Ecco gli ultimi dati del Comitato Tecnico Scientifico, l’inverno dei ristoranti sarà molto lungo: il ritorno alla normalità è difficile prima della fine dell’estate
La situazione non è buona, inutile girarci attorno: la strategia semaforica del governo allenta la stretta psicologica del lockdown totale ma non ha allontanato il rischio di una terza e devastante ondata. Cresce nel frattempo l’incertezza e l’insicurezza dei titolari di ristoranti, pizzerie e bar. L’apertura a ora di pranzo garantisce solo quelli che stanno in città e che fanno una ristorazione di servizio, cosa che avevamo previsto, purtroppo, sin dall’inizio di questa storia.
Molti in questi due giorni hanno rinunciato ad aprire, anche perchè gennaio è di per se un mese sempre difficile per la ristorazione (anche se lo scorso anno l’abbrivio preso nel 2019 continuò sibno al punto diincrementare i risultati rispetto a un anno dopo.
Molti ancora ormai pensano di tenere chiuso sino a quando la situazione non sarà veramente normalizzata, ma questo potrebbe dire di andare oltre l’estate.
Non sono pochi quelli che si sono organizzati con asporto e delivery oltre che con la vendita dei prodotti dei loro fornitori (quelli che non compravano a catalogo) trasformando di fatto l’attività.
Tutto il settore Horeca è di fatto in ginocchio, con gravi ripercussioni sulla catena distributiva e sulle piccole produzioni artigianali e agricole di qualità.
La crisi è lunga, alle incertezze del governo si sommano le follie dei cacicchi locali che penalizzano ulteriormente questa categoria che è vista dal sistema politico come un inutile ingombro di evasori e di untori.
Tutto questo dopo aver chiesto alle strutture di spendere ingenti somme per restare in sicurezza.
Questa situazione assurda pesa sulle nostre tasche perchè moti hanno messo i dipendenti in cassa integrazione, dunque debiti su debiti senza uno spocco produttivo.
Ma ecco la situazione (tra parentesi l’indice inferiore precedente di Rt)
Abruzzo 0,9 (0,83),
Basilicata 0,83 (0,67)
Calabria 1,14 (1,04)
Campania 0,83 (0,76)
Emilia-Romagna 1,05 (1,03)
Friuli 0,91 (0,86)
Lazio 0,98 (0,94)
Liguria 1,02 (0,95)
Lombardia 1,27 (1,24)
Marche 0,93 (0,82)
Molise 1,27 (0,96)
Piemonte 0,95 (0,92)
Provincia Bolzano 0,81 (0,75)
Provincia di Trento 0,85 (0,79)
Puglia 1 (0,96)
Sardegna 1,02 (0,95)
Sicilia 1,04 (0,99)
Toscana 0,9 (0,87)
Umbria 1,01 (0,95)
Val d’Aosta 1,07 (0,87),
Veneto 0,97 (0,96).
Si nota che la Lombardia sfiora già la zona rossa e che ci sono dieci regioni la cui media ha raggiunto o superato superato la soglia dell’1.
In pratica almeno sino a gennaio è difficile una riapertura, i tecnici chiedono una ulteriore stretta.