la fama dei suoi cugini toscani. La stragrande maggioranza dei vini degustati sono buoni o eccellenti.
Vi evidenziamo quindi i nostri migliori assaggi:
Sangiovese di Romagna Mantignano 2011 – Il Pratello: complesso, minerale e dal sorso dinamico restituisce sensazioni fumè e di frutta secca;
Sangiovese di Romagna Riserva NatoRe 2011 – Galassi Maria: struttura e potenza, uniti a eleganza e profondità di beva per questo sangiovese letteralmente imperioso;
Sangiovese di Romagna Superiore 2013 – Società Agricola Pertinello : agile e polposo al tempo stesso, mostra tutta la succosità e freschezza che dovrebbe avere un grande sangiovese.
Sangiovese di Romagna Le Papesse 2015 – Villa Papiano: emblema di bevibilità e piacevolezza, unisce ricordi fruttati a scorrevolezza del sorso;
Sangiovese di Romagna Riserva Vigna delle Lepri 2011– Fattoria Paradiso: espressione pura di sangiovese con sensazioni floreali e fruttate, un tannino levigato e una bellissima freschezza.
Sangiovese di Romagna Sigismondo 2015 – Le Rocche Malatestiane: un vino che gioca sull’immediatezza, che significa oltretutto bevibilità e piacevolezza;
Sangiovese di Romagna Superiore 2015 – Podere La Berta: dal sorso scorrevole, con sentori di prugna e ricordi floreali;
Sangiovese di Romagna Superiore Il Sangiovese 2015 – Noelia Ricci: dal tannino vellutato, ha sentori di frutta croccante e finale speziato.
Tra i vini da vitigni autoctoni meno conosciuti ci ha conquistato il Centesimino da uve stramature Uvappesa di Ancarani per complessità e lunghezza, e il Barbarossa 2011 di Fattoria Paradiso per complessità e austerità.